Page images
PDF
EPUB

E se vi fosse mai chi

pur di lui

Cura prender volesse, e d'una corda
Il soccorso apprestargli; io griderei:
Ma che sai tu che non si sia costui
Colà gittato a bello studio, e voglia
Terminarvi i suoi giorni? E rammentando
La morte qui del Sicilian poeta,

Sappi ( direi ) ch' Empedocle bramoso
Di passar per un Dio, nell' Etna ardente
A saltar se ne andò tranquillo in viso.
Perchè la facoltà torre a' poeti

Di perire a lor voglia? A suo dispetto
Chi salva alcun, d'un omicida eguaglia
La crudeltà. Questa non è la sola
Volta ch'ei ciò tentò. Nè quinci tratto
Più savio diverrà: che mai dall' alma
A depor l'indurrai d'una famosa
Morte il desio. Non si sa ben che sia
Ciò che il condanna a verseggiar: se immondo
O profanò le ceneri paterne;

O un fulminato suol, per sacro rito
Inaccessibil fatto, empio scompose :
Ma è verità ben nota, e ben sicura
Che furioso ei sia. Che ( come infranti
Gli opposti al suo covil ferrci ripari
Orso feroce ) ei l'ignorante e il dotto
Sforza a fuggir recitator spietato.
E, se ne coglie alcun, leggendo il sugge
Mignatta inesorabile, che in pace,
Se non piena di sangue, altrui non lascia.

[ocr errors][merged small][ocr errors]

È

NOTE

DI

METASTASIO

ALL'ARTE POETICA

DI

Q. ORAZIO FLACCO

inutile ridondanza di lusso critico l'andar disputando se il titolo di questo componimento debba essere Epistola, o Libro. È paruto ad alcuni che alla mole ed alla materia di esso mal si adatti il nome di Epistola. Orazio ha dato per altro questo nome anche ad altre lettere assai prolisse, scritte a Mecenate, a Giulio Floro, ad Augusto ec. Ed il trovarsene in questa annunziato l'argomento con l'iscrizione de Arte poetica, non basta a spogliarla della qualità di Epistola. Qualunque lettera ha il suo argomento. Lascerebbero forse d'esser lettere, se nella prima a Mecenate se ne proponesse, per cagion d'esempio, la materia col titolo de inconstantia et de pravo hominum judicio, e nella seconda a Lollio con quello de morali philosophia ex Homero deducenda, ed in quella a Fusco Aristio de vitae rusticae tran

quillitate? È troppo lagrimevole abuso di tempo il trattenersi in questioni che, comunque decise, non recan danno o vantaggio nè al maestro nè all'arte nè agli studiosi d'apprenderla: onde l'eviteremo al possibile.

A Lucio Pisone ed a due suoi figliuoli è indirizzata la presente lettera. La famiglia de' Pisoni Calpurni fu illustre e per l'antichità e per li sommi gradi occupati nella Repubblica. Si credeva discesa da Calpo figliuolo di Numa: e perciò dice Orazio, parlando loro, al v. 292, Vos o Pompilius sanguis.

ma,

(v. 1.) Humano capiti ec. Ne' primi trentasette versi raccomanda Orazio l'unità del poel'analogia delle sue parti con un tutto solo, e fra di loro: mette innanzi agli occhi, con la stravagante immagine che figura, la mostruosità che ridonda dalla trasgressione di questo precetto; ed accenna le cagioni principali, che ci seducono a trasgredirlo. Solido e necessario insegnamento, che già ci avea dato Aristotile, ma così dai Critici inesperti di poesia sofisticamente spiegato; che, se dovesse intendersi a lor modo, ridonderebbero d'irremissibili errori ed Omero e Sofocle e Virgilio, e tutti i nostri più venerati esemplari. Per isvilupparsi da cotesti pericolosi eruditi sofismi, convien ricorrere all'analisi de' termini, de' quali si è abusato ed intender limpidamente in che sien distinti fra loro il vero dal verisimile: le imitazioni dalle copie: e l'unità poetica dalla matematica: inchiesta troppo lunga per una nota; ma da

155 me prolissamente eseguita ne' primi capitoli del mio Estratto della Poetica d'Aristotile.

(v. 9.) Pictoribus atque poetis ec. Vorrebbe Lambino, e con lui Dacier che da queste parole incominciasse un dialogo fra i cattivi poeti ed Orazio; di che non v'è punto bisogno per l'intelligenza del testo. La ragione di Dacier si è che, dicendo Orazio a nome proprio, hanc veniam petimusque damusque vicissim: verrebbe a contar se stesso nel numero de' poeti: avendo per altro mostrato in vari luoghi di non credersi tale. Ma parmi assai chiaro, che avendo parlato Orazio in quest' Arte poetica (come Aristotile nella sua specialmente de' drammatici e degli epici poemi, de' quali egli non ha scritto alcuabbia bensì inteso di escludersi dal numero de' poeti di questa specie, ma non perciò da quello de' lirici e de' satirici. Altrimenti cadrebbe in troppo manifesta contraddizione, quando altrove si vanta d'aver distinto luogo fra questi: particolarmente nel principio dell' Epistola XIX del lib. primo a Mecenate.

no;

Libera per vacuum posui vestigia princeps,
Non aliena meo pressi pede. Qui sibi fidit,
Dux regit examen. Parios ego primus iambos
Ostendi Latio; numeros animosque secutus
Archilochi; non res, et agentia verba Licamben.
At ne me foliis ideo brevioribus ornes èc.
E qui presso al verso 24 quando dice:
Maxima pars vatum, pater, et juvenes patre
digni,

Decipimur specie recti ec.

« PreviousContinue »