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che finalmente sarebbe a desiderare qualche moderno Luciano che smascherasse queste letterarie soperchierie: non perciò vorrò io privarmi del mio innocente diletto; nè vorrà Ella, sig. Consigliere, non compiacersi del suo ricco e celebrato Museo; nè i molti preclari ingegni, dei quali si onora l'Italia, vorran tralasciar di comporre nuove iscrizioni, o di nobilmente interpretare le antiche. La scienza di Morcelli, di Schiassi, di Monsignor Rosini, e del Barone Vernazza ravvolta nel saio dell' impostura! Si brama un Luciano che smascheri le soperchierie di Borghesi, di Sestini, dell' Avellino, dell' Arditi, del Vermiglioli! Questi egregi uomini, parecchi de' quali l'Europa tutta da mezzo secolo venera e applaude, son oggidì impostori, sopraffatori, soperchiatori! E un Giornale che si dice compilato da letterati stampa in Milano queste villanissime contumelie! Non sia risparmiata la detestazione alle indegnità. Sappiasi adunque che in questi singolari delirj non han parte alcuna nè i letterati, nè il gèneroso e bravo popolo di Milano : tutta è

seppe nemmen leggerlo) si son pubblicate nel quaderno del febbrajo testè passato, cioè nel susseguente

a quello, dove si è manifestato tanto disprezzo per la scienza epigrafica e per chi la coltiva !!!

cortesia qui venuta da chi non conosce quest'arte, e per opera di colui la rara eleganza del cui idiotico stile appieno palesa la sua modesta indole e la molta erudizione. Disse il Visconti che la corruttela sì de' costumi e sì delle lettere, accusa già il nostro secolo, certamente illepido ed inficeto, della sua avversione dagli studj più austeri. Nè le altre scienze che tanto fioriscono possono assecurare i nostri posteri dalla barbarie, giacchè sono esse ancora suggette ad esser rivolte alle sottigliezze ed al frivolo, e così a dimenticare i loro oggetti reali. Per reggerle sul buon sentiero, nulla di più acconcio che lo studio continuo dei monumenti e la lettura degli autori antichi. Fu conseguenza della buona direzione che si dava alle ricerche scientifiche se di minor numero di cognizioni essi ritrassero frutti maggiori di noi moderni. Noi sappiamo più di fisica, e siam men robusti e men sani; più di morale, e i capi d' opera della legislazione son degli antichi; abbiamo scoperto un nuovo mondo, ed essi avevano più oro, e forse più comodi e più piaceri; abbiamo più scienze, eppure abbiam lettere ed arti tanto inferiori. Onde il povero zotico che disprezza e vitupera l'antichità e gli studiosi di essa, siccome questa non è acces

sibile che per mezzo delle lingue morte, cancelli al tutto per lui insuperabili; così da stupirsi non è se tanto si affanna per avvilirla e discreditarla non altrimenti che la volpe d'Esopo faceva dell'uva.

Aggradisca, sig. Consigliere, che mi rassegni col più profondo rispetto.

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