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(7) Tutti i testi leggono che quando.Omettiamo il che, il quale turba la costruzione; e si osservi che Dante nel susseguente periodo, che seguita l'andamento di questo, non ne fa uso, scrivendo: Quanto spronare fu quello, quando ecc. E. M.

(8) tanto di piacere i codici Gadd. 134 e 135 secondo. Il Biscioni legge: tanto piacere. E. M.

(10) E da fare osservazione che Dante chiama storia il poema di Virgilio, e così chiamò quello di Stazio; siccome ancora i volgari chiamano storia i poemi del Meschino e de' Reali. Onde non è da far meraviglia, come fa il Ginguené, che il Villani nelle sue storie parlando degli storici da lui letti vi ponga Lucano e Virgilio. PERTICARI.

«La natura universale non è altro, che una virtù attiva, ovvero cagione efficiente in alcuno principio universale, ovvero in alcuna sostanza superiore, come sono i Cieli e l' anime loro, cioè l'intelligenze, che gli muovono. Onde la natura universale, non è altro che la virtù celeste; e la virtù celeste non è altro, secondo alcuni, che la forza e potenza delle stelle, la quale discendendo, mediante i raggi, in questo mondo inferiore, genera e mantiene tutte (9) sostenne il cod. Gadd. 135 secondo e le cose; e per questo diceva il Filosofo, l' uo-le pr. ed. Il Biscioni: sostenette. E. M. mo e il Sole generano l'uomo. Ma secondo alcuni altri questa virtù celeste si cagiona dal movimento del Cielo, e non è altro, che il calore disseminato, cioè sparso e diffuso per tutto l'universo, il quale (credono alcuni che sia l'anima del mondo, secondo Platone ecc... E secondo alcuni è quel tepore etereo, cagionato non tanto dal moto del Cielo, quanto dal lume ecc... Basti, che la natura universale, che è tutto il corpo celeste, anzi i flussi, o piuttosto deflussi dei corpi celesti, è in somma le cagioni universali di tutte le cose ecc... La natura particolare non è altro, che una virtù attiva, ovvero cagione efficiente, la qual conserva e difende (quanto può il più) quella cosa, qualunque ella sia, della quale ella è Natura; e questa non opera cosa nessuna, se non in vir- (14) Cioè, nella parte mezzana del certù di quella: tanto, che la natura particolare, chio. E pare che la voce meridionale debba ovvero inferiore si può chiamare quasi stru- avere un senso simile a questo nell' esemmento, rispetto alla natura universale e supe-pio posto nel Vocabolario, tratto dal Lib. riore. » P.

(2) riducere, pr. ed., cod. Gadd. 134 e Vat. Urb. E. M.

(11) Così il cod. Vat. Urb. Barb., Gadd. 135 primo e secondo. Il Biscioni: ispressamente. E. M.

(12) Così le antiche ed. Il Biscioni: Ancora è questa età a sua perfezione. E. M.

(13) Pare per lo meno superflua la congiuntiva E: però la toglieremmo leggendo: Ancora è a questa etade, a sua perfezione, necessario. » VACCOLINI.

Astrol. « Quella dinanzi delli tre che so-
no nel circondamento meridionale del ca-
po. »> P.

(15) Cioè nell'età seguenti. P.
(16) rimosseli, pr. ed. E. M.
(17) è massimamente necessario,cod.Gadd.

(3) Cacciare qui stà nel senso del lat. venari, non già dell' expellere o del fugare. È infatti dell' appetito umano o l'andar dietro ad un oggetto per ottenerlo, o far tut-134 e pr. ed. E. M. to per evitarlo. Cacciare è del primo; fuggire è del secondo caso. SCOLARI.

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(4) Le due clausole da cacciare, e da fuggire, e- mancano in tutti i testi. V. il SAGGIO, pag. 80. E. M.

(5) Cioè, per tornarlo, ossia, per rivolgerlo. P.

(18) Io supplirei di cortesi costumi; quasi che la senettute, e più ancora il senio, non possano mostrare alcun frutto d' opere cortesi, se la cortesia non ha largamente ficcato le radici per la giovinezza. P.

(19) Miseno, cod. primo Marc., Vat. Urb. e Gadd. 134. Il Biscioni: Misene. E. M. (6) Pungere, così con buona lezione le pr. (20) Tutti i testi leggono raccomandato. ed. Il Bisc.: pugnare. I codici Marc. hanno Ma bisognerebbe supporre che Dante avesse pungare, evidente corruzione di pungere.mal inteso Virgilio, il quale canta chiaraE. M. mente (En. 6. 166):

Hectoris hic magni fuerat comes, Hectora
(circum

Et lituo pugnas insignis obibat et hasta.
Postquam illum vita victor spoliavit Achilles,
Dardanio Æneae se se fortissimus heros
Addiderat socium. E. M.

Pensando bene che la natura della fortezza è una considerata resistenza alle cose contrarie; che l' esempio d' Enea importa appunto l'idea di un vigoroso contrasto a que' tanti pericoli dell' inferno; che la figura finalmente si parrebbe condotta a grande mostruosità se veramente dicesse, come fa ora il testo che lo sprone mostra dov'è da pungere; pensando tutte queste cose, viene, credo, chiarissimo alla mente che la mi-minatore. V. il SAGGIO, pag. 154. E. M.

glior lezione è quella del Biscioni: da pugna

re. P.

(21) Cioè, nel giovine. P.

(22) Tutti i testi erroneamente leggono se

(23) Tutte le stampe ed i codici (tranne il secondo Marciano, il quale porta: dee que

sta mente sequitare) hanno: dee giustamente | fosse che il dirsi dopo colui consiglia pare seguitare. L'emendazione da noi fatta ci viene che richiegga il suo relativo nel chi gli disuggerita da quello che Dante dice prima: mandi ecc. E. M. dee essere giusto ecc.......... se non in quanto il suo diritto giudicio ecc. E. M.

(24) si diletti correggiamo coi codici Gadd. 135 primo e secondo. Le stampe hanno erroneamente: si dilati. E. M.

(25) Lunga, per antica. P.

(26) fortezza legge il cod. Vat. Urb. ed il Gadd. 134. Il Biscioni: fortitudo. E. M.

(27) I codici Gadd. 134 e 135 secondo e le prime ediz. leggono: è ragionato. E. M.

CAPITOLO XXVII.

(11) Si potrebbe anco dire dell' uomo veramente benefico; e forse più giustamente. | Perticari.

E Dante infatti ciò dice nel Poema (Purg. 17. 59.):

» Chè quale aspetta prego, e l'uopo vede, » Malignamente già si mette al nego. E. M. (12) A grado. Lat. gratis: Gr. nella Scrittura dworav, in dono. Malgrado, ingratiis. Plauto. BISCIONI.

Le parole del Signore sono quelle che si leggono nell' Evangelio di S. Matteo cap. x. (1) La lezione vulgata è la seguente: certo » v.8 Infirmos curate ec... gratis accepistis, corso alla nostra buona età è una via semplice gratis date. « L'A. qui però, quale che ne e quello della nostra buona natura. Ma leggi sia stata cagione, le pone di maniera che il passo di Cicerone, che riportiamo nelle cita- bisogna interpretarle a questo modo: « Io Sizioni in fine, e ti accorgerai che l'aggiunto » gnore voglio ricevere gratuitamente da voi buona innanzi ad età è un'oziosa superfeta-». nella persona degli altri uomini, tutto quelzione de' copisti, e che tutto il passo scor- » lo che a voi stessi è stato dato gratuitaretto ne' testi era da rettificarsi come si è » mente. » P. fatto. V. anche il SAGGIO, pag. 30. Non vogliamo però tralasciare la bella variante del cod. Vat. 4778: certo corso ha la nostra buona età e una via semplice, e quella è la nostra buona natura: variante che se non ha il pregio della fedeltà alle parole di Tullio, ha quello almeno di essere ragionevole. E. M. (2) Nec sibi, sed toti genitum se credere

mundo.

Luc. Phars. lib. 2. v. 283. E. M.

(3) Il cod. Gadd. 134 ed il Vat. Urb. leggono: allumina. E. M.

(4) L'uomo dee essere utile agli altri. PER

TICARI.

(5) Nota, come ti prende l'animo graziosissimamente questo modo di dire per figura, tutto e solo dell' Allighieri. P.

(13) A grato ricevo, se a grato è dato, pr. ed. E. M.

(14) il grado divino, cioè l'esser grati, l'esser cari a Dio. Difatto in ogni tempo i poveri furono collocati sotto la speziale protezione di Dio; onde nel Salmo IX. (Psal X., secundum Hebr., v. 14 ) è scritto: Tibi derelictus est pauper: orphano tu eris adiutor. Ed Omero disse nell' Odissea (lib. 6. v. 207): A Love enim sunt hospites et egeni.

E. M.

(15) di questo volume, cod. Barb. e Gadd. 134. E. M.

(16) La comune lezione è: vuole essere lungo tempo. Ben considerati però i passi d' Aristotile e di Cicerone, che il lettore potrà vedere nelle citazioni in fine, e nel SAGGIO, pag. 155, la nostra emendazione si fa sicura. E. M.

(17) Anzi, preposizione, innanzi. E. M. (18) Il Biscioni spiega malestrui per ma

(6) Il Biscioni legge e a ciò essere si si richiede. La lezione da noi adottata si è quella dei codici Gadd. 134 e 135 secondo, del secondo Marciano e delle prime e-le'nstruiti, male educati; ma questa voce dizioni. E. M.

(7) La pr. ediz. pare che legga abbreviato: previdenza. E. M.

(8) Lusinghe, allettamenti, Astuzie. P. (9) Verissimo. PERTICARI.

(10) I testi mss. e stampati leggono, quale: non attende i dimandi consigliami, e quale: non attende gli dimandi consigliami. Noi abbiamo già discorsa nel SAGGIO (pag. 155) la ragione della nostra correzione. Nulladimeno ci sembra che più naturale sarebbe ancora il dire: non attende che gli dimandi consiglio, escluso quell' imperativo consigliami; ed avremmo anco adottata la buona variante del cod. Vat. 4778: non altende la domanda: Consigliami, se non DANTE. Opere Minori.

è provenzale, Malastruc (V. Raynovard, Choix des poesies originales des Troubadours, t. 2, pag. 194, e t. 4, pag. 91), e vale nato sotto cattivo astro, come disastroso, e qui propriamente sciagurato, in senso cattivo, malnato, e simili. V. anche la proposta ecc. t. ш, p. 1, pag. XLIX. Il secondo cod. Marc. legge malastrui, più conforme al vocabolo provenzale. Il cod. Gadd. 135 primo ha in vece mali nati e mal vissuti. E. M.

(19) Il cod. Vat. Urb. ed i Gadd. 134 e 135 secondo leggono di quelle, cioè ragioni. Ci atteniamo alla volgata, in cui si esprime assolutamente e complessivamente quello che proviene dall' aver disertate le vedove e i pupilli, rapiti i meno possenti, ecc. E. M.

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(20) questo altro fare, così il cod. Triv. Tutti gli altri mss. e le stampe hanno: questo altro a fare. E. M.

(21) Drappo. Franz. Drap, ogni sorta di panno. BISCIONI.

chiezza ascolti, cioè faccia a modo d'altrui, più facilmente che nell'età più fresca ; ma anzi accenna che essendo la vecchiezza più autorevole di qualunque altra età, le sue parole sono più volentieri ascoltate, che quelle de' giovani. E. M.

(25) Novelle, cioè, Cose, o Fatti. Vedi Dizionario. Padova 1829. P.

(26) ricresciuto, codici Barb., Gadd. 134 prime ed. Il Biscioni pessimamente: rincresciuta. E. M.

(27) Le stampe tutte quante Ecaco: correttamente Eaco il cod. Barb., il Vat. Urb. ed il Gadd. 135 primo. Dicasi lo stesso ove qui presso ricorre per la seconda volta questo nome. E. M.

(28) Creti, il cod. Gadd. 134 ed il Vat. Urb., conformi al verso 12 del duodecimo dell' Inferno: L' infamia di Creti era distesa. Tutte le stampe malamente: certi. E. M.

(29) Così le pr. ed. Il Bisc.: della terra deserta sua. E. M.

(30) domandate leggono correttamente il cod. Gadd. 134 e le pr. ed. Il Biscioni: domandare. E. M.

(22) Malamente qui il Biscioni mensioni. Il cod. Gadd. 134 correttamente messioni. Vedi a pag. 397 nota (18. L'origine ivi il-il lustrata della parola messione, e il contesto del discorso si in quel passo, come nel pre-e sente, ove parlasi di beneficii e di larghezza, ue fa persistere nella nostra spiegazione a malgrado di un' opinione alla nostra diversa, in cui ci siamo di recente avvenuti, ed è quella del celebre sig. Ugo Foscolo, che in un Discorso sul testo del Poema di Dante, preliminare ad un' edizione ch'ora se ne sta facendo a Londra, arrecando questo luogo del Convito, vi fa la nota seguente : « Chi » legge messioni, e chi mensioni, e poco >> innanzi nominando alcuni altri signori, Dante » fa menzione delle loro messioni. Il Biscioni sceglierebbe volentieri messioni, dacchè » mensioni non dice nulla; e gli Accademici » della Crusca più deliberatamente ti citano >> uno de' passi del Convito a trovare in mes» sioni l'ital. mandare, e il latino missio, » missus, e il greco ооμ (sic), e >> fin anche l'apostolato; cose dottissime, ma >> spropositate e dalle messioni di quegli >> antichi cavalieri e feudatarii che n' esce? >> Basterà guardare alla latinità del tempo in >> cui vissero, e quando i loro castelli e pa» lazzi chiamavausi mansiones, residenze, » dal latino maneo; onde correggo mansioni, >> e il significato esce schietto, e coerente al » pensiero di Dante in que'due luoghi. » Ma con pace del Foscolo, di cui rispettiamo l'alto ingegno, da mansioni, o palazzi, e simili, in ambidue questi luoghi non può escire che un senso sforzato: la parola provenzale poi messios, che si fa in italiano messione, e vale larghezza, liberalità, rende inutile qualunque questione sul modo di leggere e d'interpetrare il vocabolo di cui si tratta. E. M.

(23) Il testo volgato è il seguente: credonsi esser buoni tenuti, e arricchiscono per qual ragione esser voglia. L'originale del passo di Cicerone qui allegato vedilo fra le citazioni in fine; e col riscontro di esso, e con quello delle cose che Dante ha premesse, ti farei sicuro dell'errata lezione che noi abbiamo emendata: che se ne vuoi più diffusa ragione, potrai trovarla nel SAGGIO, pag. 81. -credendosi, in vece di credonsi delle stampe, leggono il secondo codice Marciano, il Vat. Urb., ed i Gaddiani 134 e 135 primo. E. M. (24) nulla, codici Marc., Vat. Urb. e Gadd. 134. Malamente il Biscioni nella; perocche la clausola per la quale più pare che l'uomo ascolti non significa già che l'uomo in vec

(31) dubbiose, pr. ed. E. M. .

(32) La comune lezione si è: e tutto questo è stato delle mie cose. Ma quantunque Dante qui non sia stato esatto traduttore, come si è già mostrato nel SAGGIO, pag. 94, nulladimeno ci pare che a rendere più regolato il discorso sia da lasciare quell' è. E. M.

(33) Così correttamente le prime edizioni, il codice Gadd. 134 ed il Vat. Urb. ; ed è veramente strana la lezione di tutti gli altri codici da noi esaminati, e con essi del Biscioni: è bene avventuroso Re sanza scusa E. M.

(34) Per questa versione vedesi manifesto, che il codice, su cui Dante fece il suo volgarizzamento variava lezione in tre luoghi, leggendo primieramente tutto di seguito: Nec dubie vires quas haec habet insula vestras Dicite: lezione non riputata la migliore, ma tuttavia ammissibile e sostenibile. Secondamente: Omnis erat rerum status iste mearum, lezione senza dubbio scorretta, invece di Omnis eat, ecc. cioè: con voi tutto lo stato delle mie forze. In terzo luogo ( e qui è dove fa maraviglia che Dante nou siasi accorto del guasto) Superat mihi miles et hostis invece di Superat mihi miles et hosti; cioè, Ho soldati d'avanzo e per me e pel nemico, che è quanto dire per difesa ed offesa. Ond'è che Dante attenendosi alla guasta lezione hostis in cambio di hosti, è trascorso in una assurda proposizione, traducendo e l'avversario è grande: proposizione indicante, per parte di chi la dice, debolezza di forze, e ripugnante al vanto d'aver soldati

di soperchio contro il nemico:

... ho forze assai;

E soldati m' avanzano a difesa
Di me non men che de' nemici a danno.
Trad. del Bondi.

Nel divino sole di Dante giovi l'aver notato
questa piccola macchia, onde veggasi come
per una lettera sola di più o di meno si
stravolgono le sentenze, e insieme conoscasi
che anche ne' grandi intelletti la troppa fede
ai codici è sempre pericolosa. SAGGIO

(10) Adottiamo la lez. del cod. Vat. Urb., e de' Gadd. 134 e 135 secondo. La volgata era: che già essendo e a Dio renduta, e astrattasi ecc. E. M.

(11) H testo volgarmente giace cost: « e >> levomi iu grandissimo studio di vedere li »> nostri padri, che io amai, e non pur quel» li, ma eziandio » ecc. Veggasi il passo di Cicerone nelle citazioni in fine, ed il SAGGIO pag. 31, dove abbiamo ragionati i guasti della lezione comunemente ricevuta, e le nostre emendazioni. E. M.

(12) Studio, cioè, amore, desiderio. P.
(13) Dice Cicerone: Equidem efferor stu-

(35) Così con monsig. Dionisi, Anedd. II pag. 102. La lezione volgata è la seguente: d'Ecaco re, che questi fu padre di Thela-dio... videndi (De Senect. C. xxur). Però mon e di Foco, del quale Thelamon nacque ci pare glossema quell'a me pare già veAiace e Peleus e Achille. Quanto ella sia dere, e molto più guardando bene al conbestiale il veggono pure i fanciulli, che per la testo. VACCOLINI. prima volta hanno aperto il Dizionario delle Favole. Il cod. Vat. Urb. legge corretta-il mente le parole dice Eaco re. E. M.

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(14) Il cod. Vat. Urb. e Gadd. 134:lo fine; Gadd. 135 primo: il fine. E. M.

(15) I cod. Vat. Urb. alla propria magione. Anche il Gadd. 135 primo in vece di mansione legge magione. E. M.

(36) Parmi consentaneo alla regola usata dagl' Illustri Editori rispetto ad altri moltissimi nominativi delle storie antiche o delle favole, che si scrivano del pari al modo volgare anche li due Peleo e Telemane. Sco-E. M. LARI.

CAPITOLO XXVIII.

(1) stato diritto leggono i codici Barb., Vat. Urb., e Gadd. 134 e 135 secondo, e le prime ed. Il Bisc. ha con errore: è fatto di

ritto. E. M.

(2) Supplisci: il nobile uomo che si muore di morte naturale. P.

(16) Lancilotto del Lago fini la sua vita romito. V. la sua Storia, lib. 3. c. 165.

(17) Latino per Haliano dunque anco in prosa. PERTICARI.

Nel Poema (Purg. 13. 92. ): S'anima è qui tra voi, che sia Latina. E. M.

(18) Di Guido I da Montefeltro, che mori frate di san Francesco, veggansi le molte notizie nell' opera del Reposati, Della Zecca di Gubbio. t. 1, pag. 74 e seg. Parla pure di lui Francesco Zazzera nella Nobiltà d'I (3) In tal modo leggono le pr. ed. II Bi-talia, pag. 233. Egli cessò di vivere nel scioni: il buon marinaro; come esso ecc. Il 1299, ed è chiamato Latino da Dante per cod. Vat. Urb. ed il Gadd. 134 leggono: ap-contrapporlo a Lancilotto Oltremontano. E propinqua il porto in vece di appropinqua quel medesimo che l'Autore nella Commeal parto. E. M. dia colloca nell' Inferno ( C. 27. v. 67. ), ed a cui fa dire:

(4) Volgerci. P.

(5) Nota l'accozzamento de' due pronomi a rinforzo d'espressione nella dimostrazione. P.

(6) Cic. de Senect. « Et quasi poma ex » arbore, si cruda sunt, vi avelluntur: si ma>>tura et cocta, decidunt, sic vitam adole>> scentibus vis aufert, senibus maturitas. » BISCIONI.

(7) La morte de' vecchi da Aristotile è chiamata μapvos, consumazione; quella dei giovani Bers, spegnimento, estinzione che si fa con violenza. BISCIONI.

(8) si fanno incontro, e deono fare quelli cittadini, così tutti i testi; ma le parole e deono fare ci sembrano introdotte viziosamente. E. M.

(9) » Gli angeli eletti, e l' anime beate
» Cittadine del Cielo, il primo giorno
>> Che Madonna passò, le fur intorno
» Piene di maraviglia e di pietate.

Petrarca, Son, 302, E. M.

>> I' fui uom d'arme, e po' fui cordigliero,
» Credendomi si cinto fare ammenda.
» E certo il creder mio veniva intero,
>> Se non fosse il gran Prete, a cui mať prenda,
>> Che mi rimise nelle prime colpe:
» E come e quare voglio che m'intenda.
» Mentre ch'io forma fui d'ossa e di polpe,
» Che la madre mi die', l'opere mie

» Non furon leonine, ma di volpe: ecc ecc. e seguita di questo tenore, finchè conchiude che, come fu morto, venne san Francesco per portarlo in luogo di salvamento; ma un de' neri Cherubini non volle consentirlo, a motivo del consiglio frodolente ch'egli Guido di Montefeltro avea dato a Bonifazio VIII, sul modo di gettare a terra Pellestrino a danno de' nemici di quel Papa, facendosi in prevenzione assolvere dal peccato: e così lo portò nell' Inferno. Di qui sembra avervi contraddizione tra questo passo del Convito e

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(20) questo altro fare, così il cod. Triv. Tutti gli altri mss. e le stampe hanno: questo altro a fare. E. M.

(21) Drappo. Franz. Drap, ogni sorta di panno. BISCIONI.

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(22) Malamente qui il Biscioni mensioni. de' giova Il cod. Gadd. 134 correttamente messioni. (25) / Vedi a pag. 397 nota (18). L'origine ivi il-il Diziona lustrata della parola messione, e il contesto (26) r del discorso si in quel passo, come nel pre-e prime sente, ove parlasi di beneficii e di larghezza, ue fa persistere nella nostra spiegazione a malgrado di un' opinione alla nostra diversa, in cui ci siamo di recente avvenuti, ed è quella del celebre sig. Ugo Foscolo, che in un Discorso sul testo del Poema di Dante, preliminare ad un' edizione ch'ora se ne sta facendo a Londra, arrecando questo luogo del Convito, vi fa la nota seguente: «Chimo dell' Infer » legge messioni, e chi mensioni, e poco distesa. Tutte >> innanzi nominando alcuni altri signori, Dante E. M. » fa menzione delle loro messioni. Il Biscioni >> sceglierebbe volentieri messioni, dacchè »mensioni non dice nulla; e gli Accademici >> della Crusca più deliberatamente ti citano >> uno de' passi del Convito a trovare in mes» sioni l'ital. mandare, e il latino missio, » missus, e il greco ооμ? (sic), e >> fin anche l'apostolato; cose dottissime, ma » spropositate e dalle messioni di quegli » antichi cavalieri e feudatarii che n' esce? >> Basterà guardare alla latinità del tempo in >> cui vissero, e quando i loro castelli e pa>> lazzi chiamavausi mansiones, residenze, » dal latino maneo; onde correggo mansioni, » e il significato esce schietto, e coerente al » pensiero di Dante in que'due luoghi. » Ma con pace del Foscolo, di cui rispettiamo l'alto ingegno, da mansioni, o palazzi, e simili, in ambidue questi luoghi non può escire che un senso sforzato: la parola provenzale poi messios, che si fa in italiano messione, e vale larghezza, liberalità, rende inutile qualunque questione sul modo di leggere e d' interpetrare il vocabolo di cui si tratta. E. M.

(29) Cosi le
deserta sua. E
(30) domand
cod. Gadd. 134
domandare. E.
(31) dubbiose,
(32) La comu
sto è stato delle
Dante qui non si
come si è già mos
nulladimeno ci pa
golato il discorso
E. M.

(33) Così corrett
ni, il codice Gadc
ed è veramente str
altri codici da noi
Biscioni: è bene avv
sa E. M.

(34) Per questa ve
che il codice, su cu
garizzamento variava
leggendo primieramen
dubie vires quas hat
Dicite: lezione non ri
tuttavia ammissibile €
mente: Omnis erat re
rum, lezione senza di
di Omnis eat, ecc. c
stato delle mie forze.
è dove fa maraviglia
corto del guasto) S
hostis invece di Super
cioè, Ho soldati d'ave
mico, che è quanto
sa. Ond'è che Dant
lezione hostis in can
so in una assurda
e l'avversario è gr

(23) Il testo volgato è il seguente: credonsi esser buoni tenuti, e arricchiscono per qual ragione esser voglia. L'originale del passo di Cicerone qui allegato vedilo fra le citazioni in fine; e col riscontro di esso, e con quello delle cose che Dante ha premesse, ti farei sicuro dell'errata lezione che noi abbiamo emendata: che se ne vuoi più diffusa ragione, potrai trovarla nel SAGGIO, pag. 81. dendosi, in vece di credonsi delle stampe, leggono il secondo codice Marciano, il Vat. Urb., ed i Gaddiani 134 e 135 primo. E. M. (24) nulla, codici Marc., Vat. Urb. e Gadd. 134. Malamente il Biscioni nella; perocchè la clausola per la quale più pare che l'uomo cante, per parte d ascolti non significa già che l'uomo in vec-forze, e ripugnant

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