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Gens quae cremato fortis ab Ilio
Iactata Tuscis aequoribus sacra
Natosque maturosque patres
Pertulit Ausonias ad urbes,
Duris ut ilex tonsa bipennibus
Nigrae feraci frondis in Algido
Per damna, per caedes ab ipso

Ducit opes animumque ferro.
Non hydra secto corpore firmior
Vinci dolentem crevit in Herculem
Monstrumve summisere Colchi
Maius Echioniaeve Thebae.
Merses profundo: pulchrior evenit;

effugere est triumphus: ossimoro.

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di << grasso ». 53. fortis : << impavida >>. cremato ab Ilio: « da gl'incendi di Troia ». Può essere che ad Annibale non fosse ignota la leggenda dell'origine troiana di Roma che era già nota a Pirro. 54. lactata: da accordarsi con sacra: le sacre immagini » dei Penati. Il poeta ha dinanzi agli occhi, fra tutte le altre, la figura di Enea. 55. Natos: con

sacra.

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riferimento principale ad Ascanio. maturos patres: «i padri gravi d'anni » con particolare riferimento ad Anchise. 56. Pertulit: « portò a salvamento »>. 57. tonsa: troncato ». 58. Nigrae... frondis: « di oscuro fogliame » che è poi quello dei lecci stessi. 59. Per damna, per caedes: « attraverso le offese, attraverso le stragi ». Per damna andrebbe riferito più propriamente alla Gens. Ma è questo un caso di quella σúyxuoiç che vedemmo in Carm. III, 11, 42. 60. opes animumque: «forza e coraggio ». — 61. secto corpore: « dal suo corpo troncato giacchè, come si sa, ad ogni testa che le veniva tagliata dal ferro dell'eroe ne succedevano su la monca cervice due. — firmior: « più ostinata >>. 62. Vinci dolentem: « disperato della sconfitta » che poi non avvenne. 63. summisere: « germogliarono » dalla loro terra fertile di prodigi. Colchi: per la « Colchide ». Il poeta pensa alla leggenda di Giasone, al drago custode del vello d'oro, ai tori spiranti fiamme dalle narici, alla messe di armati che balzò fuori dai solchi seminati coi denti di quel drago, arati con quei tori. 64. Echioniae: perchè Cadmo fondò Tebe con l'aiuto di Echione, unico sopravvissuto alla strage che dei giganti nati dai denti del drago menò l'eroe. Ma il mostro a cui il poeta pensa è la Sfinge. 65. Merses: << cacciala al fondo ». È in realtà una protasi ipotetica, di cui fu poeticamente soppresso il si. Cacciati al fondo i Romani aveva veramente Annibale a Canne. profundo: abl. con evenit (= « torna a galla »). pulchrior: da pulcher nel significato di « vittorioso », « glorioso » che è di già in Ennio il quale ha Romulus pulcer (Ann. I, fr. 43 v. 80 Valmaggi) e fu risuscitato poi da Vergilio per quel felicissimo senso che egli ebbe dell'antichità. Cf. Aen. VII, 756-657: satus Hercule pulchro Pulcher Aventinus e 761 : Hyppoliti proles pulcherrima bello. Luctere: « lotta con loro come egli aveva fatto, giorno per giorno, ora per ora, dopochè s'ac

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Luctere: multa proruet integrum
Cum laude victorem geretque

Proelia coniugibus loquenda.
Carthagini iam non ego nuntios
Mittam superbos; occidit, occidit
Spes omnis et fortuna nostri

Nominis Hasdrubale interempto >>.
Nihil Claudiae non perficient manus
Quas et benigno numine Iuppiter
Defendit et curae sagaces
Expediunt per acuta belli.

forze».

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V.

Divis orte bonis, optime Romulae
Custos gentis, abes iam nimium diu:

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corse di non poterli sbigottire con un disastro subito e grande come quello di Canne. - proruet: « rovescerà ». Passa forse su la rannuvolata fronte di Annibale il triste presagio di Zama?. integrum: « nella pienezza delle sue 66-67. multa Cum laude: « tra i fragorosi applausi » di chi assiste a quel ludo vero. 68. coniugibus loquenda: « che racconteranno le spose » giacchè le sanguinose battaglie lascieranno vedove egualmente le donne dei vinti e dei vincitori. 69-70. nuntios ... superbos: come quando dopo la battaglia di Canne spedì tre moggi di anella tolte ai cavalieri romani. 70. occidit, occidit: ripetizione disperata. 71-72. fortuna nostri Nominis: « la fortuna della nostra nazione » (cf. nomen Latinum in Carm. IIII, 15, 13) o meglio forse « il buon augurio del nostro nome » intendendo proprio del nomen di Barca cioè « fulmine » dopo Amilcare ereditario nella sua famiglia. 73. Claudiae ... manus: le braccia dei Claudii » alla cui gente apparteneva la famiglia dei Neroni e quindi anche Druso. 75. curae sagaces: « i sagaci accorgimenti ». Così Tiberio si vanta presso Tacito (Ănn. (II, 26): se novies a divo Augusto in Germaniam missum plura consilio quam vi perfecisse. 76. Expediunt: « guidano districando ». per acuta belli. Puoi tradurre « attraverso le guerre sanguinose » poiche sarebbe difficile per noi trasferire alla guerra l'aggettivo « tagliente» (= acutus) che è proprio delle armi. Cf. per il gen. ipotattico Carm. II, 1, 23.

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V. È un'affettuosa ode ad Augusto, perchè torni finalmente in patria. Il ritorno d'Augusto in Roma fu il 4 luglio del 741 e la poesia non dovè essere scritta assai prima se da tempo durava l'assenza, come dal v. 2. 1. Divis... bonis: forse ablat. ass. (« per grazia divina »), forse ablat. di origine (<< da propizi numi »), giacchè Augusto era Clarus Anchisae Venerisque sanguis e per adozione figlio del divo Giulio. Romulae: per Romuleae. Cf. Carm. I, 15, 10.. 2. Custos. Noi con una consueta immagine: pollicitus. Ha valore causale:

< scudo ». - 3. Maturum: « sollecito >>.

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Maturum reditum pollicitus patrum
Sancto concilio, redi.

Lucem redde tuae, dux bone, patriae:
Instar veris enim vultus ubi tuus
Adfulsit populo, gratior it dies
Et soles melius nitent.

Ut mater iuvenem quem Notus invido
Flatu Carpathii trans maris aequora
Cunctantem spatio longius annuo
Dulci distinet a domo,

Votis ominibusque et precibus vocat
Curvo nec faciem litore demovet:
Sic desideriis icta fidelibus

Quaerit patria Caesarem.

Tutus bos etenim rura perambulat

(Nutrit rura Ceres almaque Faustitas),

« poichè hai promesso ». 3-4. patrum Sancto concilio. L'espressione presa in prestito dall'antico linguaggio ufficiale (però secondo questo non si sarebbe potuto applicare in senso stretto che all'assemblea dei soli senatori patrizi adunati, per esempio, per la nomina dell'interrex) dà al discorso un'impronta solenne. 5. Lucem. L'immagine è non in tutto simile a quella di Virgilio, Aen. II, 281: O lux Dardaniae, dove Ettore è proprio il sole, il giorno della Dardania al suo scomparire caduta nelle tenebre. Invece Cesare, come dai versi seguenti, è qui immaginato come lo splendore diffuso e brillante che al giorno aggiunge la primavera, quasi la species verna diei di Lucrezio (I, 6). Giustamente del resto, chè di Venere egli era un discendente. 7. Adfulsit: « brillò per giunta ». L'idea di aggiungere è nell'ad. it: « passa ». 8. melius: « più limpidamente >>. 9. invido: della felicità della madre che aspetta. 10. Carpathii trans maris aequora: « di là dalle distese del mar Carpazio »; a Rodi dunque o in Asia Minore, per quei tempi assai lon11. spatio longius annuo: « per più di un anno » giacchè longius ha valore temporale, come in Carm. Îl, 20, 4. 12. distinet: << trattiene lungi ». 13. Votis ominibusque et precibus. Ricorda le parole con le quali Livio chiude la prefazione della sua opera: cum bonis potius ominibus votisque et precationibus deorum dearumque ... libentius inciperemus. 14. faciem: « il volto » per « lo sguardo ». — 15. desideriis icta fidelibus: « ferita da un rammarico che non l'abbandona ». Simile è in Eschilo (Agam. 1163) iμéρw пenλnyμévos, ma non eguale, giacchè fuepos non è desiderium (cf. Carm. I, 24, 1), ma cupido. 16. Caesarem: « il suo Cesare ». 17. Tutus: « senza pericolo ». E non intenderei « senza pericolo di guerresche correrie », ma << senza pericolo d'esser costretto all'aratro ». Come il verso seguente dice, la terra tornata all'antico oro produce oramai da sè. etenim: solo qui. perambulat: lo stesso che in Carm. III, 18, 11-12: Festus in pratis vacat otioso Cum bove pagus. 18. Faustitas: personificazione e neologismo

tano.

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- rura

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oraziano. nel 718.

Pacatum volitant per mare navitae,
Culpari metuit fides,

Nullis polluitur casta domus stupris,
Mos et lex maculosum edomuit nefas,
Laudantur simili prole puerperae,

Culpam poena premit comes.

Quis Parthum paveat, quis gelidum Scythen
Quis Germania quos horrida parturit
Fetus, incolumi Caesare? quis ferae
Bellum curet Hiberiae?

Condit quisque diem collibus in suis
Et vitem viduas ducit ad arbores;

19. Pacatum: «pacificato » già fino dalla disfatta di S. Pompeo volitant: trasferito dalle vele agitate dal vento ai marinari. 20. metuit: nel senso medesimo che ha metuente in Carm. II, 2, 7. 21. Nullis ... stupris. L'allusione è alla lex Iulia de adulteriis del 736. 22. Mos et lex: « la morale ristabilita dalla legge ». Chi legge ripensa a Carm. III, 24, 35-36: Quid leges sine moribus Vanae proficunt...? maculosum: «che macchia » la discendenza imbastardita. È usato attivamente. 23. Laudantur simili prole puerperae. I commentatori citano a riscontro un verso d'Esiodo ("Epy. K. nu. 235): Τίκτουσιν δὲ γυναῖκες ἐοικότα τέκνα γονεῦσιν e un passo di Catullo (LXI, 214-218): Sit suo similis patri Manlio et facile inscieis Noscitetur ab omnibus Et pudicitiam suae Matris indicet ore. Ma è stata sollevata recentemente la questione, se non si celi in questi versi un'allusione a un fatto o a una persona in particolare. E si è pensato che l'allusione possa essere a Giulia, figlia di Augusto, diffamata più tardi per le sue scandalose avventure, i cui figliuoli (nel 740 erano almeno tre) rassomigliavano maravigliosamente al loro padre Agrippa. Cf. Macrobio, Sat. II, 5. 24. premit: « incalza ». nel 734 restituì le insegne crassiane. lida Scizia ». D'una disfatta della tribù (738) ci parla Dione (LIII, 20).

25. Parthum: perchè Fraate gelidum Scythen. Noi: «la gescitica dei Sauromati sul Danubio 26. Quis Germania quos: duro iperbato dovuto al valore quantitativo, due lunghe e due brevi, di Germania. Il poeta pensa alla recente vittoria sigambrica. horrida: << ispida » con allusione alla selvaggia natura del paese. quasi fossero parti di belve.

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27. Fetus:

28. Hiberiae. 1 Cantabri erano stati definitivamente domati da Agrippa nel 735. 29. Condit... diem: << vede_tramontare il sole ». Čf. Vergilio, Ecl. VIIII, 52 cantando condere soles. Il senso è che si può ora passare indisturbati l'intera giornata nei propri vigneti, il che non avveniva nei tempi faziosi delle guerre civili. collibus: per «i vigneti » il luogo dove i vigneti sorgevano. (Cf. Carm. I, 20, 11-12: Formiani ... colles). suis: quasi « non contesi » da nuovi proprietari, istituiti da una nuova fazione. 30. vitem: singolare collettivo. viduas. Piuttosto che « vedovi » traduci « non ammogliati >> che è veramente questo il loro primo matrimonio. Le piante che s'ammogliano alla vite sono generalmente il pioppo (cf. Epod. II, 10) e il platano (cf. Carm. II, 15, 4). - ducit: «marita ».. Cf. ducere uxorem.

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Hinc ad vina redit laetus et alteris
Te mensis adhibet deum,

Te multa prece, te prosequitur mero
Defuso pateris et Laribus tuum
Miscet numen uti Graecia Castoris

Et magni memor Herculis.

<< Longas o utinam, dux bone, ferias
Praestes Hesperiae » dicimus integro
Sicci mane die, dicimus uvidi

Cum sol oceano subest.

VI.

Dive quem proles Niobea magnae
Vindicem linguae Tityosque raptor

-

31. Hinc: « cioè dai suoi vigneti ». ad vina: cioè alla cena che l'aspetta. 31-32. alteris ... mensis: « alle seconde mense ». Così si chiamava, diremmo noi, la seconda portata con la quale si cominciava a bere, e prima s'invitavano ad assistere i Penati. (Ĉf. Vergilio, Aen. V, 62-63 adhibete penates Et patrios epulis) e si onoravano di libazioni.

32. adhibet: << invita ». deum. Già nel 724 dopo la sottomissione dell'Egitto aveva decretato il senato ἐν τοῖς συσσιτίοις οὐχ ὅτι τοῖς κοινοῖς ἀλλὰ καὶ τοῖς ἰδίοις πάντας αὐτῷ σπένδειν (Cassio Dione, LI, 19). Così Augusto o meglio il genius Augusti entrava nel numero dei Lares publici prima ancora della morte del novissimo eroe. 33. prosequitur. È uno di quei verbi il cui significato generico deve specificarsi su la scorta dei complementi che li accompagnano Qui « onora ». 34-35. tuum. numen: « la tua divinità ». 35-36. Castoris... Et magni ... Herculis: genit. dipendenti al tempo stesso da un sottinteso numen e da memor. 37. Longas ferias: lunghi giorni di festa dopo tante rovine di guerra. In questo voto finemente si cela un altro voto non espresso di lunga vita all'autore di così bella pace. 38-39. integro die: « quando il giorno è ancora intatto » ossia nelle preghiere mattutine. 39. sicci. Cf. Carm. I, 18, 3. uvidi: cioè dopo le abbondanti libazioni. Cf. Carm. II, 19, 18.

...

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VI. È una specie di proemio o preludio al Carme secolare, al buon esito del quale il poeta invoca la cooperazione del dio a cui quel Carme sarà particolarmente dedicato (vv. 1-28) e poi con un felicissimo passaggio (vv. 29-30) quella del suo coro (vv. 31-40) e in ispecie delle fanciulle che lo compongono (vv. 41-44). La data è naturalmente quella del 737.

1-2. magnae Vindicem linguae: «castigatore del forsennato vanto >> che la figlia di Tantalo si diede. Come è noto, eila perchè madre di sei figli e di sei figlie, si vantò maggiore di Latona che aveva solo Apollo e Diana. E i Latoidi ne sterminarono i figli ed ella fu trasportata sul Sipilo Ενθα, λίθος περ ἐοῦσα, θεῶν ἐκ κήδεα πέσσει (ΙΙ., XXIIII, 617). magnae linguae è stato tradotto alla lettera dal greco μeráλn ràŵooɑ

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