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3. Contengono una decisione d' una questione controversa fra gli antichi giureconsulti (3).

§. 67. 4. Le Istitute.

Fin da quando si diè opera alle Pandette, si potè ravvisare come una compilazione di tanta mole non potesse soddisfare allo scopo, cui miravasi nello insegnamento del diritto ai principianti. Per porre adunque un riparo alla mancanza di un libro elementare, impose Giustiniano a Triboniano di redigere, Teofilo, e Doroteo, un ristrettissimo sistema di diritto, che portasse il nome d'Istilute. Doveano esporvisi i principali fondamenti della scienza del diritto (4), e tuttochè riguardano all' antico diritto doveano attenersi precipuamente alla pratica (5). Sulle Istitute di Gaio si basarono quelle di Giustiniano, le quali non sono dietro ciò che una nuova redazione dell'opera di Gajo, libro elementare fino allora nello

Fual certo facil cosa che, in compilar le Pandette, si rinvenissero decisioni controverse negli scritti de' giureconsulti. La legge di Citazione di Valentiniano essendo abrogata, e tanto più essendo malagevole lo stare al numero dei suffragi, inquantochè niun giureconsulto antico avesse special preferenza sugli altri, non ardivano addossarsi l'incarico di sciogliere di per sè la questione, fu mestieri che Giustiniano con particolari decisioni finisse quelle diversità. Molte di que-insegnamento del diritto, ma oramai ste decisioni, in numero di 34. aveano già veduta la luce innanzi il 580, allorchè ebbe principio il lavoro delle Pandetle (1). Durava la compilazione delle Pandette, ch'esse ascesero a 50, ed ebbero luogo dipoi nel nuovo Codice (S. 69) (2). S'ignora pur non ostante, se tutte vi sieno inserite, e a quali distintivi si possano riconoscere. Son questi i segni per cui si sogliono co

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non del tutto accomodato alla pratica. Nel riformare le Istitute di Gajo, si allontanarono le cose andate in disuso, e si fece tesoro delle nuove costituzioni di Giustiniano. Il 21 Novembre 533 furono pubblicate le Istitute, e il 30 Decembre dell'anno istesso, rivestirono, insieme alle Pandette, legale autorità (6). Teofilo, uno dei collaboratori, ne fece un corso in greco, da questo provenne il commentario noto col titolo di Theophili_antecessoris Paraphrasis græca Institutionum cæsarearum, il migliore per noi posseduto (7).

(5) Proem. J. §. 3. in fine. Hugo, pag. 1079.

(6) Const. Tanta et. const. Dedit. §. II Proemium Institutionum. In questa ultima costituzione Giustiniano dimostra il fine e il contenuto delle Istitute, e le conferma.

(7) Hugo, p. 1097. - Zimmern, §. 108, V. su tal rapporto il manoscritto di Teofilo a Messina.

§. 68. Della divisione delle Istitute.

Le Istitute son divise in quattro libri, ciascuno dei quali contiene più titoli (1). Vanno per la maggior parte preceduti da un principium e sono distinti in paragrafi. Solevansi citare le Istitute per via dei titoli e delle parole, che cominciano i paragrafi; a modo di esempio:

$. fratris vero, J. de nuptiis. Ma al presente citansi d'ordinario per via dei titoli e dei numeri dei paragrafi, come:

§. 3. J. de nuptiis. Od anche, coi soli numeri: §. 3. J. I. 10.

O riunendo questi due modi di ci

tare:

§. 3. J. de nuptiis, (1, 10).

§. 69. 5. Il nuovo Codice.

Terminate le Pandette e le Istitute, Giustiniano comandò, che si rivedesse il Codice pubblicato nel 529 (§ 61). Questa revisione era addivenuta necessaria inquantochè Giustiniano avea, da quel tempo, dato in luce molto gran numero di nuove costituzioni, specialmente le 50 decisioni (§ 60), che modificavano, mutavano e facean perfetto il diritto contenuto nelle Pandette, e che non erano nel Codice antico. Diè perciò ufficio a Triboniano, nel 534, di rivedere il Codice, insieme ad altri

Viglio di Zuichem lo pubblicò a Basilea nel 1534 in fol. Giacomo Curzio lo tradusse in latino. Carlo Annibal Fabrot lo corresse sopra altri manoscritti e lo pubblicò a Parigi nel 1638, e in seguito, cioè nel 1657 colla traduzione di Curzio che egli conservò ma corresse. La migliore e la più completa arricchita di varianti e di note, e d'una traduzione la tina che non lascia niente a desiderare, è quella di Guillaume Otto Reitz, pubblicata a La Haye, 1751, in 2 vol. in 4. Fu annunziata una traduzione francese da M. Hamon, avvocato alla Corte Reale di Rennes. È stata ancora tradotta in alemanno da Wuestemann. Berlino 1823.

quattro giureconsutti Doroteo, Menna, Costantino e Giovanni; d'aggiungervi le nuove costituzioni e meglio conciliarlo col Digesto e colle Istitute. Questa revisione fu tratta a fine nell'anno istesso, in che era stata imposta, e la nuova edizione del Codice (repetita prælectio) fu da Giustiniano confermata il 16 Novembre 534, venendo ad un tempo abrogato il Codice antico (2).

§. 70. Del contenuto e della divisione del nuovo Codice.

Il Codex repetitæ prælectionis non contiene che le costituzioni degl'imperatori, le quali, da Adriano fino a Costantino, non sono per la maggior parte che rescritti; ma da Costantino fino a Giustiniano, sono editti o leggi nel loro stretto significato. È repartito il Codice in dodici libri, che suddividonsi in titoli, dietro i quali vengon disposte le costituzioni, giusta le materie, cui si riferiscono; sono esse recate per ordine cronologico, ma spesso anche non per intiero. A capo d'ogni costituzione son posti il nome dell'imperatore, che la emanò, e della persona, cui è indirizzata; in fine è la data; benchè anche molte costituzioni si veggano sine die et consule (3). L'ordine delle materie è lo istessissimo del Digesto, sebbene il Codice, negli ultimi tre libri, contenga molte materie, che

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gonfio ed oscuro; e si conoscono col nome di vapai, diaτateis, novella constitutiones. È dubbio, se Giustiniano da per sè le disponesse in un dato ordine, siccome avea in animo (5); ma certo si è, ch'egli niuna raccolta ne diede in luce. Subito dopo la sua morte, fu fatta una collezione di 168 novelle greche (6), ma di questo numero 154 sole a Giustiniano, le altre spettano ai successori di lui. Più tardi, i glossatori riunirono

non si trovano nelle Pandette (1); per lo contrario, vi son state dimenticate molte costituzioni comprese nell'antico Codice e citate nell'Istitute (2). Molte costituzioni esistenti in origine nel Codex repetitæ prælectiones, sono andate perdute, colpa de' negligenti copisti. Solo nei tempi moderni sono state in parte reinte grate da Augustin, Le Charon, Cujacio e Conte, che in parte nelle Basiliche (S. 75), in parte negli atti del concilio di Efeso ed in altri fonti delle Novelle, e ne fecero 9 collazioni, diritto canonico le rintracciarono; don- ascendenti in tutto a 97 Novelle, imde il loro nome di Leges s. consti- perocchè le altre più non servivano tuliones restitutæ (3). Citasi il Co- alla pratica (7). Ogni collazione condice egualmentechè le Pandette, chia- tiene molti titoli, ognuno dei quali è mando, Lex ogni passo; per esem- d'ordinario una Novella; solamente la pio L. 22, C. mandati vel contra. Novella ottava forma due titoli, che Migliore sarebbe di scrivere const. sono il secondo ed il terzo della sein vece di lex (4) o citar brevemente: conda collazione. I glossatori, che Const. 22. C. IV, 35. sole novantasette Novelle ammisero Od anche indicando il titolo ed il nelle nove lor collazioni, non vennero

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in conseguenza a fare che novantotto titoli. Perciò chiamaronsi: extravagantes o novellæ extraordinariæ. Le collezioni moderne contengono le 168 Novelle, ma quelle accompagnate da una glossa vi si veggon confuse con quelle che non l'hanno; il che fa differire l'ordine e il numero delle Novelle nelle diverse edizioni (8).

§. 72. Epitome Juliani e Versio vulgala Novellarum.

Morto appena Giustiniano, comparve, verso l'anno 570, per opera di Giuliano insegnatore di diritto a Co

(6) Savigny, Istoria del Diritto Romano nel medio evo. t. III, p. 450. - V. il §. 95. Nota 5 in cui queste 97 Novelie sono indicate.

(7) Oltre queste 168 Novelle il corpus, Juris civ. contiene ancora 13 editti di Giustiniano, che invero sono pure Novelle, ma principalmente disposizioni particolari er certe città o provincie.

(8) Hugo, r. 1101. - Zimmern, §. 49 in Gine, e §. 110.

stantinopoli, un estratto in latino assai esteso, di cento venticinque Novelle; noto il nome di Epitome novellarum o di Liber novellarum; e ci ha dappoi ottenuta, soprattutto in Occidente, una grande autorità (4). Poco dopo la morte di Giustiniano fu fatta eziandio una versione completa delle Novelle, di cui sono sconosciuti gli autori. Fu in seguito chiamata dai glossatori Corpus authenticum (2), a cagione di distinguerla dall'Epitome Juliani; ed è quella che i glossatori han divisa in nove collazioni, e che al presente dicesi Versio vulgata (3).

§. 73. Del modo di citar le Novelle.

Secondo l'antico modo di citar le Novelle adottato dai glossatori, e seguito per lungo tempo dop'essi, po

(1) L'Epitome fu pubblicato prima da Boerio, a Lione nel 1512; in seguito da le Mire nel 1561; da Agostino nel 1567, e da F. Pithon, a Basilea, nel 1576, sotto questo titolo. Imp. Justiniani Novellæ constitutiones per Julianum de græco translate; Infine ristampato con qualche variazione, nel Petr. e Franc. Pithæi Observat ad codicem. Parigi 1689. p. 403. L'edizione del Corpus Juris,de Senneton (Lyon, 1349. 1350), Ved. più sotto §. 104 nota 3. Cpr. ancora Savigny, Istoria del Diritto Romano nel medio evo. t. II. pag. 11.

(2) Da ciò deriva il nome d'Authentica che i glossatori dettero alla tradu

neasi primieramente Auth., dipoi la rubrica del titolo sotto il quale trovavasi la Novella nella collazione dei glossatori (4); quindi si scrivevano le parole, che cominciavano il paragrafo, per le quali comprendevasi il capitolo della Novella, e finalmente seguiva il numero della collazione, e d'ordinario quello del titolo, come:

Auth. de hæred. ab intestato §. si quis. coll. 9. tit. 1.

Tal modo di citare è oggi fuor uso; ed essendo le Novelle, almeno in tutte le nuove edizioni fatte dopo l'edizione non glossata di Conte, disposte per numero nelle collazioni, citasi la Novella giusta il numero ch' hanno al presente, senza risguardare alla collazione. La precedente citazione si vorrebbe scrivere in tal guisa: Nov. 118, cap. 1. (5).

zione completa delle Novelle per distinguerle dalle Novella Juliani. - Savigny, t. III. p. 453, 488.

(3) Essa antichissima, ma ancora nocevolissima. È quella che si trova nel Corpus Juris civ. Ne son comparse migliori versioni per cura di Gregorio Haloander (1531) e di Giovan Federico Hombergkzu Vach nel 1717. - V. più sotto il §. 102.

(4) E non già come dice Hopfner (comm. §. 11, e 12, n. 7.) Le parole che cominciano la Novella.

(5) Nell' edizione colla glossa non si può cercare sotto questa cifra. V. il §. 71, infine.

SEZIONE TERZA

Delle vicende del Diritto Romano dopo Giustiniano.

I. IN ORIENTE.

§. 74. Versioni greche delle raccolte di Giustiniano.

Conciossiachè la lingua latina, in cui da Giustiniano eransi composte e pubblicate le sue raccolte di leggi, non fosse la lingua usata dai Bizantini, quelle ben presto in greco voltavansi; ma la traduzione or troppo diffusa, or troppo concisa, di rado fedele e rendente l'originale parola per parola, il che tuttavia Giustiniano avea richiesto, permettendo la versione delle sue raccolte (1). Abbenchè nessuna di queste versioni greche delle Istitute, del Digesto e del Codice emanasse da pubblica autorità, e tutte fossero opera di privati, pure in breve addivennero di molto maggior uso che gli originali. Si aggiunse a queste opere gran copia di costituzioni dei successori di Giustiniano; nè, sebbene egli espressamente vietasse il comentare le sue raccolte (§. 64), fu punto rispettato questo divieto dai giureconsulti, che a lui venner dietro. Videsi in breve apparire una moltitudine di comentarii greci su i libri di diritto Giustiniano; dai quali naturalmente delle mutazioni introdotte, dopo Giustiniano, nel diritto romano in Oriente dovea tenersi proposito; il che rese la scienza del diritto sì estesa e sì in

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certo l'uso delle raccolte di Giustiniano, che trecento anni dopo, si addimostrò la necessità di fare una nuova compilazione del diritto allora vigente (2).

§. 75. Basilica (3).

L'Imperatore Basilius Macedo gettò i fondamenti di questa compilazione. Fece primieramente comporre, nell'876, un corso in compendio dei diritti romano e greco, col titolo di

póxerpov Tv vóμav; il quale racchiudeva quaranta titoli e servir doveva di libro elementare. Fece quindi por mano da una commissione di giureconsulti ad una nuova raccolta da compilarsi in greco. Si trasse specialmente partito per questa opera dalle versioni greche, che già eran comparse, e dai comentarii dei libri di Giustiniano, e si compose un insieme colla riunione delle diverse raccolte di Giustiniano, delle sue costituzioni separate e di quelle dei suoi successori. Infrattanto Basilius Macedo morì prima di portare ad esesuzione il suo disegno, nell'886. Il figlio di lui, Leone il Filosofo, fattala condurre a compimento, pubblicò quest'opera, chimandola Basilica (4); la quale comprendeva sessanta libri, ove

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