L'INVERNO OVVERO LA PROVIDA PASTORELLA. Cantata scritta dall' Autore l'anno 1760, e posta in Musica dal Wagenseil, per uso di S. A. R. l'Arciduchessa Maria-Cristina. Perchè, compagne amate Perchè tanto stupor ? Che avvenne alfine? Fra le sponde è prigionier. Sento anch' io qual aura spiri; Qui abbondar non vedete ? E se tremate Là soffrite difetto, Ne ha colpa il verno! Alle stagioni amiche Er' io d' aridi rami a far tesoro ; Sul faggio, e sull' alloro Tomo IV. 14 Ad incider perchè di Tirsi il nome Di grappoli, e di pomi onusta il seno : Nice di selva in selva Correa gelosa ad esplorare i passi? A' miei tetti le spighe in fasci unite; D'ombroso stagno, a che d'Elpino al fianco Di cure si diverse ecco gli effetti. Non v' insulto, o compagne : anzi alla vostra Negligenza degg' io tutto il più caro Frutto de' miei sudori, Ch'è il piacer di giovarvi. Oh me felice! Se l'istesso amor mio, che or vi difende ; Provide ancora in avvenir vi rende. Chi vuol goder l' aprile FINE. MADRIGALE. Scritto internamente nel coperchio d'un canestrino ovale, per uso di sfilar l'oro, lavorato al torno di propria mano in avorio da S. A. S. il Signor Principe d' Hilburgshausen e da lui mandato in dono alla Maestà della Regina d'Inghilterra, sua Nipote. ella Dea del Tamigi Deso che a formarti degno Candido avorio, ho travagliato in vano: Rendere accetto a lei Dell' artefice il cor, se non la mano. FINE. RISPETTO AD ORAZIO Versi mandati dall' Autore l'anno 1769. a S. E. Milord Stormont, allora Ambasciadore della Corte Britannica all' Austriaca, in risposta ad altri Versi Inglesi, scritti dal Ministro suddetto a nome di Orazio, per accompagnare il dono d'un esemplare dell' elegante edizione d'Orazio del Baskerville, pubblicato in Londra l'anno 1762. Oh mia ne' di ridenti Gia fida scorta, ed ora Degli stanchi miei dì cura gradita, Mio rispettoso amore emula al vero Con cui meco presente oggi ragioni, Altro mortal non arricchì natura. Sei tu, sei tu. Questa è la voce istessa, Tuo Lucretile un giorno Liete adunarti intorno Le Oreadi abitatrici : è quella, è quella, Le cadenti fra i sassi onde sospese. Magistral sopracciglio, onde la penna Tante volte cader? Tu così parco Eta contaminar? No : sì maligno È la nobil cagion. L'altrui ti sforza Generosa amista : quella che gode, I pregi ad ingrandir: che ben palesa Qual sia l'alma in cui nacque ; e in me produce Un di pena, e piacer confuso eccesso. Del benigno favor, che a me consente N'esulto possessor: ma di sue lodi Meco arrossisco, e mi consolo in lei. FINE. VERSETT I. Mandando l'Autore l'anno 1773. alla Signora Marchesa Zavaglia alcuni esemplari del proprio ritratto da lei richiesti, li accompagnò co' Versetti seguenti. ueste poche immaginette D'un Artista dozzinale; Ma per ne gran pregio avranno |