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168.

Sagittas corripuit, fidus qua tela gerebat Achates. VIRG.

Diè di piglio alle saette, le quali armi recava il fido Acate. Hortamur fari... quæ sit fiducia capto. VIRG.

Lo esortiamo a parlare, esortazione che deve ispirar fidanza al prigioniero.

Il correlativo si accorda col suo sostantivo espresso, tela. Non ha qui antecedente espresso, nè sottinteso, che si possa supplire. La mente scerne fra l'altr' armi le saette, ovvero alla vista dell' armi rapida si porta all'idea di saette. Cotal procedimento, sillettico ad evidenza, è comune in tutte le lingue.

Hortamur fari quo sanguine cretus, quid referat memoret: fin qui non è che un' ellissi. Horlamur fari sanguinem, quo sanguine sit cretus, vel ut memoret illud quod ferat. Ma quando Virgilio aggiugne, senza segno di enumerazione, quæ sit fiducia capto, non vi ha una sillessi sola, ma due; ch'egli vuol dire hortamur fari. ut hortatio quæ sit fiducia capto. Lo confortiamo a narrare di qual sangue sia nato, ecc., conforto che deve ispirar fidanza al prigioniero. Il que si riferisce a fiducia, mentre che nella costruzione consueta si riporterebbe all'idea d'incitamento destata dal verbo hortamur.

169.

Quid vis tibi? TER. Eloquere quid vis? PLAUT.

Che vuoi? Di' ciò che vuoi ?

Rogita quid vis? PLAUT.

Chiedi quel che vuoi ?

Ecquis est? PLAUT.

Tuum nomen dic quod est. TER.

E l'addiettivo, denominato pronome relativo, e il pronome detto interrogativo non si diversificano nelle frasi date, se non perchè elleno sono più o meno ellittiche. La forza interrogativa non è dunque in quis, quæ, quid, quod; ch'è pur sempre lo stesso addiettivo, il quale, come qualunque altro, segue immutabilmente la legge dell'accordo in genere, in numero e in caso col proprio sostantivo, o espresso o sottinteso, non mai deviando dall' analogia figurata da - quandoque bonus dormitat

Homerus.

§. 1. DI TALUNE SPECIE DI ADDIETTIVI.

170.

Triumphus clarior quam gratior fuit. Liv.

Il trionfo fu più splendido che più grato. Noi diciamo: il trionfo fu più splendido che grato.

Questa è la frase più conforme all'uso. I Latini colpiti dalla comparazione, sembra che dicano innanzi di significare il loro giudizio: clarior an gratior fuit triumphus? e ritengono i due medesimi membri nella frase definitiva: clarior fuit quam gratior.

I Latini dicono eziandio col positivo;

Magis invidi sunt quam amici. CIC.

Artem habebitis magis uberem quam difficilem. CIC.

e allora non ripetono magis dopo il quam.

Quando l'uno dei due addiettivi non ha comparativo, come pius, arduus, e se gli addiettivi hanno una vocale avanti us, dee dirsi :

Petrus magis pius quam doctus.

S'incontrano non ostante esempii, in cui magis è ripetuto nel secondo membro: Quam magis id repeto, tam magis uror. PLAUT.

Talvolta il segno del comparativo pur manca:

Tacita bona est mulier semper quam loquens. PLAUT.

171..

Inde duæ pariter, visu mirabile, palma surgunt. Ex illis altera major erat. OVID.

Indi sorgono (nascono) parimente due palme, cosa mirabile a vedersi. Di esse una era più grande. Noi diciamo: la più grande.

1 Latini confrontando due oggetti usano il comparativo per sapere qual dei due possegga in maggior grado la qualità significata dall'addiettivo, come, grande, piccolo; giacchè si nel piccolo che nel grande può essere eccesso. Major e minor, per esempio, indicano del pari un soperchio, l'uno di grandezza l'altro di picciolezza. Quando noi diciamo: la più grande di esse, significhiamo quella delle due che è più dell'altra. Il fraseggiamento latino tu es major significa immediatamente: tu sei più grande. Il comparativo ha uso molto più amplo, qual già si vide innanzi.

172.

Entelle, heroum quondam fortissime, tolli dona sines?

O Entello, fortissimo un tempo tra gli eroi, lascierai che i doni sien tolti?

Il superlativo mostra la qualità addotta non già al grado suo più alto, ma si a un grado segnalato. In Virgilio sono almeno dieci eroi, cui egli dà il vanto di fortissimi; e ben venti, tra maschi e femmine, chiamati ciascuno maximus, maximá, Se Entello fosse il maggior degli eroi, come potrebboulo poi esser ed Enea e Turno, ecc.? Vien dunque manifesto che il superlativo latino risponde immediatamente al vero superlativo italiano, cioè a quello formato di una sola parola, sì come forlissimo, grandissimo, ecc., e che non può tradursi con la perifrasi il più forte, il più grande, se non quando il senso della frase il comporti.

Ego sum miserior, quam tu quæ es miserrima. CIC.
Nisi sis stultior stultissimo. PLAUT.

Il comparativo talune volte viene usato per esprimere più del superlativo.

173.

Milvo bellum est cum Corvo, alter alterius ova frangit. CIC. Vi è guerra tra 'l Nibbio e il Corvo, l'uno rompe le uova dell' altro.

I Latini usano alter, a, um per significare l'uno dei due. Noi non possiam dire : l'altro rompe le uova dell'altro. I Latini esprimendosi di quel modo tacciono intero il primo membro della frase. La costruzione piena sarebbe l'uno rompe le uova dell'uno, l'altro rompe le uova dell'altro. La frase italiana sottintende metà di ciascuno dei due membri della frase latina.

I Latini dicono anche, come noi:

Unus et alter dies intercesserat. CIC.

174.

Alius alium percontamur. PLAUT.

Noi c'interroghiamo l'un l'altro, cioè, l'uno interroga l'altro.

Alter, a, um e alius, a, ud differiscono in questo, che il primo adoprasi per lo più ad indicare uno, preso nel numero di due, e il secondo denota uno o più, tolti dal numero di tre e al di sopra. Amendue significano altro, ma l'indole della nostra lingua raro concede di tradurli immediatamente, e massime quando sono ripetuti. Alius alium percontamur vuol dire immediatamente, noi c'interroghiamo, un altro interroga un altro; il che mostra l'ellissi del primo miembro della frase. La costruzione piena sarebbe; noi c'interroghiamo, l'uno interroga l'uno, e l'altro interroga l'altro. Se si trattasse sol di due, i Latini direbbero alter alterum per

contamur.

175.

Cui mater media sese tulit obvia silva. VIRG.

A cui la madre si fe'incontro nella selva mezza, cioè, in mezzo alla selva.

Stant castrorum medio. VIRG.

Ad extrema perventum est. CURT.

Quod non expectes ex transverso fit. PETR.
Gurgitis hujus ima tenes. VIRG.

1 Latini adoprano in due modi gli addiettivi medius, altus, imus, etc., cioè; 1.o con un sostantivo espresso, come nel primo esempio, e questo è l'uso più generale: 2. Senza sostantivo espresso, e allora vengon presi, come si suol dire, sostantivamente; in cotal caso si fan di frequente seguitare da un genitivo. Ecco i principali addiettivi attenenti a questa regola.

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176.

Aurea purpuream subnectit fibula vestem. VIRG.

Una fibbia d'oro allaccia al di sotto la purpurea veste.
Dos parit uxoria lites. OVID.

La dote della moglie genera liti.

Virgilio pur disse: cui pharetra ex auro. Dunque i Latini han due maniere di esprimersi, e le abbiamo noi pure, benchè non sempre; chè se n'è conceduto aurea veste, non così dote mogliesca -, e perciò ci è forza talvolta di usare un sostantivo con preposizione dicendo la dote della moglie.

1 Latini hanno innumerevoli addiettivi della stessa forma di aureus, sororius, significanti un'idea di materia, di pertinenza o anche di semplice somiglianza; aurea fibula, herculeæ clave, aurea mala misi.

177.

Tyndarida fratres, hic eques, ille pugil. OVID.

(Questi sono) i fratelli prole di Tindaro, l'uno a cavallo, l'al

tro armato di cesto.

Tyndarida adspicio. VIRG.

Veggo la figliuola di Tindaro (Elena)..

I Latini, ad imitazione dei Greci, esprimono con una sola parola ciò, che talora oi non possiamo che con non meno di quattro, cioè:

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Abbiamo italianizzato quasi tutti gli addiettivi di tal maniera, e diciamo: Alcide, gli Atridi, ecc.

178.

Quot homines, tot sententiæ. TER

Tanti (tot) sono i pareri, quanti (quot) gli uomini.

Dic quotus es, quanti cupias cœnare. MART.

Dimmi quanti siete, e a che prezzo vuoi cenare.

Hora quota est? Octava. HOR.

Che ora è?

L'oltava, cioè sono le otto (ore).

Paucis temeritas bono, multis malo. PHED.

La temerità giova a pochi, nuoce a molti.

Ne pauciores cum pluribus manum consererent. SALL.
Affinchè i più pochi non venissero alle mani coi più.

Supponuntur ova anseribus paucissima septem, plurima `quindecim. PLIN.

Le oche non covano meno di sette uova, nè più di quindici.

CAPO II.

DE' VERBI, O MODIFICATIVI COMPLESSI E CONIUGABILI.

Il verbo, oltre l'idea fondamentale, esprime idee accessorie di numero, di persona, di modo, di tempo e di voce.

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Il verbo, al pari dell' addiettivo, concorda necessariamente in numero col proprio sostantivo.

E cotal sostantivo, nei modi personali, è di necessità un nominativo (1).

179.

Quandoque bonus dormitat Homerus.

Læti se robore promunt Pelidesque et Menelaus.
Caper tibi salvus (est) et hædi.

Pars aversi tenuere facem.

La teoria del numero ne' verbi si è pur la medesima che negli addiettivi; perocchè queste due maniere di modificativi sono ugualmente effetti, o compimento del lor sostantivo, e devono assumere le forme che giovano ad indicare siffatta subordinazione.

Ma i verbi, sì come gli addiettivi, hanno forme lor proprie per esprimere il numero.

L'attenenza tra persona e numero non può mai rompersi; perocchè qualunque persona (prima, seconda o terza) denoti un verbo, forza è che pur sia in uno dei due numeri, nel singolare o nel plurale.

Dunque il paragrafo seguente, il qual tratta della persona, fornirà a un tempo gli esempii del numero.

(1) Il verbo di modo personale non può infatti riferirsi se non se ad un nominativo perocchè il nominativo si è quel caso, il quale rappresenta il sostantivo posto in iscena a compiere uno dei tre uffici dell' atto della parola: cioè figura o la prima, o la seconda, o la terza persona, siccome quelle che o fanno, o sostengono l'azione significata dal verbo di modo personale.

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