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nella sua professione di retore; presentiamo la corrispondenza come una formale dimostrazione della sua oscurità. Si tolgano i complimenti d'uso, si leggano i rifiuti dati da Esperti, Vitry, Corsini ; si osservi il tono abitualmente rassegnato, invariabilmente umile delle sue lettere; si confronti la sua corrispondenza con quella di Magliabechi, chiamato un nuovo Messia, colle lodi date al Mazzocchi proclamato totius Europae literariae miraculum, col rispetto mostrato al Serao eletto arbitro in una contesa dei medici di Parigi ; e per non parlare che de' pari di Vico, si confronti tutta la sua vita con quella di Cartesio, di Leibnitz e di cento altri festeggiati dai principi illustri nelle stesse sventure, e si vedrà quanto tristo fosse l'isolamento di Vico, quanto grande fosse la barriera invisibile che l'incomunicabilità delle sue idee pose fra la sua mente e i suoi contemporanei.

Il volume è ordinato nelle tre parti degli Scritti scientifici, delle Orazioni, ed Iscrizioni, e delle Poesie. Nella disposizione della prima parte fu da noi leggermente alterato l'ordine cronologico, per seguire la logica connessione delle idee per tal modo col sacrifizio di qualche data posposta si troveranno raccolte le idee di Vico come in altretanti gruppi, secondo che riguardano o il suo secolo o la poesia o la morale e la filosofia o semplici curiosità letterarie. Prima di finire dobbiamo attestare la nostra riconoscenza al ch. sig. marchese Carl'Antonio di Villarosa per avere in qualche modo collaborato con noi a rendere veramente compiuta quest' edizione. Grazie al soccorso di questo diligentissimo raccoglitore degli scritti. di Vico noi siamo i primi a publicarne le Poesie latine, le Iscrizioni (tranne le cinque per le Nozze di Carlo Borbone, e le due pel duca Argento) e qualche prosa. Nessuno prima d'ora ha mai indicata l'esistenza di questi scritti, de' quali alcuni sono inediti, altri erano smarriti in collezioni affatto dimenticate: abbiamo creduto nostro dovere di publicarli in un'edizione, lo scopo di cui è di dare una raccolta possibilmente compiuta delle Opere di Vico, ei dati per lo studio istorico della sua Mente.

PARTE PRIMA.

SCRITTI SCIENTIFICI.

IDEE SU I CONTEMPORANEI DI G. B. VICO

LETTERA ALL'ABBATE GIUSEPPE LUIGI ESPERTI,

Prelato domestico alla Corte di Roma (1).

Napoli, 1726.

Rendo a V. S. Illustrissima cumulatamente i lieti augurj che volentieri prendo dalla di lei verso me singolare benivoglienza e nell' atto stesso che gliele rendo, glie ne rimango infinitamente obligato.

Siccome infiniti oblighi le professo altresì dell' offizio passato col signor Cardinale d' intorno all' onesta utilità, la quale io credeva avermi offerto la fortuna nella discoverta delle origini eroiche delle due Case di Francia e d'Austria: ma poichè non sembra all' E. S. convenirgli, io tanto debbo stimare. Però mi perdoni qui la molta affezione che V. S. Illustrissima ha per li miei vantaggi, se in ciò non ascolto il di lei consiglio. Perchè stimerei meritare, se non biasimo, almeno poco gradimento appo i signori cardinali Cienfuegos e Polignac, se inviassi loro gli esemplari dell' opera cotanto tardi, e di carta ordinaria, perchè de' fini se n'è stampata una sola dozzina e non più; e presentarli senza altra mallevadoria che della sua fama, che, come lo stesso signor cardinale Corsini diceva con essolei, non aveva incontrato applauso appresso taluni ; i quali (1) Coi nuovi principj della Scienza Nuova il Vico aveva assegnato l'antichità di quat tro mila anni alla sovranità delle Case d'Austria e di Francia ( Prima Scienza Nuova, lib. III, Cap. xxx); credeva che questo sogno gli dovesse procacciare un'onesta utilità, l'Esperti ne lo disingannò, gli fece intendere che l'Opera non era applaudita: in questa lettera il Vico si rassegna alla sua sorte, e spiega che i tempi di Gassendi, di Descartes e di Locke non possono essere quelli della Scienza Nuova.--Fu nel 1792 che l'avvocato Frantesco Saverio Esperti diede alla luce questi pensieri di Vico, che sessantasei anni prima saranno stati compatiti dal Prelato romano, a cui erano diretti,

Vico, Opuscoli.

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ella, per favorirmi, gli addusse, ed esso signor Cardinale con la sua solita generosità si degno di riceverle, e per queste altre che io ora le arrecherò.

Il libro è uscito in una età in cui, con l'espressione di Tacito, ove riflette sopra i suoi tempi somigliantissimi a questi nostri, corrumpere et corrumpi saeculum vocatur; e perciò, come libro che o disgusta o disagia i molti, non può conseguire l'applauso universale. Perchè egli è lavorato sull'idea della Providenza, si adopera per la giustizia del genere umano, e richiama le nazioni a severità. Ma oggi il mondo o fluttua ed ondeggia tra le tempeste mosse a' costumi umani dal Caso di Epicuro, o è inchiodato e fisso alla Necessità del Cartesio e così o abbandonatosi alla cieca Fortuna, o lasciandosi strascinare dalla sorda Necessità, poco, se non pur nulla, si cura, con gli sforzi invitti di una elezion ragionevole, di regolare l' una, o di schivare, ed ove non possa, almeno di temprar l'altra. Perciò non piacciono che quei libri i quali, come le vesti, si lavorino sulla moda: ma questo spiega l'uomo socievole sopra le sue eterne proprietà. Gli scrittori che amano vivi udire gridarsi i loro nomi, e con una gloria tempestiva scoppiar l' utile, e far guadagno de' libri, indrizzano le penne al gusto del secolo, perchè più speditamente volino a seconda del tempo. Ed in vero sarebbe materia degna di tutta l'applicazione degl' ingegni ben informati de' particolari nella repubblica delle lettere, di scrivere sulle occulte o straniere cagioni della fortuna de' libri. Il Gassendi ritrovò il mondo tutto. marcio in amori di romanzi, e illanguidito in braccio di una troppo compiacente Morale, e vivo udi da per tutto celebrarsi il suo nome di ristoratore della buona Filosofia, perchè di un sistema che fa criterio del vero il senso, di cui a ciascuno piace il suo, e pone nel piacere del corpo, perchè non vi è altro per Epicuro che Vano e Corpo, l'umana felicità. In odio della Probabile s'irrigidisce in Francia la cristiana Morale, e dal vicino Settentrione, e gran parte della Germania. lo spirito interno di ciascheduno si fa divina regola delle cose che si deon credere. Vede il Cartesio il tempo di far uso de' suoi meravigliosi talenti, e de' lunghi e profondi suoi studj, e lavora una Metafisica in ossequio della Necessità, e stabilisce per regola del vero l' idea venutaci da Dio, senza mai definirla onde tra essi Cartesiani medesimi sovente avviene che una stessa idea per uno sarà chiara e distinta, oscura e confusa per l'altro. E si egli sali vivente in fama di filosofo celebratissimo in questo secolo dilicato e vistoso, nel quale dalli più con poco studio e co' soli naturali talenti si vuole comparir dotti, e fanno la loro capacità regola de' libri; onde stimano buoni i soli spiegati e facili, di cui si possa per passatempo ragionare con le dame; al contrario quelli che richiedono nel leggitore molta e varia erudizione, e l'obligano al tormento del molto riflettere e combinare, condannano col solo dire che non s' intendono. L'Inghilterra incerta nelle religioni, ed in un secolo quanto severo nel dettar massime, tanto dissoluto nel praticarle, a tempi proprj dà fuori il Locke, il quale si studia stabilire la metafisica della Moda, e vuole sposare Epicuro con la Platonica. Tra' letterati, la maggior parte di tal fatta che non amano fissarsi nella lettura di libri di meditazione, com' ella a mio pro disse col signor Cardinale, e quindi filologi che non si dilettano che di Dizionarj e Ristretti, quanti pochi deono esser coloro a cui piaccia quest' opera, la cui materia, come dice

il signore abbate Odazj per favorirmi, è una vasta disamina delle cose, la pruova è un pensar forte, per profondarvi e comprenderle ! Ma consolo le mie lunghe ed aspre fatiche sofferte in mezzo alle tempeste della contraria fortuna, e tra le secche della mia povera numerosa famiglia, che l'opera sia piaciuta al sapientissimo signor cardinale Corsini, e che stia al coverto della di lui potente protezione. Quindi sono io molto obligato al signor abbate Odazj per l' interesse che ne dimostra, come a quei molti sani uomini, che egli le disse sentirne bene. D' intorno agli esemplari ch' ella mi avvisa che io mandassi a' signori cardinali Davia e Pico, dubito mandarli e tardi, e di carta ordinaria; però se ella comanda così, al suo cenno tosto gli avvierò. Godo che il signor conte di Porcia resterà contento della vita letteraria del signor Cirillo. Per quella del signor Doria, il signor D. Marcello Filomarino vi si adopererà con tutta efficacia, il quale la riverisce divotamente, ed umilia i suoi rispetti a S. E. Corsini, a cui riverentemente risponde dispiacere ad esso in sommo grado di differire la sua venuta costà, per la quale sta prendendo tutti i mezzi che vi necessitano, affine di ossequiare l'E. S. di presenza, com'è suo debito: ed io priegandola dell' onore de' suoi comandi, mi confermo, ec.

LETTERA del p. ed. DE VITRY,

Della Compagnia di Gesù.

Au Collège Romain le 3 de l'année 1726.

Je suis bien faché, Monsieur, de n'avoir pu réussir dans la première affaire que vous m'avez fail l'honneur de me recommander en faveur de ce bon Religieux Conventuel, qui me parait avoir de l'esprit et du mérite. Mais il a eu un grand nombre de concurrens qui ont été plus heureux. Je vous prie, Monsieur, d'être persuadé que j'ai fait de mon côté tout ce qui m'a été possible pour le servir à votre considération; mais il n'a pu avoir que 57 points, et le dernier qui a été admis en a eu 67. J'espère être plus heureux une autre fois, et vous me ferez justice de compter toujours sur ma bonne volonté.

M. l'abbé Esperti m'à fait la grace de me donner votre dernier ouvrage, dont je vous suis infiniment obligé. Le dessein m' en a paru fort beau, et mêlé d'une érudition profonde et solide. Il est bien, pour l'honneur de notre sainte religion, que vous acheviez tout l'édifice dont vous avez donné un si beau plan, et que vous fassiez voir que les vrais principes du droit ne se trouvent que dans la vraie Église.

Comme je suis en correspondance avec nos Pères de Paris qui travaillent aux Mémoires de Trévoux, vous me feriez bien du plaisir, Monsieur, de m'instruire de tout ce qui se passe dans vos quartiers et même en Sicile par rapport à la bonne littérature, et les auteurs des nouveaux livres qui s'impriment, et ce sera encore une plus grande faveur si vous voulez

bien y joindre vos réflexions. J'ai l'honneur d'être avec beaucoup de considération et de respect, etc.

RISPOSTA AL P. ED. DE VITRY

Della Compagnia di Gesù.

Napoli, 20 gennajo 1726.

Sono infinitamente obligato a V. Riv. della buona opinione che ella ha dell'opera da me inviatale, ultimamente data alla luce.

D'intorno a ciò che ella mi comanda di notizie letterarie di qui e di Sicilia, con miei giudizj, per ragguagliarne li vostri Reverendi Padri di Trévoux, da' letterati di quell'Isola qui non si ha affatto contezza alcuna: di questa città io posso darle questa novella, che da' savj uomini qui si vive persuaso che se la Provvidenza divina per una dell' infinite sue occulte e ad ogni umano scorgimento nascoste vie non l' invigorisce e rinfranca, sia già verso il suo fine la repubblica delle lettere. Perchè in vero è da far orrore a chiunque vi rifletta, che di questa famosa guerra fatta per la successione di Spagna, di cui dopo la seconda cartaginese, non che quella di Cesare con Pompeo, e di Alessandro con Dario, non s'è fatta altra maggiore nel mondo, se non pure questa della stessa cartaginese è maggiore, non si è ritrovato alcun Sovrano a cui cadesse in mente di farla conservare all' eternità da qualche penna eccellente in lingua latina, onde si sperasse durare la lunghezza de' tempi colla lingua della religione e delle leggi romane comune a tutta l' Europa: lo che då pur troppo evidentemente ad intendere che oggi i Principi nemmeno dal proprio interesse della loro gloria si muovono più a conservare, non che a promuovere le lettere. Ne viene anche ciò confermato col fatto funesto a tutta la republica letteraria, che nella Grecia di questo nostro mondo presente (dico la vostra Francia) la celebre libreria del cardinal de Rohan non ha ritrovato compratore che intera la conservasse, ed ha dovuto vendersi per essere lasciata a mercadanti olandesi, quindi se ne fossero sparsi gl' indici per le nazioni. Dipoi per tutte le spezie delle scienze gl' ingegni d' Europa sono già esausti; gli studj severi delle due lingue greca e latina si consumarono così dagli scrittori del Cinque, come da' critici del Seicento. Un ragionevol riposo della Chiesa Cattolica sopra l'antichità e perpetuità, che più che le altre vanta la versione vulgata della Bibbia, ha fatto che la gloria delle lingue orientali fosse de' Protestanti. Delle Teologie la Polemica riposa, la Dommatica è stabilita. I filosofi hanno intorpiditi gl' ingegni col Metodo di Cartesio, per lo qual solo paghi della lor chiara e distinta percezione, in quella essi senza spese o fatica ritrovano pronte ed aperte tutte le librerie. Onde le Fisiche non più si pongono al cimento, per vedere se reggono sotto l'esperienze: le Morali non più si coltivano, sulla massima che la sola comandataci dal Vangelo sia necessaria: le Politiche molto meno, approvandosi da per tutto che bastino una felice capacità per comprender gli affari, ed una destra presenza di spirito per maneggiarli con vantaggio. Libri di Giuri

e

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