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Ceaeque et Alcaei minaces

Stesichorique graves Camenae;
Nec siquid olim lusit Anacreon,
Delevit aetas; spirat adhuc amor
Vivuntque commissi calores
Aeoliae fidibus puellae.

Non sola comptos arsit adulteri
Crines et aurum vestibus inlitum
Mirata regalisque cultus

Et comites Helene Lacaena
Primusve Teucer tela Cydoneo
Direxit arcu, non semel Ilios

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...

latent: « sono obliate ». 7-8. Ceae... Camenae: « le Muse di Ceo » cioè la poesia simonidea. minaces: « bellicose ». L'allusione è ai canti stasiotici, trombe di guerra contro i tiranni di Lesbo. graves: nobili ». Quintiliano dice di Stesicoro che egli resse il peso dell'epopea con la lira (De inst. or. X, 1, 60). 9. siquid olim lusit Anacreon: << le antiche e leggere anacreontiche » da non confondersi però con quelle che vanno comunemente sotto questo nome e sono abbastanza posteriori al poeta. Per lusit cf. Carm. I, 32, 2. 10. spirat: di dubbio significato. Alcuni intendono « suona » spiegandolo come una metafora musicale (Cf. Carm. IIII, 3, 24); altri pensando all'endiadi spiritus et vita di Carm. ÌIII, 8, 14: « alita» quasi fosse un sinonimo del seguente Vivunt e citano a confronto un passo di Plutarco, dove delle costruzioni periclee su l'Acropoli è detto che avevano ὥσπερ ἀειθαλές πνεῦμα καὶ ψυχὴν ἀγήρω κατεμιγμένην (Pericl. 13). 11. commissi: « affidati ». Si riferisce anche al precedente amor. calores: « ardori » nel senso di « passioni >>. Cf. il calet di Carm. I, 4, 19. - 12. Aeoliae puellae: Saffo. Il genit. è in doppia dipendenza da calores e da fidibus. 13. Non sola. Come fu bene avvertito da altri, a questo punto dell'ode è un passaggio. Fin ora è stato detto: La poesia, anche la lirica, può essere immortale. Ora si dice: La poesia rende immortali coloro che prende a soggetto. Crines: accus. dipendente per alcuni da arsit e da mirata del v. 15 (cf. Vergilio, Ecl. II, 1; Formosum pastor Corydon ardebat Alexin), per altri, i quali notarono che ardeo è costruito da Orazio con l'ablat. (cf. Epod. XIIII, 9, Carm. II, 4, 9 e III, 9, 5), dal solo mirata. 14. aurum vestibus inlitum: « le vesti ricamate d'oro ». 15. regalis... cultus: « lo sfarzo orientale », giacchè reges sono sopra tutto per i Romani i despoti d'Oriente. 16 comites: << il seguito >> che sarà stato bello e ricco e numeroso. - Lacaena. Non è oziosa ag. giunta, giacchè « Spartana » vuol dire quanto « modesta », « semplice >> e nella modestia e nella semplicità spartana il poeta vede la ragione della seduzione che su Elena esercitò il bello Alessandro. Non rifletteva egli però che la tradizione omerica magnifica non meno di quello delle corti asiatiche il lusso delle preistoriche corti achee di Sparta e del Peloponneso. 17. Cydoneo: cioè Cretese, poichè Cidone era città di Creta e in Creta, gran patria di arcieri, si fabbricavano gli archi migliori. 18. non semel: « più di una volta » con allusione non

13-14. comptos

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Vexata, non pugnavit ingens
Idomeneus Sthenelusve solus
Dicenda Musis proelia; non ferox
Hector vel acer Deiphobus gravis
Excepit ictus pro pudicis

Coniugibus puerisque primus.
Vixere fortes ante Agamemnona
Multi: sed omnes inlacrimabiles
Urgentur ignotique longa

Nocte, carent quia vate sacro.
Paulum sepultae distat inertiae
Celata virtus. Non ego te meis
Chartis inornatum sileri

Totve tuos patiar labores
Impune, Lolli, carpere lividas
Obliviones. Est animus tibi

Rerumque prudens et secundis

Temporibus dubiisque rectus,

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20. Ido

solo all'assedio e alla distruzione che la città ebbe a soffrire prima che da Agamennone, da Ercole e da Telamone, ma alle molte è varie vicende che nella sua lunga storia avrà dovuto attraversare. meneus: un re dei Cretesi alla guerra di Troia. · Sthenelus. Cf. Carm. I, 15, 24. 21. Dicenda Musis: «degni del canto ». - ferox: « impavido ». 22. acer: « prode ». Deiphobus: fratello di Ettore, le cui imprese si leggono nei canti duodecimo e decimoterzo dell'Iliade e fra tutti i fratelli il più caro a lui (II. XXII, 233-234). Sposò dopo la morte di Paride Elena e fu da lei miseramente tradito ai Greci. (Cf. Vergilio, Aen. VI, 510 e segg.). gravis: « mortale ». 24. primus. Nota l'enfatica posizione della parola. Similmente enfatica (in principio o in fine di verso o in cesura) è la posizione di Non sola (v. 13), Primus (v. 17), non semel (v. 18), (non) solus (v. 20) e del seguente multi (v. 26). La cosa non è senz'arte poichè sono realmente quelle le parole più importanti di tutto il lungo periodo. 26. inlacrimabiles: « ragion di pianto a nessuno ». Cf. flebilis in Carm. I, 24, 9. Un diverso uso della parola vedemmo in Carm. II, 4, 5. 27. Urgentur: « son premuti ». longa: litote per « eterna ». 28. sacro: « che li rendesse immortali ». Cf. il significato di sacrare in Carm. IIII, 8, 27. 29. sepultae: « dentro la tomba ». E l'aggettivo deve riferirsi logicamente anche alla celata virtus (= « la virtù di cui si tacque in vita ») del verso seguente. 31. Chartis: per carminibus. L'ablat. dipende egualmente da inornatum e da sileri. 33. Impune: « liberamente », « senza ostacolo ». Cf. Ars poet. 381: Ne spissae risum tollant impune coronae. 33-34. car. pere lividas Obliviones: « prender le livide (cioè gelose) vie dell'oblio ». Cf. taciturnitas invida in Carm. IIII, 8, 23-24. La frase fu coniata su l'analogia di carpere iter (Carm. II, 17, 12). 35. prudens non « preveggente», ma « conoscitore ». — 36. dubiis: eufemismo per adversis.

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Vindex avarae fraudis et abstinens
Ducentis ad se cuncta pecuniae
Consulque non unius anni,

Sed quotiens, bonus atque fidus
Iudex, honestum praetulit utili,
Reiecit alto dona nocentium
Vultu, per obstantis catervas
Explicuit sua victor arma.
Non possidentem multa vocaveris
Recte beatum: rectius occupat
Nomen beati qui deorum
Muneribus sapienter uti

Duramque callet pauperiem pati
Peiusque leto flagitium timet,
Non ille pro caris amicis

Aut patria timidus perire.

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38. Ducentis 39. Consul. Come secondo il

- rectus: che non piega nè da una parte nè dall'altra, « saldo ». 37. Vindex: « punitore » e quindi << nemico ». pecuniae: gen. poetico di difetto. linguaggio degli Stoici il sapiente è Baotleús, così in quello del poeta egli, cioè il suo animo, diventa consul. Nè faccia troppo meraviglia il vedere accompagnato animus da un'apposizione che parrebbe addirsi meglio a persona. I Latini dissero animus censor, rex, proscriptor, carnifex, magister, exercitor, tortor, liberator. non unius anni: come Lollio era stato nel 733. 40. quotiens: cioè totiens quotiens. Ogni vit40-41. bonus atque fidus Iudex: honestum: «il dovere ».

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42. dona: « le corruzioni ».

toria sul male è un consolato. << nel suo criterio retto e costante ». utili: «al privato vantaggio ». nocentium: poeticamente per malorum. 42-43. alto ... Vultu: come di chi disprezza. 43. per obstantis catervas: « attraverso le contrastanti orde » degli invidiosi e dei malevoli, chè questo verso e il seguente, come si ricava dal sua arma (= animi arma), vanno intesi ancor essi nel senso metaforico. Il quale naturalmente non toglie che una simile forma di elogio, come già dicemmo, sarebbe stata evitata nel 738 e negli anni immediatamente successivi. 45. vocaveris: per il futuro semplice vocabis. Cf. Epod. I, 32. 46. Recte « giustamente ». beatum: nel senso insieme di « felice » e di « ricco >>. 48. sapienter: « da filosofo ». Si riferisce anche al seguente pauperiem pati. 50. Peius: più efficace che magis. 51. ille: la stessa enfatica ripresa del soggetto che vedemmo in Carm. I, 2, 16: nec dulces amores Sperne puer neque tu choreas.

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X.

O crudelis adhuc et Veneris muneribus potens,
Insperata tuae cum veniet pluma superbiae
Et, quae nunc umeris involitant, deciderint comae,
Nunc et qui color est puniceae flore prior rosae
5 Mutatus Ligurinum in faciem verterit hispidam,
Dices: heu!» quotiens te speculo videris alterum
<< Quae mens est hodie, cur eadem non puero fuit?
Vel cur his animis incolumes non redeunt genae? »

X.

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XI.

Est mihi nonum superantis annum
Plenus Albani cadus; est in horto,

È scritta per un fanciullo amato dal poeta e insensibile all'amor suo, quel Ligurino che vedemmo in Carm. IIII, 1. Naturalmente il trito argomento consente un grande numero di confronti, tra i quali il più stringente è dato da un epigramma di Stratone (Anth. Pal. XII, 186): Αχρι τίνος ταύτην τὴν ὀφρύα τὴν ὑπερόπτην, Μέντορ, τηρήσεις, μηδὲ τὸ Χαῖρε, λέγων, Ὡς μέλλων αἰῶνα μένειν νέος, ἢ διὰ παντὸς Ὀρχεῖσθαι πυρίχην; Καὶ τὸ τέλος πρόβλεπε. Ηξει σοι πώγων, κακὸν ἔσχατον, ἀλλὰ μεγίστον· Καὶ τότ ̓ ἐπιγνώσῃ τί σπάνις ἐστὶ φίλων. 1. Veneris muneribus. Cf. II. III, 54-55: δῶρα Αφροδίτης, Η τε κόμη τό τε εἶδος. 2. Insperata: « non aspettata ». pluma: « lanugine ». tuae superbiae: dat. di agente in dipendenza da Insperata. 3. deciderint: « saranno state tagliate », giacchè decido è în certo modo il passivo di decido. 4. puniceae. Cf. Epod. VIIII, 27. Del colore della rosa è già in Pindaro che ha in un frammento degli Opηvoɩ (Christ. I, v. 2): φοινικορόδοις ἐν λειμώνεσσι. 5. Ligurinum: invece di te. Ma il nome dice assai più che non direbbe il pronome, significando quasi « la vantata bellezza di Ligurino ». hispidam: «barbuta >>. 6. speculo: ablat. strum. In speculo sarebbe stato e contro l'uso della lingua e contro la regola seguita costantemente da Orazio nel quarto libro e nel carme secolare di non elidere mai le finali lunghe (eccezione apparente a questa regola è tui est in Carm. IIII, 3, 21; ma non par dubbio che in quel caso si debba invece elidere la vocale iniziale di est, leggendo tuist). alterum: << diverso >>. 8. his animis: « coi sensi d'ora ». È ablat. assoluto.

XI. — Il poeta invita una sonatrice Fillide (È forse la stessa di Carm. II, 4? Certo quella era ancilla e questa donna di non gran condizione, secondo i vv. 21-24), suo ultimo amore, a festeggiare con lui il genetliaco di Mecenate (13 aprile). È l'unica ode del libro dove Mecenate è nominato: forse perchè il libro fu scritto ad istanza di Augusto e tra Augusto e Mecenate dal 733 in poi le relazioni non erano così amichevoli come prima.

1. nonum superantis annum: d'una antichità non spregevole dunque. 2. Albani: vino d'Alba, che rivaleggiava in bontà col Falerno (Sat.

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rone.

Phylli, nectendis apium coronis;
Est hederae vis

Multa qua crinis religata fulges;
Ridet argento domus; ara castis
Vincta verbenis avet immolato
Spargier agno;

Cuncta festinat manus, huc et illuc
Cursitant mixtae pueris puellae;
Sordidum flammae trepidant rotantes
Vertice fumum.

Ut tamen noris quibus advoceris

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11, 8, 16). in horto: sottintendi meo che può facilmente supplirsi dal mihi del principio. La parola hortus (= «giardino ») fa supporre che il poeta si trovasse nella sua abitazione a Roma. 3. nectendis...coronis: dat. finale. 4. vis: per copia, come spesso anche in Cice5. qua crinis religata fulges: « che ti fa bella quando allacci i capelli con le sue ghirlande », se qua è in doppia dipendenza da reli gata e da fulges. Ma altri preferiscono farlo dipendere dal solo fulges e dare al religata comas valore concessivo, interpretando « che basta a farti bella, se anche in un semplice nodo raccogli i capelli (religata comas. Cf. Carm, I, 5, 4 e II, 11, 23-24) ». Qualcuno anche ha voluto vedere in fulges piuttostochè un presente da fulgere un futuro dall'arcaico fulgere. 6. Ridet: « s'allieta ». argento: cioè di oggetti d'argento e in genere preziosi, che in segno di festa vengono oggi dai loro ripostigli ad abbellire la casa. ara: « l'altare » di zolle, improvvisato, come in Carm. I, 19, 13. castis: << rituali ». 7. verbenis. Cf. Carm. I, 19, 24. avet: << desidera ». È forma del linguaggio famigliare ben usata in quest'ode tutta casalinga. 7-8. immolato ... agno: cioè del sangue di un agnello immolato. Ma il curioso è che secondo Censorino (De die natali, 2) ut Varro testatur in eo libro cui titulus est Atticus et est de numeris, id moris institutique maiores nostri tenuerunt, ut, cum die natali munus annale genio solverent, manum a caede ac sanguine abstinerent, ne die qua ipsi lucem accepissent alii demerent. Bisogna dunque credere o che Orazio non tenesse conto di questa prescrizione oppure che essa legasse la sola persona di cui ricorreva natalizio e non chiunque un natalizio volesse festeggiare. - Spargier. Non offre riscontro alcuno nelle liriche d'Orazio; ma che non fosse estranea al linguaggio popolare la forma antiquata dell'infinito in -er, restituita al linguaggio poetico per simulazione epica di arcaismo da Vergilio, risulta chiaro dalle satire e dalle epistole di Orazio stesso, dove per ben cinque volte s'incontrano laudarier, sectarier, ecc. 9. Cuncta festinat manus: « ogni mano è in faccende » dando a festinat valore intransitivo o « la mano [l'opera, cioè, dei servi] affretta ogni faccenda » dando a festinat valore transitivo. 10. puellae: non comune nel significato di « schiave», del resto qui ben sicuro per l'analogia del pueris precedente. 11. flammae: « del focolare ». 12. Vertice: « su la cima loro ».

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<< lingueggiano ».

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trepidant:

13. Ut

tamen noris: forma anche questa che risente del linguaggio famigliare

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