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Iam durum imperiis: abi

Quo blandae iuvenum te revocant preces.
Tempestivius in domum

Paulli, purpureis ales oloribus,
Comissabere Maximi,

Si torrere iecur quaeris idoneum.
Namque et nobilis et decens

Et pro sollicitis non tacitus reis

9. Tem

lustra decem: « un cinquantenne ». Il Greco avrebbe detto o col participio presente di εἶναι: ὄντα περὶ ἔτη πεντήκοντα ο con l'articolo: τὸν περὶ ἔτη πεντήκοντα. Ma il Latino non ha quel participio nè l'articolo e Orazio ha adoperato arditamente Circa lustra decem col valore di sostantivo. Così Ovidio, Metam. 1, 20: Frigida pugnabant calidis, humentia siccis ... sine pondere habentia pondus, dove sine pondere vale « gli imponderabili »>. flectere: «piegare ai volteggi » (cf. Carm. III, 7, 25). L'immagine è tolta da un cavallo ormai innanzi negli anni e per questo pigro, se non lo punge a sangue lo sprone. mollibus: in antitesi col seguente durum, da cui forse questo dat. dipende. Dico forse, perchè non è poco probabile una dipendenza da flectere: nel qual caso mollibus ... imperiis sarebbe invece ablat. strumentale. abi: un imperativo violento, al quale fan riscontro le preghiere piene d'inviti (blandae ... preces) con le quali i giovani richiamano la dea che li ha lasciati. pestivius : « piú giustamente ». — in domum. L'accusativo con comissabere («gozzoviglierai ») è veramente senza riscontro in Latino. Ma come si rileva dal purpureis ales oloribus (= «a volo su i luminosi cigni »>, cf. Carm. III, 28, 15 e III, 15, 15), è stata dal poeta soppressa, o meglio inclusa, nel comissa bere l'idea di un moto antecedente che fa la parola più esattamente equivalente a « ti recherai a gozzovigliare ». 10-11. Paulli... Maximi: Paolo Fabio Massimo console nel 743 e nato dunque nel 710 o poco prima perchè Augusto, come mostrano gli esempi di C. Asinio Gallo nato nel 713 e console nel 746, di L. Calpurnio Pisone, nato nel 705 e console nel 739, di C. Giullo Antonio, nato fra il 710 e il 711 e console nel 744, si curava di conferire il consolato ai rampolli della più alta nobiltà, possibilmente nel corso del trentatreesimo anno. Fu dunque contemporaneo di Ovidio che gli fu anche amico e nelle Epist. ex Ponto ne loda due volte l'abilità come patronus (1, 2, 118 e II, 3, 35) e per via di sua moglie Marcia era congiunto anche di Augusto, del quale negli ultimi anni di regno fu l'intimo consigliere (Cf. Tacito, Ann. I, 5). 11. Comissabere. È dal greco кwμάzw. Prima che i Romani aggiungessero alla fine del loro alfabeto le lettere x, y, z corrispondenti alle greche E, u, Z, usavano riprodurre lo Z con ss, come in badisso, tarpessita e in una quantità di altri esempi conservatici specialmente da Plauto. Ora le parole greche entrate presto nel comune linguaggio romano conservarono la più antica forma di trascrizione. 12. iecur poichè gli antichi vi ponevano la sede delle passioni. 13. et ripetuto con enfasi cinque volte nella enumerazione dei pregi di Massimo, come cinque volte nei vv. 29-32 è ripetuto con enfasi nec nella enumerazione delle cose che più non convengono a Orazio. decens: « leggiadro». Cf. Carm. I, 4. 6. 14. non tacitus: litote per « eloquente ». - reis: « gl'incolpati ».

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Et centum puer artium

Late signa feret militiae tuae,
Et quandoque potentior

Largi muneribus riserit aemuli,
Albanos prope te lacus

Ponet marmoream sub trabe citrea.
Illic plurima naribus

Duces tura lyraeque et Berecyntiae
Delectabere tibiae

Mixtis carminibus non sine fistula;
Illic bis pueri die

Numen cum teneris virginibus tuum
Laudantes pede candido

In morem Salium ter quatient humum.
Me nec femina nec puer

Iam nec spes animi credula mutui

...

15. puer: perchè non ancora ammogliato. Con un traslato simile noi di un celibe siamo soliti dire « giovinotto ». — centum ... artium: genit. di qualità o descrittivo. Artes, propriamente « scienze », sono qui dette ironicamente le maniere di provocare il piacere. 16. signa militiae tuae: « le tue bandiere » quando conquistato da te verrà aggiunto al tuo esercito. 17. quandoque; per quandocumque, qui e nell'ode seguente al v. 33. 17-18. potentior Largi muneribus ... aemuli: << trionfando (potentior è qui poeticamente per superior) dei doni di un munifico rivale ». 19. Albanos prope ... lacus: dove Massimo aveva, pare, una villa. I due laghi Albanus e Nemorensis sono vicini uno all'altro. 19-20. te ... Ponet marmoream: « ti innalzerà una statua di marmo ». Cf. aeneus ut stes : « perchè ti s'innalzi una statua di bronzo » (Sat. II, 3, 183). Nè mancano analogie greche. Erodoto (II, 41) ha: OûTos ἕστηκε λίθινος. 20. trabe sined doche per il tetto » del tempietto innalzato alla dea. citrea. Il legno odoroso del cedro africano (thuia vermiculata dei naturalisti) era per la sua solidità adoperato spesso nelle costruzioni. 21. Illic: in quel tempietto fra i due laghi. 22. Duces: << aspirerai >>. 22-23. Berecyntiae... tibiae: il curvo corno usato propriamente nelle sacre cerimonie della dea Cibele. 24. carminibus: evidentemente « suoni » giacchè ne dipendono i gen. lyrae ẹ tibiae. non sine fistula cioè non sine carmine fistulae, con una brachilogia che ricorda il lituo tubae Permixtus sonitus di Carm. I, 1, 23-24 e il Sonante mixtum tibiis carmen lyra di Epod. VIIII, 5. 25. bis... die: la mattina e la sera. 26. teneris virginibus: « giovinette ». 27. Laudantes: cioè cantando ». - pede candido: << col piede lucente ». È un particolare questo del piede bianco nudo, aggiunto nella poesia, così come nella realtà, ad accrescere il pittoresco effetto della danza. 28. Salium. Cf. Carm. I, 36, 12. —ter: « in 30. animi... mutui: « di

tre tempi » come in Carm. III, 18, 16.

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Nec certare iuvat mero

Nec vincire novis tempora floribus.
Sed cur heu! Ligurine, cur

Manat rara meas lacrima per genas?
Cur facunda parum decoro

Inter verba cadit lingua silentio ?
Nocturnis ego somniis

Iam captum teneo, iam volucrem sequor
Te per gramina Martii

Campi, te per aquas, dure, volubilis.

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corrisposti sensi >>. 32. novis... floribus: « fiori primaverili » (Cf. Carm. III, 4, 12: fronde nova) convenienti al fiorire della primavera nel cuore. 33. Sed. Mentre il poeta respinge da sè la dea, s'accorge ad un tratto, maravigliando, d'esserne già prigione. cur: « per qual ragione » quasi qua re. La ripetizione del cur indica bene la meraviglia del poeta che vede risorgere in sè la passione ritenuta spenta. 34. rara: per alcuni << insolita ». Io preferirei vedere nell'epiteto una allusione allo stato presente del poeta e intendere del pianto cocente e lento che riga le guancie di chi è in preda a un grande dolore. 35. parum decoro: << men conveniente » all'età del poeta. E nota l'ipermetro, il quale respingendo a far parte del verso seguente l'ultima sillaba di decoro riesce imitativo del passionato e interrotto linguaggio dell'amore. Così di Didone Vergilio (Aen. IIII, 76): Incipit effari mediaque in voce resistit. — 36. cadit: manca ». È traduzione più fida del saffico: κaμ μèv rhwooα Féaye (Hiller 4, 2, 8) che non sia quella di Catullo (41, 9): Lingua ... torpet.

38. lam... iam: più efficace e vivo che non il comune modo... modo. volucrem: « nel tuo volo ». Tanto è rapido il giovinetto nella corsa e nel nuoto ! sequor. Veramente è questa un'azione che deve precedere l'impadronirsi (captum tenere) dell'alato fuggiasco. Ma l'amato nell'impazienza del suo desiderio vede prima quello che avverrà dopo (ůστeрov πρότερον). – 40. aquas: del Tevere. Nota il contrasto tra aquas... volubilis e il frapposto dure.

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II.

II.

Pindarum quisquis studet aemulari, I-
ulle, ceratis ope Daedalea
Nititur pinnis vitreo daturus.
Nomina ponto.

Monte decurrens velut amnis imbres
Quem super notas aluere ripas,

Nel 738 dopo la clades Lolliana Augusto in persona era partito per la Gallia invasa dai Sigambri (una tribù germanica tra il Reno e la Lippe) sui quali col solo nome riportò un facile successo. In quella occasione C. Giullo Antonio, un membro della famiglia imperiale dovè rivolgersi ad Orazio, invitando lui, Pindaro romano, a celebrare le imprese di Cesare. E il poeta rispose con quest'ode, veramente pindarica, dove respinta prima da sè la salutazione gloriosa, eccita invece all'arduo cimento Antonio stesso che istituito da Crassicio (cf. Svetonio, De gramm. 18) e autore di una Diomedea in dodici libri, godeva anche egli fama di verseggiatore. C. Giullo (questo nome egli ebbe dal padre Marco il quale volle significare così che per parte di donne anche i suoi discendevano dal mitico lulo) Antonio al quale la poesia è dedicata era nato tra il 710 e il 711 da M. Antonio il triumviro e da Fulvia. Educato affettuosamente dalla matrigna Ottavia, fu ritenuto da Augusto come parte della propria casa, onorato del sacerdozio, della pretura (641), del consolato (744), del governo di provincie, perfino di matrimonio con Marcella, figlia di Ottavia e sua nipote. Ma nel 752 fu costretto ad uccidersi per le sue relazioni con Giulia, figlia del suo protettore ed affine.

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1. aemulari: con l'accus. come s'usa ad indicare un'onorata e nobile rivalità, non col dat. che è usato ad indicare bassa ed ignobile invidia. 1-2. I-ulle: così diviso tra i due versi, giacchè l'I di lulus Iullus è costantemente vocale nè presso i poeti classici s'incontra mai applicata la sinizesi alle prime due sillabe di quel nome. Ora la divisione di una parola tra due versi della strofe saffica s'incontra tre sole volte in Orazio (Carm. I, 2, 19-20; I, 25, 11-12 e II, 6, 7-8) e sempre fra il terzo verso ed il quarto, su l'analogia di Saffo per la quale l'ultimo endecasillabo e l'adonio formavano un verso solo. Ma su Orazio potè ben agire questa volta una preoccupazione nuova : l'imitazione della lirica pindarica che non è scarsa davvero di queste spezzature. cioè cera alligatis, come dice Ovidio (Metam. VIII, 189). << dall'arte di Dedalo ». Ma non è inverosimile che ope Daedalea sia opposizione di ceratis ... pinnis, quasi « dedaleo sussidio ». 3. Nititur: « si leva su » o meglio « tenta levarsi su,» avendo l'idea secondaria dello sforzo preso il posto di quella principale del volo. vitreo: « cristallino ». daturus: non « per dare » ma « destinato a dare ». 4. Nomina: il plurale stesso di Carm. III, 27, 76. ponto. L'allusione è alla leggenda di Icaro che levatosi a volo su le ali adattategli agli omeri dal padre Dedalo cadde nel mare, secondo la leggenda da lui detto Icario (In realtà quel nome veniva dall'isola Icaros).

<< conosciute » da lui stesso. aluere: « crebbero >>.

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2. ceratis: ope Daedalea:

6. notas: 7-8. pro

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fundo... ore. È abl. di qualità da unirsi strettamente con Pindarus, come dimostra la posizione delle parole. L'immagine insolita della bocca che scende quasi nelle viscere a significare la poesia che zampilla dalle intime scaturigini dello spirito non so se possa letteralmente trasportarsi in Italiano. Puoi tradurre: « la profonda vena di Pindaro ». 9. Laurea: <corona d'alloro ». donandus dignus qui donetur: « degno del dono ». 10. per audacis ... dithyrambos: « attraverso l'audacia dei suoi ditirambi ». In che consista l'audacia loro è spiegato dai nova. .. Verba e dai numeris Lege solutis. — 10-11. nova... Verba: le numerose parole composte, poichè χρησιμωτάτη ἡ διπλῆ (composita) λέξις τοῖς διθυрaußоnоlois, secondo Aristotile Rhet. III, 3. 11. fertur: « si abbandona ai ». 11-12. numeris... Lege solutis. Dovevano dunque i ditirambi pindarici mancare alle severe leggi della corrispondenza antistrofica così accuratamente osservate da Pindaro negli epinici che ci sono rimasti. reges non i sovrani di cui si celebrano le vittorie istmiche, pitiche, nemee, olimpiche (essi non erano sanguis deorum, rè domarono Centauri o Chimere), ma « gli eroi » del buon tempo antico. 13. cecidere: « furono spenti » giacchè caedo è il causativo di cado. per quos: « per il loro braccio » poichè quel sanguis deorum non era mosso da sete di distruzione o di morte, ma dal volere dei suoi padri immortali, di cui si fece obbediente strumento. 17-18. Elea... Palma: cioè il ramo di palma, che si dava in Pisa d'Elide ai vincitori delle gare olimpiche, in tempi però posteriori a Pindaro- Cf. Carm. I, 1, 5. 18. caelestis: cioè « simili agli dei » too0éous, giacchè quella palma... nobilis Terrarum dominos evehit ad deos. Cf. Carm. I, 1, 5-6. pugilemve equumve: « pugilatore o auriga ›. Equus sta per metonimia invece di auriga (anche noi diciamo « fanti e cavalli» per fanti e cavalieri ») e i vincitori di due gare pei vincitori di tutte. 19. centum potiore signis: « preferibile a cento simulacri ». Statue dei vincitori venivano innalzate nel bosco sacro vicino ad Olimpia e nelle loro città natali. 20. Munere: l'epinicio, cioè, del poeta, che sarà 21. Flebili sponsɗe: « alla fidan

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aere perennius (Carm. III, 30, 1).

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