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ED ALTRE POESIE

DI ALESSANDRO MANZONI

MILANESE,

CON L'AGGIUNTA DI ALCUNE PROSE SUE
E DI ALTRI.

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BAUDRY, RUE DU COQ SAINT-HONORÉ, N° 9.

FAYOLLE, RUE DU REMPART S.-HONORÉ, No 9.
BOBÉE ET HINGRAY, RUE DE RICHELIEU, N° 14.

1830.

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PREFAZIONE

DI CAMILLO UGONI.

NON v'ha forza ingenita d'ingegno, che non si educhi dalle circostanze, nè imitatore, che trascenda i limiti della mediocrità. I tre primi padri della letteratura italiana, venuti in tempo di non molte lettere, ascoltarono principalmente la voce del genio, e se in essi pure v'ha traccia d'imitazione, massime in Petrarca da' Provenzali, e în Boccaccio da' Latini, è così subordinata all'indole peculiare dell' ingegno loro, che ne rimane quasi assorbita.

Che se anche nel teatro gl' Italiani inventarono generi nuovi, mirarono anzi a divertir mollemente, che a più nobile scopo. E allorchè cominciarono a tentare la vera tragedia, l' ammirazione servile verso i Greci, già radicatasi ne' dotti, fe'sì, che quei tentativi ne fossero pedantescamente impregnati, privi nel resto dell'anima de' loro modelli.

Par tacerne altre minori, cagione principalissima dell'essere stato il teatro la parte de

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bole di una letteratura florida e ricca fu certo la mancanza di un gran centro morale. In fatti appo quelle nazioni il teatro fiorì, ove una vasta metropoli, centro agli interessi, eco alle gesta, e norma al pensare della nazione, traeva a sè grande frequenza di popolo, e questa il bisogno delle rappresentazioni sceniche, e le rappresentazioni educarono il gusto e il giudizio del pubblico, che nato da esse contribui a perfezionarle. In vece le capitali italiche con ristrette periferie non furono potenti a formare un gusto nazionale, nè autorevoli a mantenerlo a fronte del gusto delle corti, che rimasero sole arbitre delle scene e principali inspiratrici de' poeti che pascevano.

A sì dannosa influenza si sottrasse intera. mente l'Alfieri. Creandosi un tipo di bello ideale forte ed energico, conforme al carat tere suo austero, parve sperare, che in tempi migliori la nazione lo avrebbe adottato. E ve ramente l'impressione ne fu profonda dalle scene, e forse maggiore alla lettura; e parve un ancile caduto dal cielo a proteggere la bef fata nudità tragica della nazione. Nondimeno l'allettamento di quelle tragedie è così scarso, che difficilmente il genere ne potrebbe divenir popolare. Anche non uscendo dalle regole an

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tiche, assai progressi restavano dunque da farsi nello sviluppo de' caratteri e degli affetti, principalmente poi nella imaginazione dello stile e de' pensieri. I personaggi d'Alfieri non hanno altra mente, che quella de' propri occhi. Impastojati negli eventi circostanti, alzano di raro il pensiero a regioni, ove la pratica non li possa seguire, e sono quindi più curiosi come modelli di ferrea e invariabile volontà, che come studi svariati di cuore. umano, che pure quando non può nel mondo reale, si gitta ne' campi liberi ed aerei dell' imaginazione.

Il teatro d' Alfieri svegliò in Italia la critica e per qualche tempo l'alimentò. Benchè Cesarotti ne esaminasse tre sole tragedie, quella scrittura per vivo sentimento del bello e per sagacia ingegnosa, come l'apologia fatta dalla contessa Albrizzi della Mirra per fine conoscenza del cuore umano, vanno ricordate sopra tutte le altre.... Ma in tempi a noi più vicini si cominciarono a conoscere in Italia le profonde investigazioni dei critici tedeschi intorno alla tragedia. Già la Staël aveva fatto pregustare la critica nuova di Lessing, applicata con tanto rigore al teatro francese. Due cose si associano nella Drammaturgia di questo acre

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