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non un istante solo pose limiti alla sua azione sul vasto continente germanico slavo. Le sterminate pianure che dalla Vistola inferiore spaziano verso gli attuali confini dell' impero russo e sino al mare visitato già al tempo di Alessandro Magno da Pitea massiliese, il quale ne riportò quella sostanza lucente conosciuta col nome d' ambra, pianure abitate da genti uscite dalla grande famiglia dei goti poi comprese sotto il nome di prussi, furono ultime ad accogliere il vangelo. Tuttora la chiesa primaziale di Gnesna vede numerosi devoti accostarsi alla tomba di sant' Adalberto vescovo di Praga, oriundo da nobil lignaggio boemo, fiorito lungo tempo sopra due celebri monti d'Italia, il Cassino e l'Aventino, da Gregorio V pontefice d'origine tedesca e da Ottone III aiutato nella santa opera, per cui sulle coste del Baltico conseguì la palma dei martiri. Mentre la Germania, per opera di santi pontefici, contribuì a novello splendore della santa sede, la santa sede concorse a compiere la civiltà germanica. Da Roma, muniti dell' approvazione e dei consigli d' Innocenzo III, partirono per la Prussia ancora idolatra quei monaci cisterciensi del Mons Olivarum presso Danzica così operosi in quelle regioni. Da Roma, occupando il seggio supremo Gregorio IX, ebbe incitamento e soccorso l'ordine dei cavalieri teutonici, sotto l' invocazione di Maria Vergine fondato nel campo dei crociati presso Accone. Clemente III aveva sanzionati gli statuti della nuova religione, emula di quelle di san Giovanni e del Tempio; Onorio III più di qualunque altro erasi mostrato favoreggiatore di quei militi cristiani, i quali perduto non per colpa loro l'oriente, conquistarono

alla fede il settentrione, fondando uno stato che durante tre secoli ebbe vita operosa ed anche splendida. Ordine il quale portò seco in remote contrade le arti, e vie più quella dell' architettura, riempiendole di vaste fabbriche, oggetti tuttora d' ammirazione: maggiormente l'antica residenza dei granmaestri, che sorge meraviglia dell'arte gotica alla volta più maschia, più nobile e piu ricca. I nomi dei castelli, delle città, dei borghi ricordano la loro fondazione per opera dei cavalieri raccolti sotto le grandi ale della Chiesa, Castel Maria, e Castel NostraDonna sede dei vescovi di Varmia, ed altri che chiamansi da Cristo e dalla croce e dall' angelo e dal martirio de'santi, monumenti di tempi e fervidi e forti.

Distrutta in Germania, per la riformazione,l'unità di credenza religiosa, bene e felicità maggiore che dalla provvidenza possa venir serbata a una nazione, mutò in parte d' indole, ma non scemò di valore l'azione di Roma. Non parlo dei fatti cui diedero luogo gli sforzi della chiesa di ristabilire l'unità, sforzi ai tempi nostri con maggior calma ed equità giudicati anche da scrittori acattolici. Parlo del vivo consorzio degli ingegni, parlo della fratellanza negli studi, fecondi di nobilissime idee e di luminose scoperte, sorgente di splendide opere e di rapido progresso nelle scienze, nelle arti, nel viver civile. L'Italia, raccogliendo nel medio evo il maggior retaggio del mondo antico, compte nobilitò la civiltà moderna col ricondurla alle pure fonti del genio allenico, sommo maestro del bello e del vero ai romani. La Germania venne a scuola in Italia: e se sul finire del quattrocento e nel secolo seguente, in quella immensa commozione

degli animi, causa e conseguenza della riformazione, e ricca di bene e di male, la civiltà germanica, memore dei bei tempi degli imperatori Soavi, spinse quello sviluppo nazionale per cui le ridondò tanta gloria, anche per questo trasse profitto dall' eccitamento venutole dall' Italia e vie più da Roma, utile mercè la cooperazione, utile mercè il contrasto. Se i discepoli tedeschi di Guttenberg recarono alla badia benedettina di Subiaco e alle case dei Massimi di Roma l'arte tipografica;se Copernico sottomise a papa Paolo III l'ipotesi del nuovo sistema astronomico, il cui sviluppo devesi maggiormente all' Italia; se gli eruditi alemanno-batavi, emuli dei sommi italiani dai quali già al tempo del concilio di Costanza alla polvere dei monasteri oltramontani venue sottratto tant'oro di classici scritti, dedicarono alle antichità romane quei lavori alacremente progredienti ai nostri giorni: il pennello di Raffaello e il bulino di Marcantonio dischiusero ad Alberto Duro il segreto di quel bello ideale, che non si era palesato alla mente dell'esimio pittore norimberghese, e le forme architettoniche della scuola di Bramante e del Buonarreti andarono a rivaleggiare coi precetti dell'arte tedesca. Mentre il secolo di Leone X offrì alla Germania modelli, più ammirati che non raggiunti, di scienza storico-politića, i canti d' Orlando, e più quei della Gerusalemme, e lo zelo di conservar pura la lingua che fu ed è sommo studio della toscana, accademia, poterono maggiormente in un' epoca in cui la poesia alemanna sentiva il bisogno di nobili prototipi, e l'idioma anelava a mondarsi da straniera mescolanza.

Nella seguente epoca ancora, pace e guerre, nel campo della fede, della politica, delle gentili diseipline, quasi ugualmente contribuirono a mantener viva siffatta vicendevole azione, aprendo per l' età a noi più vicina, età di maggior agio e di prontezza maggiore delle comunicazioni, il varco a quel cambio d'idee, per cui oltre ogni dire è andata crescendo la ricchezza delle più belle creazioni dello spirito umano. A Roma, nella quotidiana conversazione colle opere del greco e del romano scarpello, Giovanni Winkelmann divenne principe degli archeologi moderni. A Roma, nella contemplazione dei sublimi modelli delle vaticane stanze, Raffaello Mengs formò quello stile, il quale, se pure in esso lo studio vince l'ispirazione, ha del nobile e del castigato più che nol comportava il gusto del tempo. A Roma, al cospetto delle vive memorie di un immenso passato unite a grandioso viver sociale, Volfango Goethe trovò come il compimento del proprio essere acquistando quella pace e quell' interna armonia, la quale rese abile il poeta del Werther e di Fausto a comporre il Tasso e l'Ifigenia, facendogli dire che chiunque abbia visto Roma non può essere totalmente infelice. A Roma, nel prolungato soggiorno sugli avanzi del teatro di Marcello, Bertoldo Niebuhr corresse molte sue idee preconcette sulle schiatte che popolarono le regioni tiberine, ed accrebbe quel tesoro di classica filologia, che sparse fertile semenza tra la gioventù della sua patria. A Roma, su questo suolo dove l'arte più sublime s'immedesima coi sensi ed è come proprietà comune, Alberto Thorwaldsen riprodusse, G.A.T.CLXXII.

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liberamente creando, i bei tipi della scultura greca rivaleggiando con Figalia e con Atene.

Mi fermo, giacchè non cesserei mai ove volessi dire di coloro, i quali nei tempi moderni sono giunti a Roma, mèta prediletta per ogni età, dove ciascuno reca del suo, donde ciascuno parte più ricco, più contento, più sicuro, avendo trovato l'adempimento dei sogni della gioventù, il conseguimento dei voti dell' età virile. Roma parla con ognuno la sua lingua, presta soccorso ad ogni nobil dottrina, regge ogni virtuoso proposito, dischiude al sapiente orizzonte più vasto, ritempra l' anima al più forte. Roma ha consigli ed insegnamenti per tutti, per tutti nutrimento e medicina. Roma rasciuga le lagrime ed apre i cuori alla speranza, disacerba i dolori e santifica le gioie, incoraggisce il timido e raffrena il baldanzoso, accoglie l'esule e contraddice l'oppressore, solleva il caduto e abbassa il prepotente, conferma il dubbioso e riconcilia il ribello. Roma è patria di tutti. È patria, mercè quell' unico consorzio del mondo antico col mondo moderno;è patria, mercè la inirabile unione della natura coll' arte, dell' ideale colla realtà, della disciplina colla libertà: mercè l'armonia della dottrina colla fede, mercè quella giusta relazione del sacro col profano che accresce nobiltà a questo, efficacia a quello a pro del perfezionamento sociale. Così la provvidenza ci salvi e conservi Roma! Oggi che siamo qui radunati per festeggiarne il natale, qual più lieto augurio potremmo farle se non questo, poichè solo col conservarsi qual'è si rinnovellerà di novella fronde; capitale non di un solo popolo e paese quantunque nobilissimi, sibbene, conforme all' indole sua e alla sua

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