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il possesso de' beni già conseguiti, stimola assiduamente la dura superficie della terra, solca con intrepidezza gli spaziosi campi del mare e trova nel piacer di faticare il prezzo della sua fatica.

S. IV.

Al piacer conseguito succede la sazietà alla sazietà la svogliatezza, alla svogliatezza la noja. Il piacer che non può conseguirsi rende inutile l'attività ed affligge la passibilità dello spirito. Il piacere, che si va a conseguire, anticipa alle fibre irritabili le sue grate sensazioni, a misura che l'azion dell'uomo più si accosta ad ottenerne il possesso. Il vero bene non consiste dunque nel retrogrado sentimento de' piaceri già conseguiti, ma nell'azione più prossima ai piaceri imminenti. Il godimento si risolve in un momento felice di passione; il conseguimento è la serie di tanti momenti felici, quanti sono i gradi per li quali l'azione si appressa al bene. Il piacer che si possiede presenta un'ignuda sensazione, che per quanto si trovi analoga al meccanismo

BRIGANTI. Tom. I.

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dello stato attuale altro non è che una pas siva affezione dell'anima; il piacer che si va a possedere è una gioconda immagine di un'attiva maniera di esistere, abbellita dalla speranza ed ingrandita dall'immaginazione. L'azione dunque più immediata al conseguimento del bene è lo stato più prospero dell' uomo; e l'uomo non è tale quando pienamente soddisfatto ha di già consumato i preziosi momenti della contentezza, ma quando rapidamente avanzandosi al conscguimento del bene è nel maggior punto di approssimazione verso l'oggetto che può soddisfarlo; cosicchè nel godimento de' beni fisici la perfezione non è sull'estremo termine in cui cessa la perfettibilità, ma in un sentimento che eccitato dalla prossima speranza di possederli precorre la sensibilità degli organi.

S. V.

Questo sentimento che affetta l'anima per anticipazione consiste non tanto nell'atto quanto nella potenza delle grate sensazioni, ehe agiscono più colle gioconde attrattive

che colle scosse immediate delle fibre organiche. La meccanica de' piaceri tutta consiste nell' appagare i bisogni di realità o bisogni di opinione. I bisogni di realità non possono ecceder la sfera del sistema sensibile, che trovandosi limitato dalla mano della natura può ricever ben tosto dalla mano dell' uomo l'opportuno sovvenimento. I bisogni di opinione hanno un progresso non meno interminabile de' rapidi svolazzi dell'ardente immaginativa, i di cui fantasmi non sempre si possono realizzare, o per mancanza di occasione o per difetto di mezzi. Attualmente felice non può mai dirsi quell' uomo che si lavora chimeriche necessità di oggetti appetibili, il complicato possesso de' quali sfugge il tatto dell'individua sensibilità. Ma può ben egli appagar le sue voglie smoderate coll'acquisto di segni che li rappresentano, e così possedere in potenza tutti quei beni che gli è negato di possedere in atto.

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S. V I.

I bisogni eccitati dalla fame, dalla sete, dal freddo, dal caldo si riparano con facilità dalla beneficenza della natura e dalla vigilanza dell'uomo ; ma i bisogni eccitati dalla vanità, dal fasto, dall'orgoglio, dall' ambizione, dalle passioni imperiose e dai vizj ragionati son voragini immense, capaci di assorbir tutti i beni della terra. La pesca, la caccia, l'agricoltura, la pastorale possono render satollo e contento non meno il selvaggio di California che il pascià di tre code. Un sufficiente sussidio contro i disagi della terra, ed un comodo riparo contro le ingiurie del cielo costituiscono un'adeguata maniera di esistere per chi voglia soltanto soddisfar le naturali appetenze. Ma là dove si apra l'adito a' bisogni d'opinione, non è sufficiente un superbo Haràm, non le gemme del Gange per abbellirlo, non gli odori di Arabia per profumarlo, non le bellezze di Georgia per popolarlo; un treno magnifico un corteggio numeroso, una ricca suppellettile, una tavola sontuosa, fe

ste, eacce, spettacoli... Qual vasto orizzonte di oggetti appetibili! Riunirli tutti sotto una mano, è un tentativo illusorio: possederne il valore rappresentativo è il capo opera dell' umana sagacità. Ma con ciò si ha ben la potenza, non già l'atto possessivo degli acquisti possibili.

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S. VII.

I bisogni di opinione dunque son quelli che fomentano nel cuore umano l'impetuosa avidità di una potenza illimitata. Una vertigine ambiziosa di estendersi oltre la sfera della propria attività, eccita le brame intemperanti di poter conseguire ogni oggetto appetibile; e quello spirito economico, che sa con minor difficoltà accumulare i segni che rappresentano tal ricchezza, comunemente si crede che tenga la fortuna per li capelli. Ma un proprietario d'immensi tesori è poi realmente felice? Ecco un gran problema di morale e di politica.

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