Page images
PDF
EPUB

di Ulpiano e da Nerazio seguono nel debito ordine; ma (L. 39) un frammento di Gaio ad Edictum provinciale (gruppo Edittale) è fuso con Marciano. Con la L. 45 si procede quindi nel gruppo Edittale, ed il primo frammento è tolto dallo stesso libro di Gaio. Evidentemente si è voluto che la Serie Edittale soprafaccia la Papiniana, e così la L. 39, che avrebbe dovuto seguire la L. 44, è stata compresa nel gruppo Sabiniano. Seguono poi i frammenti tolti dai libri su Plauzio e dall'edizione di Vitellio fatta da Paolo. Alla L. 50 avrebbe dovuto far seguito l'altro frammento dello stesso 3o libro su Vitellio, ed un frammento di Celso, che vennero invece trasportati al principio del titolo (LL. 1, 2). Seguono poi le varie opere di Modestino e Pomponio ad Q. Mucium, quindi un frammento di Gaio ad Edict. prov. che secondo il MS. fiorentino è tolto dal libro 17° e conseguentemente appartiene alla serie Sabiniana; ma secondo altri minori MSS. invece è tolto dal 7° ed appartiene alla Edittale, ed è un'osservazione del comitato edittale. Con la L. 57 comincia la serie Papiniana, benchè sieno già stati tolti dei frammenti dalle Quaestiones per formare la L. 33. Questa serie si estende fino alla L. 63, ed è seguita da un numero di frammenti tolti dalla serie Sabiniana, interrotti dalla L. 65 e dalla L. 71 e conchiusi con la L. 74 della sezione Edittale. Questa collezione è composta di due gruppi di frammenti, l'uno dei quali (LL. 64-67) è formato da frammenti tolti dai libri sull' editto e da un trattato di Giuliano, e l'altro [LL. 68-73], di frammenti tolti dal 17° libro d'Ulpiano e dal 5o di Pomponio ad Sabinum. Secondo l'ordine seguito dal Comitato Sabiniano, quest'ultimo avrebbe dovuto precedere il primo.

Difficile a spiegarsi è perchè occorrono dei frammenti Sabiniani alla fine di questo titolo ed in ordine invertito; probabilmente essi dovevano essere posti in qualche altro luogo e vennero qui per sbaglio collocati; certo però la connessione del pensiero non ha nulla a che fare con questa posposizione e coll'ordine della materia quale è noto a noi.

Se la connessione dei pensieri fosse stata assunta come guida nella distribuzione della materia, difficile sarebbe spiegare questo titolo; perchè le LL. 18-20 si troverebbero dove sono ora, anzichè essere collocate in parte fra gli altri frammenti

miscellanei ed in parte interpolate in luoghi appositi? perchè separare la L. 10 dalla L. 48 § 1? e perchè connettere quest'ultima con la L. 48 § 2, a meno che esse non fossero lasciate di seguito come erano nel libro dal quale vennero tolte, fatte però alcune omissioni?

La stessa osservazione calza a proposito della L. 19 pr. e L. 19 § 1. Certo la L. 12 pr. L. 18, L. 19 § 1, L. 59 dovrebbero essere riunite insieme, e così pure L. 7§ 2 fin. con la L. 27 § 3 e L. 52; e L. 44 con la L. 7 § 3 ecc. ecc.

In qualche titolo le tre serie occorrono due volte.

I libri XXX-XXXII, formano come un sol titolo; la materia del gruppo Sabiniano (insieme ad un considerevole numero d'interpolazioni dagli altri gruppi) occupa il libro XXX. Il libro XXXI fino alla L. 63 è Edittale, il resto del XXXI, ed i primi 42 frammenti del libro XXXII, sono Papiniani e Postpapiniani. Poi ricomincia la materia Sabiniana LL. 44-75; l'Edittale, LL. 76-90, Papiniana L. 91 fino alla fine. È evidente che questi ultimi frammenti (XXXII, L. 44 fino alla fine) dovevano formare un titolo ed un libro separato come nel Codice VI § 8 un titolo simile segue immediatamente al titolo de legatis. Così il titolo de ritu nuptiarum contiene la materia di due titoli; LL. 1-51 corrispondenti al Codice V, 4 ed il resto corrispondente al Cod. V, 5 de incestis et de inutilibus nuptiis. Le tre serie occorrono qui due volte come in I, 3, dove appare che dalla L. 32 fino alla fine intendevasi formare un solo titolo de consuetudine; così in XXI, 2 dove dalla legge XIII alla fine intendevasi formare un titolo a parte de duplae stipulatione; e in XXXIV, 2 dove le tre serie ricominciano alla L. 19. Bluhme suggerisce che i vestimenta e ornamenta fossero la materia principale nella 1a parte del titolo e l'aurum e l'argentum nell'ultima. In altri titoli solo una serie è ripetuta come nel D. XXXVI, 7, dove il gruppo Papiniano occorre da prima nelle LL. 2-7 e poi nuovamente nelle LL. 19-29. Il titolo di usufrutto porge un altro esempio di ciò, benchè Bluhme non ne faccia speciale menzione.

Nel lungo titolo de verb. obl. (XLV, 1) la prima copia del MS. Fiorentino ha una nuova rubrica to B tou de verborum obligationibus dopo la L. 47, ed un altro simile г dopo la L. 122, di

54

CAPITOLO IV. ORDINE DEI FRAMMENTI IN OGNI TITOLO

videndo così il titolo in tre porzioni ineguali. È da notarsi che così la la sezione termina coi frammenti tolti dai libri su Sabino, la 2a comincia coi libri sull' Editto che vennero presi dal Comitato Sabiniano, e prosegue con la serie edittale e con le Quaestiones e Responsa di Papiniano, e termina con nn lungo frammento del Digesto di Scevolaa 3a contiene il resto della serie Papiniana.

CAPITOLO V.

CONFRONTO DEI FRAMMENTI CO' LORO ORIGINALI

Se i commissari di Giustiniano avessero adottato un altro metodo, e compilato ciascun titolo a guisa d'esposizione siste. matica della materia, usando bensì i materiali da essi trovati, ma fondendoli in un sol tutto senza curarsi di conservare le parole o l'identità degli autori, essi avrebbero fatto opera a prima vista più utile e conveniente al suo scopo pratico e più conforme al concetto di un Digesto scientifico di diritto; quale danno però ci avrebbero essi arrecato! Invece di avere numerosi, e spesso ampii benchè mutilati e disordinati frammenti delle opere appartenenti al più brillante secolo della Romana giurisprudenza, noi avremmo il diritto quale era concepito dai giureconsulti Bizantini nel 6° secolo. Per quanto concerne gli scritti degli antichi giuristi, l'opera avrebbe potuto avere un valore, come mostrano le Istituzioni di Giustiniano; ma grandemente vi avrebbe scapitato la storia: se ai compilatori fosse stata data piena libertà di sintetizzare a piacimento loro senza citare le fonti, noi avremmo un numero bene inferiore di brani degli antichi giuristi di quello che conserviamo tuttora, grazie alla deliberazione di Triboniano di conservare i nomi degli autori e di porre i frammenti (almeno per norma generale) nell'ordine nel quale venivano estratti. Tuttavia rimane ancora dubbia questione il determinare quali alterazioni vennero arrecate a questi frammenti dai commissari. Giustiniano dette ampia autorità di correzione, e la sua severità nel proibire ogni confronto fra l'originale ed i risultati ci può a priori persuadere che questa autorità venne ampiamente usata. Un confronto fra le istituzioni di Giustiniano e quelle di Gaio (Gneist. Syntagma) non porta luce alcuna su questo punto, poichè in quelle si seguì un altro metodo. Le istituzioni dovevano essere un'opera nuova e servirsi di Gaio e degli altri solo in via generale.

Ma il Digesto invece doveva essere il consolidamento delle. opere degli antichi giuristi compendiate e corrette. Sarà quindi assai utile paragonare (1) i passi degli antichi autori che ci sono stati conservati con la forma che essi hanno assunto nella compilazione Giustinianea per opera dei commissari.

Questo confronto non è confortante; i Commissari avevano l'incarico di correggere il diritto, di risolvere le controversie, di omettere le ripetizioni e la materia antiquata; ciò non poteva a meno di alterare grandemente la forma dei materiali.

Ciò venne fatto, come appare evidente da questo confronto Sebbene una gran parte delle opere degli antichi giuristi ci sia stata conservata nel Digesto, ed alcuni frammenti coincidano parola per parola con gli originali che ci sono stati in altra guisa conservati, pure è alquanto arrischiato l'affermare che ogni frammento rappresenti esattamente l'opinione dell'autore a cui esso appartiene, qualora non s'abbia di ciò alcuna evidenza speciale, e tanto più arrischiato è l'affermare che la sua forma sia quella stessa che venne usata dall'autore (2). Disgraziatamente noi non possiamo fare confronto che su una frazione minima del Digesto; le uniche nostre fonti indipendenti essendo: I Frammenti Vaticani (pubblicati per la prima volta nel 1823), le istituzioni di Gaio, la Collatio mosaicarum et Romanarum legum e le Sententiae di Paolo. Inoltre la maggior parte dei frammenti che possono in tal guisa venir confrontati con l'originale (80 in tutto) sono assai brevi. Io unisco qui un confronto dei passi più importanti e di alcuni brevissimi che pongono in evidenza il metodo d'abbreviare usato da Triboniano. Le parti scritte in caratteri romani sono quelle che Triboniano ha lasciato intatte, quelle scritte in caratteri italiani mostrano le alterazioni. Quindi nella colonna sinistra i caratteri italici stanno ad indicare quanto Triboniano ha

(1) Qualche cosa di simile è stato tentato, con esito non molto soddisfacente, da Istrich, Quomodo versati sint compilatores Dig. ecc. 1863.

(2) Confronta per esempio XXXII, L. 55 con L. 16, 167. L'autorità d'Ofilio è soppressa e la disposizione d'Ulpiano quale appare nel primo frammento è alterata nel secondo. Il Puchta, Cursus § 104 con note di Rudorff fa alcune osservazioni sulla questione in generale.

« PreviousContinue »