CRISPO, ODE II. A C. SALLUSTIO CRISPO. avverso a metal, cui serbi chiuso L'avara terra, non d'alcun colore Fulge l'argento, se da provid' uso Non trae splendore. Chiaro per cor verso i german paterno Fama immortale. Dómando l'alma ebra d' avare immagini, Gonfia indulgendo a sè crudel, e asseta Virtute esclude da lo stuol felice Fraate, che di Ciro il tron risalse : Voci usar false; Sol concedendo il meritato lauro ' Fissar su' mucchi torreggianti d'auró che puote O DE III. AD Q. DELLIV M. EQVAM memento rebus in arduis Servare mentem, non secus in bonis Ab insolenti temperatam Laetitia, moriture Delli; Seu maestus omni tempore vixeris, Interiore nota Falerni; Qua pinus ingens, albaque populus Lympha fugax trepidare rivo: Huc vina, et unguenta, et nimium brevis Cedes coemptis saltibus, et domo . Cedes; et extructis in altum Divitiis potietur heres. ODB III. A Q. DE LLIO. Ne l'uman corso imperturbabil alma, E O Dellio a morir nato, ognor sovvienti Serbar costante, o sia tempesta, o calma: O tutti gli anni a te scorran dolenti, O chino il fianco su l'erboso prato, Lontano da l'accorger de le genti, Ne' di festivi fàcciati beato Il buon falerno, e che tel rechin brami Del più antico millesimo segnato, Dove a l'amica ombra ospital ti chiami Pioppo albeggiante, e smisurato pino, Tetto facendo d' intrecciati rami E la fuggevol onda un cristallino e s'affretta Ruscel diffonde, e mormora E ancor la terza de le tristi suore L'adunca force a l'atro fil non metta, Di amene rose il troppo fragil fiore Fa recar ivi, e 'l cécubo ed il chio E 'l grato de' Sabei liquido odore. Addio selve, che aggiunsi al poder mio, Innaffiato dal Tebro, con languente Voce alfin dir dovrai, magione addio. E come veltro, che la preda addente, L'erede a loro, che da te si abbica Stenderà l' avid' unghia impaziente, 2 Divesne, prisco natus ab Inacho Nil interest, an pauper, et infima De gente sub dio moreris Victima nil miserantis Orci. Omnes eodem cogimur: omnium Sors exitura, et nos in aeternum O ricco vanti di tua stirpe antica Trai, di vil sangue nato, a l' aria aprica, Se' vittima a Plutone inesorabile. Tutti spigne tal forza ad egual meta Le sorti estrae, qual pria, qual poi, la Parca, Indi c'incalza entro la stigia barca. |