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» ciocchè questi (M. Aurelio) cominciò ad usarla siu da fanciullo, ed insicme con esso gli studj più severi della filosofia, che in appresso gli acqui"starono appunto il nome di filosofo. "

Alt. m. 2,45.

306..

Statua di donna stolata, collocata nella nicchia inferio re a destra dell' osservatore. Modernamente s'aggiunsero la testa colla benda, parte del petto, l'avambraccio destro, la mano sinistra, il piede destro, l'estremità anteriore del piede sinistro e tutto il lembo della stola ch' ella regge col braccio sinistro. Se, convenendone col ristauratore, ne interpretiamo l'antico soggetto, è un'antica matrona romana rappresentata, come solevasi, sotto forma di musa. Gli Zanetti (1) l' appellarono Musa o altra deità, e Clarac riprodottala (2), benchè s'accosti all' osservazione (3) degli Zanetti, la nominò senz'altro Erato (4). Ma avverte saviamente Zanotto che le muse si coronavano di fiori, d'alloro, di palma e talvolta pure di piume, però con la benda o diadema non occorre esempio, per quanto sappiamo, ne' simulacri antichi. Opina invece che la testa presente, sostituita all' originale, figuri un'Augusta nella stessa maniera, egli dice, la magnifica statua del museo Borghesiano (5) è vestita e atteggiata in modo simile, mancando pur essa delle antiche mani e del capo; sostituitasi nella destra la tibia, attributo d'Euterpe in luogo dei simboli d'Urania che dovea recare, e posta la testa d' Agrippina minore coronata d' alloro. Lo stesso crede degna d' ogni elogio l'esecuzione (6).

(1) II, 13.

(2) Musée de sculpture, tav. 521.

Serie III, T. X.

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(3)

Moderno è il braccio diritto e per conseguenza quello stromento " che si crede una tibia. Con qual fondamento poi vi fosse aggiunto, è

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(4) Le bras droit est moderne, la flute, seul attribut d' une Muse qui " offre cette statue, est due à une restauration. » Ivi, tom. III, p. 278. (5) Visconti, Museo Borghesiano, Milano, 1837, tav. 22, 2. (6) « La statua è scolpita nello stile più nobile, e quando le gentili discipline erano in ange fra i Romani; il partito del panneggiamento è be"ne inteso e grandioso, e quantunque abbia molto sofferto questo mar» mo dalle ire del tempo e degli uomini, è da tenersi siccome reliquia preziosa delle arti antiche e degna di servire allo studio. "

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Alt. m. 4,22.

307.

Statua di donna gradiente collocata nell'abside a destra della statua monumentale di Francesco Maria I Della Rovere, duca d'Urbino. La tunica e il peplo sono di mediocre lavoro arcaico. Non è antica la testa di pietra tenera, con bénda e corona di fiori perchè rappresenti una Flora. Di moderno ristauro è pure l'avambraccio destro colla patera e il piè destro dal metatarso.

Questa statua conservavasi già nell'atrio dell'antica biblioteca. Ripudiata a ragione dal novero delle altre, perchè di poco conto, fu trasferita l'anno 1814 nel cortile in cambio della Minerva descritta in questo catalogo

al num. 9.

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