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ne sarebbero certamente citati in una Relazione scritta 44 anni dopo, mentre nel frattempo si erano fatte due nuove descrizioni. E l'errore dell'Alberi si spiega molto facilmente, essendo cosa notissima, che nei manoscritti del cinquecento 3 e 7 spesso si rassomigliano talmente, da potersi facilmente confondere. A ciò si aggiunge, che il numero degli uomini d'ogni altra età », 234802 secondo l'Albèri, oppure 234822, secondo il manoscritto di Palermo, è quasi identico a quello che è dato dal ristretto della numerazione del 1570, riportato di sopra. Come sia sorta la divergenza che c'è nelle altre due categorie della popolazione fra il Ragazzoni e quel ristretto, non saprei spiegare; ma nessuno vorrà mettere in dubbio che di fronte alla testimonianza di quel documento autentico, estratto da fonte ufficiale, le cifre dell'ambasciatore veneto sono prive di qualunque valore. E a questo proposito non vorrei tacere che a mio avviso si suole grandemente esagerare l'importanza delle relazioni venete di stati esteri, le quali invece, almeno per quanto riguarda le notizie statistiche che contengono, dovrebbero essere accolte colla massima precauzione. Infatti, doveva essere oltremodo difficile a quegli ambasciatori il procurarsi materiali esatti di questo genere in un tempo in cui tutti i governi custodivano tali notizie come segreti di Stato.

Ciò non di meno il prof. Maggiore-Perni ha creduto di riferire queste cifre del Ragazzoni ad una numerazione che si sarebbe fatta nel 1574, essendo presidente del Regno Carlo d'Aragona principe di Castelvetrano e duca di Terranova. Ma tale descrizione non ha mai avuto luogo. Non ne parla nessuno degli scrittori del tempo; i due citati manoscritti della Biblioteca comunale di Palermo fanno seguire immediatamente alla descrizione del 1570 quella del 1583, il mano. scritto Qq. D. 64 della medesima Biblioteca, nel « Ristretto delle ultime numerazioni dei fuochi ed anime » non ne fa menzione, il Mongitore la ignora, anzi lo stesso duca di Terranova cita bensì la descrizione del Pescara (1570), ma tace di quella che egli medesimo avrebbe fatto ('). Ed il Masbel, sull'autorità del quale si è voluto supporre che si sia fatta questa numerazione del 1574, dice soltanto, che << nel tempo del governo del duca Carlo d'Aragona, duca di Terranuova, nell'anno 1574, quando si temea di una grande armata del

(1) GREGORIO. Considerazioni, p. 565, presso Maggiore-Perni.

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merazione delle anime di 18 anni in su e 50 in numero de' fanti atti alle armi 88000, e de' caevidente che qui non si tratta già di una descrizione zione del regno, ma dei soli uomini atti alle armi; e cioè, quanti degli uomini dall'età di 18 a 50. ado di prestar servizio in caso di guerra. E se le 1 lasciassero su di ciò il minimo dubbio, le cifre ro; dei 161525 maschi dell'età di 18 a 50 anni che i nel 1570, il duca di Terranova non descrisse che a milizia. D'altronde anche se nel 1574 si fosse fatta zione generale, pure le cifre del Ragazzoni non vi erire, essendo detto nella relazione con chiare parole, e di cui si parla, è quella del 1570.

ne seguente, del 1583, non dà luogo a nessuna ossertel 1595, secondo il citato manoscritto Qq. D. 64 (n. 5) comunale di Palermo, avrebbe dato 184035 fuochi e secondo il D'Amico (2) lo stesso numero di anime, ma O fuochi. Si avrebbero quindi, secondo il manoscritto fuoco, secondo il D'Amico 5,9. È chiaro da ciò, che renza la cifra dei fuochi data dal manoscritto, perchè e altre descrizioni il rapporto fra fuochi ed abitanti 1: 4,4 (v. più giù a pag. 38). Sorprendono bensi le fuochi e degli abitanti in paragone a quelle date dalle precedente e susseguente; infatti nel 1583 si ebbero e abitanti 801401, nel 1607 fuochi 203400 e abitanti si comprende come la popolazione abbia potuto dimianni dal 1583 al 1595 di 70631 abitanti, per accrescersi anni seguenti (1595-1607) di 101174. Il risultato della 1 1595 dev'essere, per conseguenza, di molto inferiore on possiamo spiegarne la ragione, non essendosi consera descrizione, altro che la somma totale dei fuochi e per tutta l'isola, oltre alla popolazione di un certo nuni, che si trova nel Lexicon Topographicum del D'Amico.

. Descrizione e relazione del governo di stato e governo di Sicilia, MAGGIORE-PERNI, pag. 151.

. Lex. Topogr. I, pag. XXXVI.

Un problema analogo, ma in senso opposto, offre la descrizione del 1636. La somma totale degli abitanti (quella dei fuochi non è tramandata) sarebbe stata, secondo il D'Amico, di 1034743, con un aumento di 175522 in confronto colla descrizione precedente (del 1623), laddove nella descrizione seguente (del 1642) non furono numerate che 888062 anime, di guisa che, in soli sei anni, si avrebbe avuto una diminuzione di 146689.

Il prof. Maggiore-Perni, per spiegare questi salti così improvvisi, suppone che la numerazione al 1636 fosse fatta con maggiore diligenza di tutte le altre; egli si crede in diritto, quindi, di aggiungere ai risultati delle altre descrizioni di questo periodo il 10%. Ma anche con questo espediente l'anomalia non viene tolta; resterebbe sempre un aumento di circa 90000 fra il 1623 ed il 1636, ed una diminuzione di quasi 60000 fra il 1636 ed il 1642.

Per altro, io sono pienamente d'accordo col prof. Maggiore-Perni, nel ritenere che i risultati delle descrizioni fossero inferiori al vero; non riesco a vedere però, perchè proprio la descrizione del 1636 debba aver fatto eccezione alla regola. Anzi, se si fosse riusciti allora ad introdurre nel metodo dei censimenti miglioramenti tali da fare accrescere il risultato totale di 175000 anime, cioè di più del 20% mi par chiaro che anche le numerazioni seguenti avrebbero dato risultati analoghi. Invece i risultati di tutte le altre descrizioni stanno in perfetta armonia fra loro, solo quello della descrizione del 1636 turba la serie; mi pare evidente quindi che la causa perturbatrice debba cercarsi in quest'ultima cifra.

Infatti si può dimostrare, o almeno rendere assai probabile, che il risultato della descrizione del 1636 non fu molto diverso da quello delle altre descrizioni della prima metà del secolo XVII. Nella Sicilia sacra del Pirro si trova riportata la popolazione della maggior parte dei comuni dell'isola, e non vi può essere alcun dubbio che tali cifre sieno desunte da una delle descrizioni del regno. L'autore non dice da quale; ma l'opera del Pirro, o almeno quella parte di essa che qui ci riguarda, fu compiuta fra il 1638 ed il 1641, come è dimostrato dalle prefazioni premesse alle descrizioni delle singole diocesi, di guisa che resta esclusa la numerazione dal 1642, ciò che risulta per altro anche dalle continue divergenze fra le cifre del Pirro e quelle della detta numerazione. E resta esclusa parimenti la

descrizione del 1623 insieme a tutte le precedenti, essendo riportata dal Pirro la popolazione di alcuni comuni fondati dopo quest'anno, come S. Carlo (fondato nel 1625), S. Anna (fondata nel 1624), RiberaMoncada (fondata nel 1633). Non resta quindi che la descrizione del 1636, la quale, essendo la più recente nel tempo in cui il Pirro scrisse questa parte della sua opera, è naturale che venisse da lui prescelta. Ora, se le cifre riportate dal Pirro non bastano a stabilire quanta fosse la popolazione di tutta l'isola, esse sono almeno sufficienti per stabilire la popolazione di una delle tre provincie, cioè della Valle di Noto, la quale nel 1615 faceva abitanti 274640, nel 1642 abitanti 274376, e secondo il Pirro 278543.

Posto ciò, non abbiamo che una sola via per spiegare le cifre a noi tramandate come risultato della descrizione del 1636: l'ipotesi cioè che vi sia compresa la popolazione delle due città capitali, Palermo e Messina. Beninteso, non già la popolazione che queste due città avevano realmente, ma quella in base alla quale esse erano tenute a pagare la loro quota del donativo, cioè della tassa diretta, che l'isola pagava al re. Palermo era obbligata per un decimo, Messina per un diciottesimo della somma totale (1). Ciò darebbe per Palermo abitanti 103474, per Messina 57485, per il rimanente dell'isola 873784. Se poi si volesse calcolare la popolazione di Palermo e di Messina non in base alla popolazione totale dell'isola, ma di quella numerata nei comuni soggetti alla descrizione, si avrebbero per Palermo abitanti 89545, per Messina 49747, e per il rimanente dell'isola S95451. Qualunque sia il valore che possono avere cifre calcolate in questo modo, credo di aver dimostrato almeno che la somma totale degli abitanti che ci è riferita come risultato dalla descrizione del 1636, trovi in questo modo una spiegazione naturale e facile.

Le rimanenti numerazioni non offrono più campo ad osservazioni critiche. Riunisco quindi, nella tabella che segue, le somme totali che risultarono dalle descrizioni dal 1501 in poi ():

(1) MAGGIORE-PERNI, op. cit. pag. 133 seg.

(2) Per l'anno 1501, alla popolazione delle tre valli riportata di sopra a pag. 31 si sono aggiunti i fuochi (2798) e le anime (14261) di Catania, che non sono compresi in detta somma.

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Tutte queste cifre escludono Palermo e Messina. La descrizione del 1681 fu la prima in cui venne compresa Messina, ed ignorando noi quanti abitanti facesse allora questa città, il risultato non è direttamente paragonabile con quelli delle descrizioni precedenti. Le descrizioni dal 1681 in poi diedero le seguenti somme totali (sempre esclusa la città di Palermo):

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Per ottenere la popolazione totale dell'isola, occorre aggiungere a queste cifre la popolazione di Palermo, e, fino al 1681, anche quella di Messina. Fino al 1591, per quanto noi sappiamo, non fu fatta nessuna descrizione della popolazione di Palermo; invece, all'occasione delle varie descrizioni fatte in questo tempo nel regno, la popolazione della città fu « arbitrata » come segue:

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Poi abbiamo tre descrizioni, fatte a brevi intervalli l'una dopo l'altra, cioè:

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Ho riportate queste cifre così come son date dai manoscritti, senza entrare in questioni di critica; osservo soltanto che nel 1591, il quartiere della Kalsa deve aver contato non 22741, ma 12741 abi

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