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il tributo degli encomj più lusinghieri e più giusti per conto di una correzione ed accuratezza che non hanno pari. Così egli avvenga che questo raro tipografo possa raccogliere più larga messe di lodi quando sia per piacere al Dator d'ogni bene che venga commessa alle diligenti sue cure quella edizione della Divina Commedia secondo il testo ricavato dalla rivista critica delle più importanti lezioni varie avvisate e conosciute finora; edizione alla quale sono rivolti mai sempre li vivi miei desiderj, e, fosse anche indarno, quel continuo studio che i doveri principali del mio stato permetter possono alla volontà più costante.

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APPENDICE

ALLA EDIZIONE DEL CONVITO

DI

DANTE ALLIGHIERI

N. I.

Nel frontispizio, e dovunque occorse, Alighieri
in luogo di Allighieri.

Amiamo la verità in ogni cosa. Se non obbediremo alla Critica per un'elle, non le obbediremo in cose di assai maggior peso. L'uso non dee e non può vincere sopra la verità e la ragione, perchè contro ragione e verità non havvi che abuso. Ciò premesso: Allagherius in latino sta nella lettera insigne del Poeta, in cui rifiuta l'ignominioso perdono offertogli per ritornare in patria. Allegheriis sta nell'istromento 8 Maggio 1299 del Comune di S. Geminiano (V. Lami, Degli Erud. Tosc. T. XII. p. 257). Alligeriis nel Necrologio di S. Michele (V. Biancolini, Chiese di Verona, T. IV.), e nel rotolo Capitolare del 1403 (V. Dionisi, Prep, Ist.). Allighieri nella lettera: A tutti et a ciascuno Re d'Italia. Allighieri nella sentenza di bando 10 Marzo 1302. Allighieri nel più antico Comento che ci sia rimasto, detto l'Anonimo (V. Dionisi, Disc. Prel. N. 35., e Pelli, Memorie). Finalmente Alleghieri nel cod. Trivulziano dell'anno 1337; nell'edizione di Foligno 1472, di Napoli 1474-1477, e di Venezia 1477. I più autentici e primitivi documenti pertanto fanno certissimo che devesi scriver sempre Allighieri. Nè questo importa poco: Lasciata la doppia elle, si scrisse Alighieri; lasciata la lettera h, si scrisse Aligieri; lasciata anche la lettera i, si scrisse Aligeri (nell'iscrizioni sull'arche di famiglia in S. Fermo di Verona, e nella lettera del Torelli contro Voltaire; Verona 1783, in 8.); ed un cognome grave e dignitoso nella pronunzia, in Verona, come nota il Foscolo, divenne sdrucciolo: e tutto per che? per dar corpo e colore ad una favola che non appartiene punto nè poco alla vita di Dante, quella cioè che gli Aligeri fossero così cognominati dal latino alas gerere, come quelli che nello stemma gentilizio portassero un'ala d'oro in campo azzurro; gloria blasonica, che tuttaquanta appartiene ai discendenti di lui. Senza più: scriviamo dunque sempre e concordemente ALLIGHIERI; come sempre hanno fatto ed il Pelli e mons. Dionisi, convinti delle verità sovra esposte.

N. II.

Pag. vII. Alcuno però potrebbe......... distinzioni sottili.

Dopo il memorando giudizio che l'immortale Vincenzo Monti nella Lettera che precede il Saggio dei molti e gravi errori trascorsi in tutte le edizioni del Convito (Milano 1823) ha pronunziato del Convito, mi sarà gran ventura se, malgrado al mio nulla, l'indulgenza del lettore mi permetterà alcune poche parole. E non è egli vero, dimanderò io con ossequio, non è di fatto che il Convito è un'opera di Filosofia morale? ch'essa fu scritta per le lodi della Filosofia medesima? che questa Filosofia è stata da Dante riferita a Dio, e tutta fu stretta da lui ai dogmi santissimi della religione cristiana? che Dante ne predicò e dimostrò le utilità tanto in riguardo alla vita futura, che in riguardo al buon governo dei popoli, ed al benessere delle famiglie e dell' uomo? E noi potremo dir brancolante in coteste cose l'Autore della Commedia, il primo ed il più caldo promotore di essa Filosofia? E al dì d'oggi le sue massime potranno aver perduto quasi ogni forza? Deh! non sia questo: e s'egli è vero, com'è verissimo, che delle 357 pagine di quest'opera due buoni terzi sono tali da pregar vivamente il Dator d'ogni bene che passino a perpetuità nel cuore e nella mente degli uomini; se la più gran parte gioverebbe che fosse predicata dai pergami, e insegnata con ogni studio ai capi di famiglia ed ai rettori dei popoli; se tutto questo, dico, è verissimo, tolga il Cielo da noi una siffatta sciagura, e comportiamo in pace piuttosto poche pagine (non vanno oltre le 60) di dottrine astronomiche e di sottigliezze scolastiche che più non sono pei nostri tempi (ma che pur servono alla storia del passato), chè le troveremo largamente compensate da tanta sodezza di precetti, e da tal forza di eloquenza e profondità di pensieri, da non aver paragone. Aggiungo, che la Vita Nuova, la Commedia e il Convito sono opere strettamente congiunte fra loro per lo stesso legame che le annoda dell' amor di Beatrice risguardata prima come donna, poi come immagine di Filosofia; e che il libro de Vulgari Eloquio è, o sarebbe, (V. N. V.) connesso ad esse per le lodi di quel Vulgare, del cui buon uso esse opere diedero i primi e più considerabili esempj. Parimente il libro de Monarchia è una cosa medesima coi principj politici e coll'immagini del Poema, non meno che con le massime del Convito. In fine le Rime amorose si congiungono strettamente alla storia dell'amor di Beatrice, e le Rime morali all'allegoria che le appartiene dell'amore della Sapienza. Dell'Egloghe latine (citate più volte da mons. Dionisi) è da desiderare un'edizione. Per ultimo, le poche Lettere latine e italiane che ci rimangono (delle quali l'erudito signor Witte ha procurato in Breslavia una ben diligente edizione) sono congiunte alla Commedia, quanto le circostanze alle quali si riferiscono.

N. III.

Pag. 4. già è più tempo ec.

Sia permesso cercare colla scorta dei fatti non dubbj, appartenenti alla vita del Poeta -- dei varj luoghi del Convito che dinotano un'epoca -e di quelli che possono a ciò condurre, anche tolti dalla Commedia, quale sia il tempo da dover assegnare alla composizione del Convito. Dante, morta Beatrice (9 Giugno 1290), sedici anni dopo veduto in lei per la prima

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volta un raggio della Bellezza divina, per cui durante la prima età di sua vita, cioè l'età dell'adolescenza, scritto aveva Rime dolcissime, e dell'amore di cui sentivasi sostenuto nella via retta degli studj e della virtù ; Dante, dopo questo primo corso della sua vita, si dona altrui (Purg. C. XXX. V. 121-123), cioè a Gemma Donati, la quale prende per moglie nel 1291 (ivi, v. 124-126). Seguendo per occasione di un tal maritaggio immagini false di bene, comincia a muovere i passi per via non vera (ivi, v. 130-132). Il suo cuore è nientemeno rivolto a quella beata Beatrice che vive in Cielo, e per lei scrive le vicende amorose della sua prima vita nel libro intitolato la Vita Nuova. Ciò fu nel 1292 (Vita Nuova, §. 37.), o poco dopo, essendo della Vita Nuova queste parole: «In quel giorno nel qual si compieva l'anno, ch'è il 9 Giugno 1291; ond'è vero ciò che scrive nel Convito, che di Beatrice parlò e per lei ebbe nome dinanzi all'entrata della sua gioventù, compiendo poco dopo quel primo suo libro con la dolce speranza di poter dire di lei (la quale mirava gloriosamente nella faccia di Dio) quello che mai non fu detto di alcuna. Lo smarrimento intanto per la via non vera si fa maggiore. Dante è già perduto nella selva delle faccende pubbliche, e del burrascoso governo della sua patria; e prodigiosamente è lontano da essa quando lo coglie sentenza iniqua (lo prova il suo testo medesimo), sentenza d'esilio (27 Gennajo 1302), e mesi dopo (10 Marzo) di bando perpetuo, sotto pena di fuoco. Ed ecco il Poema, in cui Beatrice (innalzata all'immagine della Filosofia, donna celeste, la cui propria ragione è nel secretissimo della divina Mente, ch'è tanto dire Teologia e Sapienza divina) si muove a suo salvamento, riconducendolo alla perfezione della vita studiosa e contemplativa. Questa grand' opera (delle cui ragioni qui non occorre far parola) ci conduce dall'anne 1300 (anno del Priorato, 35. dell'età del Poeta, mezzo del cammin della vita, V. N. XLIV.) agli estremi del 1321. Mi conceda adesso il lettore ch'io riferisca uno per uno i luoghi del Convito, che per ogni Trattato possono servire ad un'idea precisa di tempo: premetterò dopo le osservazioni opportune, e quindi Trattato per Trattato ne caverò una conseguenza che mi sarà di base a determinare la più positiva sul generale dell'opera.

1. p.

TRATTATO I.

4. alcuna cosa....

GIÀ È PIÙ TEMPO ho dimostrata, Intende della dolcezza del sapere e dello studio.

2. » 6. questo convito, sarà... cioè QUATTORDICI CANZONI sì d'Amore, che di virtù materiate.

3. »>

4. »

ivi. E io in quella (età dell'adolescenza) dinanzi all'entrata di mia gioventute parlai, e in questa di poi QUELLA GIÀ TRAPASSATA.

12. Temo la infamia di tanta passione avere seguita, quanta CONCEPE CHI LEGGE le soprannominate Canzoni in me avere signoreggiato ; la quale infamia si cessa, per lo presente di me parla

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