Dovrà nell' aere, fol perchè tu puoi Sotto il fuo pefo rimanere infranto? E quella annullerà ftabil, che in tutto Legge di moto, o di tendenza Ei pose: Dovrà di un Tempio antico, e ruinofo Dunque i foftegni deboli, e crollanti Render più forti, e fermi in un momento: E allor che gonfio d'impudente orgoglio Charters vi è fotto, far, che fi fcateni, E in cadendo l'infranga, e schiacci, e prema?
Che fe nei voftri non discreti voti
Dannar vi piace un Mondo, in cui talora Trionfano i delitti; or via le tracce Per poco io feguir voglio della voftra Fantafia delirante; or bene, in tutto Più concerto fi ponga, ordin maggiore. Si formi un Regno, in cui tutti fian Giufti; Ma fuor del grande Iddio, fuor del Supremo Scrutatore dei cori, a chi palese
Effer potrà con non fallibil lume,
Quai fian quei Giusti, che di unir vi aggrada ? Talun vede in Calvino in terra fcefo
In messaggio del Ciel, l' altro non trova lui, che un moftro, che forti d' Averno
come tal l' aborre, e lo detefta;
io, che crede una Setta, e tien per vero, Qual Domma ingannator l'altra rigetta . Dalle prevenzioni affascinate
Le noftre menti han di formar costume opra gli oggetti ifteffi idee diverse: Quindi traggon principio i noftri errori. Quel, che a me piace, a te faria tormento, il guiderdon di mia virtù, tua pena;
Non penfan tutti i Saggi al modo ifteffo, Dunque una fola via tutti felici
Render non può; ma fe ciascun prefuma Di feguirne a fuo genio una distinta, O quanto allor l'univerfal concerto Dovremmo rimirar turbato, e involto Tra la confufione, al cui confronto Quella, che or vi è quaggiù, faria minore.
Qualmente il Gran Fattor difpofe il tutto; Tutto locato è ben l'ordin del mondo Della inefaufta Creatrice mente Moftra il fapere immenfo, e in ogni lato Orme imprime di fe, profonde, e chiare. Se a Cefare Tiranno, e ufurpatore Fu fulla Terra il dominar conceffo, Tito, il buon Tito d'ogni pregio ornato. Non ebbe forfe anch' ei fortuna eguale? Ma chi di lor fu più d'invidia degno! Chi traffe di più belli, e più felici?
Quel, che con genio altiero in ceppi pofe La pria temuta libertà Latina,
O quel, di cui non era il genio pago, Se non fea ciafcun di qualche felice?
Sterili elogj la Virtù rifcote,
Dirà taluno, e fi riman negletta Sovente in fen di una miferia ofcura, Mentre la colpa in altro attrae fastosa I voti della Turba adulatrice, E di delizie, e di tesori abbonda. Che farà l'oppulenza alla Virtude Unicamente la mercè dovuta ?
Ma fe prezzo effer dee della fatica,
E fi ottien con vigilie, e con fudori,
Debbon dunque fruirne anco i malvagj? Sel mertan pur, quando fcorrendo i mari Tra i vortici palefi, e i fcogli afcofi Van la morte affrontando ogni momento; Mentre il Saggio indolente indegno vede Di fue premure un perigliofo bene, E lo guata con sprezzo, e con orrore, S'ei fi trova contento, appien s'appaga, Nè van più oltre i fuoi modefti voti; Forfe farà felice, allorchè abbondi Più di foftanze? immaginarlo è vano. Quefto premio trarrà di fua bontade, Se vive in calma, e di malori efente, E in quefti oggetti il fuo, defio contiene. Nè già limite io pongo ai doni fuoi: lo vo, che regni, e del fuo cor la pace Non foggiaccia a vicende, o manchi, o ceda Dei falfi beni al capricciofo impero.
Pon forfe ai dritti fuoi limite, e freno, Quand' ei fazia gli fguardi in quei tefori, Che al di fuor fan comparfa in tante parti Della brillante,.e fertile Natura?
Ma poichè si vi aggrada, ei fia qual Nume, E il fuolo a lui più ricco, e più fecondo Offra la pompa, ed il piacer dei Cieli: Eccolo delirante, ed anfiofo
Tender di voglia in voglia all' infinito: Eccolo che inquieto, e mai fatollo, Ove giugner non può, giugnere afpira,
è può giammai del core empiere il voto, Cercando in vano in ciò, ch' ei non pofliede, 1 ciò, che è fuor di lui, d'effer felice. Calma foave, di cor puro effetto,
Delizia di coftante Alma pacata,
Felicità, che il Mondo intier non dona, Solido ben, che non foggiace all'urto Di contraria Fortuna, o a forza umana, Ecco l'illuftre, e degna ricompenfa,
Che virtù porge a chi la ficgue, e cole. Vorrà forfe 'talun, che in cocchio aurato, Su cui la vanità brilli faftofa
Da fuperbi deftrieri in giro tratta L'innocenza modefta anch' effa fieda? Che la vigile Aftrea dei noftri dritti Per confervarci il godimento intiero, Qual dei Conquistatori è il fier coftume, Di colpevole acciar la deftra armata Faccia tutto foggetto al noftro impero ?
Vorrà, che in ricco ammanto altrui fi moftri La nuda verità, che fol fi pregia
Pompa far di fchiettezza, e di candore?
Che prenda in man lo fcettro, e da tiranno Su i popoli fovrafti il generofo
Amor, che della Patria alla difefa
Accende il fen dei più famofi Eroi ?
Di quefti doni affai comprende il danno La fagace Virtù; quindi gli evita, O in fegreto fi duol, qualora aftretta
Vien di portarne il vergognoso peso.
Rado è forfe, che un' Uom nei fuoi verdi anni
Pien di maturo fenno, alla vecchiezza
Da Fortuna corrotto, il luftro antico
In ozio vile, e tra i delitti ofcuri?
Che val ricchezza, e quel, che tanto alletta
GP' irrequieti ambiziofi ingegni,
Genio di dominar? l'amor, la ftima
Ottengan pur degli animi delufi
Del volgo ignaro, e a più fublimi oggetti
Noi più faggi volghiam le noftre cure. Talora all' ingiustizia, ed alla frode
Un' intiero Senato i voti vende: Ma tutti in fin con liberi fuffragj Rendono omaggio alla Virtù fincero. Volgetevi a mirar quell' Uom felice, Cui rinfranca Virtù, di cui governa Senno la mente, ed innocenza il core: Oggetto a fuoi non v'è di lui più caro; Creder potrà talun, che del celefte Odio berfaglio fia Mortal si degno, Sol perchè nol ricolma di tesori La prodiga Fortuna, e di frugale Condizione non trapaffa i fegni ?
Stan vergogna, ed onore in man dell' Uomo Ne pendon dall' arbitrio di Fortuna, O da quel, che a lui dier, pofto i natali. Con profondo configlio il Cielo a tutti Gli comparte diverfi, e l' Uom fi rende Degno d' onore allor, che di fua forte Vive contento, e i fuoi doveri adempie. Se talun fiffi i lumi al folo efterno, Sembra, che la Fortuna fi compiaccia Nel diftinguer tra lor tutti i Mortali;
L'un fotto un ricco arnefe a noi fa pompa
Dell' orgoglio, che ha in fen; l'altro Pafconde
Sotto una vefte lacera, ed umile:
Della ruvida tela, onde fi cinge
L'Artista attorno, va gonfio, e fastofo, E del fuo lungo Manto il Prete altiero; Con portamento maeftofo, e grave Di fua Cocolla il Monaco s'abbiglia,
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