Page images
PDF
EPUB

10

15

20

venture.

Suspirare Chloen et miseram tuis
Dicens ignibus uri

Temptat mille vafer modis.

Ut Proetum mulier perfida credulum
Falsis impulerit criminibus nimis.
Casto Bellerophontae

Maturare necem refert;

Narrat paene datum Pelea Tartaro,
Magnessam Hippolyten dum fugit abstinens,
Et peccare docentis

Fallax historias monet.

Frustra: nam scopulis surdior Icari
Voces audit adhuc integer. At tibi
Ne vicinus Enipeus

Plus iusto placeat cave.

[ocr errors]
[ocr errors]

10-11. tuis... 12. temptat: « in13. Ut: in di

mulier:

crime? sollicitae: « della sospirosa ». nuntius: << messaggero » d'amore, a cui il poeta affida la parte della nutrice nel dramma antico. hospitae: la Cloe del verso seguente, moglie dell'amico presso cui Gige sverna. 10. Chloen. Cf. Carm. I, 23. ignibus:« della fiamma per cui tu ti struggi ». veste ». È il verbo tecnico degli assalti alle città. pendenza da refert del v. 16. — Proetum: mitico re di Tirinto. Antea nell'Iliade (VI, 155), Stenebea nei tragici. Dopo aver tentato invano di indurre ad adulteri amori Bellerofonte, ella lo accusò al marito della propria colpa. Onde l'eroe si trovò travolto in mille perigliose avperfida credulum: l'antitesi medesima di Carm. III, 5, 33. 15. Bellerophontae: giacchè Orazio e il Latino classico in genere adotta la forma omerica Βελλεροφόντης. 16. Maturare necem : << architettare una pronta morte ». Ma, come spesso in poesia, l'idea secondaria della fretta ha cacciata la principale, prendendone il posto. 17. Pelea. La storia è raccontata da Pindaro (Nem. III, 54 e segg., V, 26 e segg.). Ippolite, moglie di Acasto, re di Iolco, città dei Magneti nella Tessaglia, si innamorò di Peleo. Come Peleo non si arrese alle sue voglie, ella lo accusò del contrario presso il marito, il quale condusse l'eroe in una foresta solitaria e lì lo abbandonò, sperando che i Centauri l'uccidessero. Però Zeus lo salvò. Con qualche variante la leggenda si ritrova nella Biblioteca di Apollodoro, dove la regina è chiamata Astidamia (III, 13). 18. Magnessam. È il greco Máyvŋoσα, femminile di Μάγνης. abstinens: « per la sua castità ». 19. peccare docentis: << che insegnano il peccato d'amore ». 20. Fallax: « per sedurlo ». historias: « favole » giacchè ve n'erano delle simili alle citate, per es. quella di Fedra ed Ippolito. monet: << richiama a mente ». 21. Icari: forse la rocciosa isola tra Samo e Nasso, forse l'eroe che le diede il nome. 22. audit: in contrasto con surdior. adhuc integer. Nota la minaccia nelle parole in apparenza innocenti. At tibi. Nota il rapido passaggio e l'enfatica posizione delle parole semplicissime, che ne vengono ad acquistare un maliziosissimo significato. 23. Enipeus.

[merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small]

È propriamente il nome di un fiume della Tessaglia, nella cui figura Posidone amò la bella Tiro. Può avere pensato a questa leggenda il poeta nello scegliere lo pseudonimo al valente seduttore. 25. Quamvis: con l'indicativo. Cf. Carm. I, 14, 12. flectere equum: « dar la volta al cavallo ». Era esercizio comune quello di far muovere il cavallo in una figura di 8 che le scuole greche chiamavano τédη. 26. conspicitur: «richiama gli sguardi ». gramine Martio. E evidente dunque che i nomi di Asterie, di Gige, di Enipeo nascondono un piccolo dramma 27. citus aeque: «con eguale rapidità ». 28. Tusco: cioè del Tevere, il sacro fiume che nasce in Etruria. denatat: « esce a nuoto » o forse meglio « torna a galla » poichè altrimenti mal si comprenderebbe la sineddoche dell'alveo. 29. domum claude. Ahi!

romano.

-

pare dunque che la porta di casa a quell'ora si aprisse. neque. Dovrebbe regolarmente trovarsi qui neu. Però il raro uso è confortato da esempi anche della prosa ciceroniana. Cf. De officiis, 1, 92 se utilem praebeat ... nec lubidini pareat. vias: « le strade » che fiancheggiano la casa. 30. sub: « appena odi » giacchè sub indica stretta successione. cantu: il maрakλavoíeupov dei Greci, la serenata dei nostri. 31. querulae: « flebile » e per la qualità di suono che è propria di quello strumento e per la pietosa modulazione che allo strumento dava il furbo seduttore. 32. Duram: << crudele ». difficilis : « inespu

gnabile ».

VIII. È il primo di marzo, nel qual giorno, detto perciò Kalendae femineae, si celebravano i Matronalia su l'Esquilino in onore di Giunone Lucina. Mecenate che è andato a trovare il poeta celibe lo trova con sua meraviglia sul punto di offrire un sacrifizio. Orazio gliene spiega la ragione e invita Mecenate a festeggiare quel giorno insieme con lui. L'anno della composizione può ricavarsi con abbastanza probabilità dai vv. 17-26: poichè, spettando a Mecenate la cura dell'Urbe, vi è dato per assente Cesare che tornò a Roma nell' estate del 725; vi è detto vinto Cotisone Getarum rex (cf. Svetonio, De vita Caes. II, 63) il quale secondo Dione (LI, 22) fu battuto da Crasso le cui spedizioni nella Tracia durarono dal 724 al 726; e soggiogati i Cantabri, sconfitti in quel torno da Statilio Tauro (Dione, LI, 20). Tutto ci porta dunque al primo di marzo del 725. 1. quid agam. Dipende dal seguente miraris.

2. velint (sibi):

[ocr errors][merged small][merged small][merged small]

<< significhino >>.

[ocr errors]

acerra: una cassetta per tenervi incensi, arcula turaria, come la definisce Festo. 3-4. in Caespite vivo: « su la zolla erbosa » tramutata come in Carm. I, 19, 13 in altare improvvisato. 5. sermones utriusque linguae: « le tradizioni che corrono nelle due lingue » cioè la greca e la latina. Nota il piglio piacevole del poeta. 6. Voveram: « avevo promesso in voto quando poco mancò non rimanessi morto (funeratus) sotto la caduta dell'albero (cf. Carm. II, 13). Sicchè pare il banchetto e il sacrificio di quest' anno debbano essere il compenso per il poeta e per il dio del banchetto e del sacrificio che non ebbero nel giorno nefasto più luogo. album: perchè Bacco era uno degli dei superi. 7. caprum: perchè queste bestie erano ritenute nocive alle viti. funeratus. Per gli altri scrittori funerare significa <<< prestare ai morti i dovuti onori»; qui come in Petronio (129) è adoperato nel significato di « uccidere ». 9. anno redeunte: « compiendo l'anno il suo giro >>. 10. Corticem adstrictum pice: « il turacciolo impeciato ». demovebit: « toglierà ». L'azione è poeticamente riferita a dies. 11. fumum bibere institutae: « avvezzata » (secondo altri con significato più vicino alle origini: «collocata ») a bere il fumo. In realtà per fare acquistare rapidamente al vin nuovo le qualità del vecchio si usava dagli antichi porlo in cima della casa in una apotheca dove saliva il fumo dei bagni. 12. Consule Tullo: quale dei due, poichè un L. Volcazio Tullo fu console nel 688, l'anno innanzi la nascita di Orazio, e un altro nel 721? Nel primo caso il poeta vorrebbe significare un vino più vecchio di sè (nè fa meraviglia che ne avesse del 688, quando, secondo Carm. II, 21, 1 ne aveva certo del 689); nel secondo un vino più antico del tempo in cui egli ebbe in dono dall'amico la villa sabina (721), quasi a dirgli scherzosamente: «È un vino col quale tu non hai che vedere ». Era in verità ben naturale supporre che Mecenate il quale sapeva il terreno donato insofferente di uva (Cf. Epist. I, 14, 23 Angulus iste feret piper et tus ocius uva) invitato a bere opponesse: «Ma di che vino, dal momento che qui non ne fa? ». E il poeta previene con quel Consule Tullo la preveduta obbiezione: «È un vino che non ho fatto qui: l'avevo già prima». 13. cyathos. Cf. Carm. I, 29, 8. 13-14. amici Sospitis: « alla felicità dell'amico scampato al pericolo ». Il genit. in tale costruzione discende dal Greco, dove hai πexeάunv ἄκρατον, οὐχὶ παιδίου, κυάθους θεῶν τε καὶ θεαινῶν μυρίους (Antifane Didim. 3) e anche con ellissi di κύαθος: ἔγχει καὶ πάλιν εἰπὲ · Διοκλέος

15

20

25

[ocr errors]

Sospitis centum et vigilis lucernas
Perfer in lucem: procul omnis esto
Clamor et ira.

Mitte civilis super Urbe curas:
Occidit Daci Cotisonis agmen,
Medus infestus sibi luctuosis
Dissidet armis,

Servit Hispanae vetus hostis orae
Cantaber sera domitus catena,
Iam Scythae laxo meditantur arcu
Cedere campis.

Neglegens nequa populus laboret
Parce privatus nimium cavere et
Dona praesentis cape laetus horae ac
Linque severa.

[ocr errors]

[ocr errors]

vi

(Callimaco, Epigr. 29). - 14. centum. Non è qui posto per un numero indefinito, ma piuttosto perchè vi era l'uso di bere tante tazze quanti anni di felicità si auguravano. Cf. Ovidio, Fast. III, 531-532 annosque precantur Quot sumant cyathos ad numerumque bibunt. giles: deste ». E trasportato dal soggetto sottinteso all'oggetto. 15. Perfer: « fa durare ». in lucem: « fino all'alba ». 17. Mitte: quasi < licenzia ». civilis: qui lo stesso che publicas, come in Epist. I, 1, 16 mersor civilibus undis. super Urbe: cioè de Urbe. Ma il tono famigliare della poesia ha fatto preferire la forma del linguaggio comune e parlato. 18. Occidit: « fu tagliato a pezzi»: occido è il causativo di occido. 19. sibi: in comune dipendenza da infestus e da Dissidet. 20. Dissidet. Ricorda le discordie che fino al 728 travagliarono il reame dei Parti. Nel 724 Tiridate si era riparato presso Cesare nella Siria.- 21. vetus hostis. Notava anche Livio (XXVIII, 12) che la Spagna prima Romanis inita provinciarum, quae quidem continentis sunt, postrema omnium, nostra demum aetate..., perdomita est. E se questa poesia è, come pare, del 725, l'ora delle catene di cui parla Orazio non era giunta ancora, chè la soggezione dei Cantabri fu un fatto compiuto solo nel 735. 23. laxo: non più teso cioè alla battaglia. 24. campis: « dalle steppe loro » dove si sentono minacciati dalla potenza di Roma. 25. Neglegens: < spensierato ». nequa populus laboret. Dipende dal seguente cavere. 26. privatus: cioè, divenendo tale per un istante, giacchè pur non avendo nè cariche nè titoli ufficiali un privato non poteva dirsi chi aveva civilis super Urbe curas. Cf. Carm. II, 16, 32.

[ocr errors]
[ocr errors]

27. horae.

ac: veramente insolito così in fine di verso, onde fu da alcuni modificato o soppresso. Io penso che l'insolito piace ai poeti.

-

28. severa: «i gravi pensieri ».

5

VIIII.

VIIII.

<< Donec gratus eram tibi

Nec quisquam potior bracchia candidae
Cervici iuvenis dabat,

Persarum vigui rege beatior ».

<< Donec non alia magis

Arsisti neque erat Lydia post Chloen,
Multi Lydia nominis

Romana vigui clarior Ilia ».

<< Me nunc Thressa Chloe regit,

È un carme, come dicevano gli antichi, amebeo, un contrasto, come diremmo noi, tra il poeta e una sua antica amante Lidia (Cf. Carm. I, 8), il cui contenuto può riassumersi in quel celebre detto di Terenzio (Andria, III, 3, 23): amantium irae amoris integratio est. E la poesia è nella sua composizione e disposizione delle parti così perfetta come non potrebbe desiderarsi di più. Comincia il poeta con quattro versi, con altri quattro risponde la donna: poi di nuovo il poeta, di nuovo la donna con quattro: infine ancora il poeta, ancora la donna con quattro versi per uno. Nè è tutto qui: i versi oltre che a quattro a quattro sono ordinati a otto a otto, sicchè nei primi otto si contiene il rimpianto dei due amanti per il felice passato, nei vv. 9-16 il compiacimento mentito del presente, nei vv. 17-24 il proposito di far rivivere il passato nell'avvenire. Altri però notarono che lo scioglimento del piccolo dramma non è dal poeta in nessuna guisa preparato, sicchè la poesia che ne risulta, perfetta nella forma, presenta nel contenuto la mancanza di una qualsiasi analisi del mutamento che si opera nell'animo dei due attori. Il rimprovero è ingiusto: nella breve poesia Orazio volle ritrarre del dramma intimo l'ultimo momento solo, in cui le memorie dell'affettuoso passato e la gelosia del presente prevalendo sui sensi irosi dei due amanti li riuniscono con una nuova salda catena.

1. gratus eram tibi: « ti piacevo ».

2. potior: « piú desiderato ». Cf. Epod. XV, 13. — candidae: « luminosa » di bianchezza. 3. dabat: poeticamente per circumdabat. 4. Persarum rege beatior: « più ricco del re di Persia » che non è qui tanto il re dei Parti, quanto l'antico μέγας βασιλεύς. 5. alia: ablat. strum. Cf. Epod. XIIII, 9.

amare.

...

6. Arsisti. Nota il crescendo di fronte al gratus eram del primo verso. La donna non vuole che si dica che ella fu la più calda ad 7. Multi nominis: gen. descrittivo o, come si dice comunemente, di qualità, che è ritenuto generalmente tradurre il greco TоλυúνUμοç, cioè « di molta fama ». Ma può anche intendersi « Lidia dai molti nomi » se si ammetta che molti nomi di donna in Orazio possano rispondere a una persona sola. Lydia. Nota la ripetizione del nome che era già nel v. 6. La cosa è fatta ad arte: così spesso nei bei tempi dell'amore ritornava il nome della bella su le labbra del poeta. 8. Ilia. Cf. Carm. I, 2, 17. 9. Thressa: dal greco Opood (anche però Θρᾷσσα) femm. di Θρᾷξ. Chloe. Cf. Carm. 1, 23. regit: « go

[ocr errors]
« PreviousContinue »