dei Bruzî, dei Lucani, dei Messapi dei Sanniti, contro i Romani, per lo disegno d'ingrandimento e di conquista a stabilire per suo figlio un Regno in Italia: Non tam supplicum praecibus, quam spe invadendi Italiae imperi, come ne scrivono lo stesso Giustino e Plutarco, ed al dire di Pausania i Legati Tarantini lo attrassero ad accettarne l' impresa a lui dicendo essere la Italia, come lo è, incomparabilmente più bella dell' Epiro, e della Grecia.

Giusti dunque, lodevoli ed ispirati dal più caldo e santo amor di patria erano i voti del Filicaja, e del sentimentalissimo Manzoni, che dopo il giro di tanti secoli espressero in circostanze quasi simili, e che non incresce di quì riportare:

Italia, Italia, oh tu cui feo la sorte
Dono infelice di bellezza, ond' hai
Funesta dote d'infiniti guai,

Che in fronte scritti per tua gran doglia porte!
Deh fossi tu men bella, o almen più forte,
Onde assai più ti paventasse, o assai
Ti amasse men chi del tuo bello ai rai
Par che si strugga, e pur ti sfida a morte!

Tu che angusta ai tuoi figli parevi,
Tu che in pace nutrirli non sai

Fatal terra, gli estranî ricevi;
Tal giudicio comincia

Un nemico che offeso

per te.

non hai

A tue menze insultando s'asside,
Degli stolti le spoglie divide,

Toglie il brando di mano ai tuoi Re.
Tutti fatti a sembianza di un solo,
Figli tutti d'un solo riscatto,

In qual' ora, in qual parte del suolo
Trascorriam quest' aura vital

;

Siam fratelli, siam stretti ad un patto,
Maledetto colui che lo infrange

Che s'innalza sul fiacco, che piange
Che contrista uno spirto immortal!

Ed a questa memoria farò modo osservando con chi, armato di tanta sapienza, e guidato dalla più chiara fiaccola della filosofia seppe aprirsi il varco, e scovrire fra le tenebre dei tempi, fra le incertezze delle ipotesi, fra le contrarietà de'sistemi adottati, le più grandi nostre verità istoriche nazionali collocandole nel posto loro giustamente dovuto sotto il doppio rapporto della politica e della civilizzazione dello spirito umano; che « negli avvenimenti e nelle suc

» cessive rivoluzioni le quali maturarono » o tennero ferma la totale soggezione del» la Italia, la scena si vede nobilitata da grandi attori, la scena stessa al maggior >> segno importante dopo le introduzioni di » armi straniere; quelle dei nazionali nemi» che fra loro, il paese ondegiante, i po

poli varî di sensi, non men di consiglio; » in somma compissi per fatti grandi ed >> atroci la grandezza di Roma, e la ma

gioranza di quella vittoriosa republica » sollevossi colla combinata attività degli » Italiani al fasto di un' assoluta e prospera » Sovranità »', ed io soggiungerò ancora, che Roma n'ebbe anch'essa colla vita la morte, ed una vita forse meno ammirabile di quella che senza tanti mezzi, senza tante ingiustizie, senza tirannide, nè contaminata da tanti vizî vissero nella semplicità dei loro costumi, nella rozzezza delle loro maniere, nella fierezza del loro carattere gli antichissimi Italiani, e le antichissime republiche Italiche, fra le quali tenne sempre distinto ed onorato il suo grado la possente e glo

I MICALI Ital. Av. il dom. dei Romani.

riosa nazione dei Bruzî, nazione come tutte le altre Italiche, la cui esistenza politica cessò dopo estesa e consolidata sulle loro ruine la republica e l'Impero dei Quiriti che finalmente proprio ruit pondere; nome che spari dalla istoria dopo le invasioni, e le barbarie nortiche, delle quali fu bruttata ed inondata la nostra sempre bella Italia!

Ed il premio sperato, promesso a quei forti,
Sarebbe , o delusi, rivolger le sorti,
D'un volgo straniero por fine al dolor?
Tornate alle vostre superbe ruine
All' opere imbelle dell' arse officine
Ai solchi bagnati di servo sudor!
Il forte si mesce col vinto nemico
Col novo Signore rimane l'antico;
L'un popolo e l'altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti,
Si posano insieme sui campi cruenti
D'un volgo disperso che nome non ha '.