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(1) Stami inseriti al disotto del pistillo.
(2) Stami inseriti intorno al pistillo.
(3) Stami inseriti al disopra del pistillo.

(4) Son così dette le piante a fiori unisessuali, nelle quali

non si può tener conto della suddetta inserzione degli stami.

Alcuni esempi delie Famiglie.

CLASSE.

1. Acotiledonia. Alghe. Funghi. Licheni. Muschi. ec. II. Monoipoginia. Ari. Gramigne.

III. Monoperiginia. Palme. Iridi. Giunchi.
IV. Monoepiginia. Canne. Orchidi.
V. Epistaminia. Aristolochie.

VI. Peristaminia. Timelee. Lauri. Atriplici.
VII. Ipostaminia. Amaranti. Piantaggini.
VIII. Ipocorollia. Labiate. Solani. Convolvoli.
IX. Pericorollia. Rododendri. Eriche.

X. Epicorollia Sinanteria. Cichoracee. Corimbifere.
XI. Epicorollia. corisanteria Robbie. Caprifogli.
XII. Epipetalia. Ombrellifere.

XIII. Ipopetalia. Ranuncoli. Crocifere. Aranci.
XIV. Peripetalia. Mirti. Rosacee. Leguminose.

XV. Diclinia. Euforbiacee. Cucurbitacee. Conifere.

G.A.T.CLXXI.

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CAPITOLO III.

INFLUENZA DEGLI AGENTI ESTERNI SULLA VEGETAZIONE.

La forza della vita negli esseri organizzati non si pone in attività e non vi si mantiene senza il concorso delle esterne circostanze. Influiscono potentemente sulla vegetazione la temperatura, la luce, l'esposizione, l'aria, l'acqua, il terreno. E siccome caratteristica della forza vitale si è il rallentarsi e lo spegnersi per un troppo grande esercizio, così avviene che tosto o tardi la vita nelle piante altresì va a mancare a seconda del buono o cattivo influsso delle cause stesse esteriori che la promossero. Da ciò nasce che la durata della vita nelle piante, indipendentemente da talune malattie alle quali possono andar soggette, è sempre accidentale, poichè legata a cause esteriori il più delle volte variabili.

E per quel che riguarda il grado di calore, ossia la temperatura, benchè la conveniente a moltissime specie di piante non sia identica, pure generalmente se troppo bassa o tropp' alta riesce per la vegetazione grandemente dannosa. Al di sotto di 0. gelano i liquidi che nel solidificarsi aumentano in volume, distendono e disorganizzano le parti, e mescendosi quindi, van soggetti a fermentare, cagionando per tal modo la distruzione del vegetale. L'azione del freddo tende d'altra parte a variare perfino nella stessa specie di piante a seconda che queste abbondano più o meno di succhi, a seconda che i medesimi son più o meno viscosi, o si trovano in istato

di quiete più o meno perfetta, o in fine secondo che la pianta ha radici più o meno profonde. Difatti un inverno rigoroso riesce meno nocivo dopo una stagione piuttosto asciutta che umida, e meno nocivo per le piante a foglie consistenti piuttosto chè delicate. Si sa pure che le gelate precoci recano meno danno delle tardive, e che gelano con più facilità le erbe a radici più superficiali, di quello che gli alberi e le altre piante a radici profonde, le quali si alimentano di succhi men soggetti a sbilancio. Nel caso poi di congelamento il solo rimedio a tentarsi è l'impedire nelle parti congelate il ritorno troppo brusco di una più elevata temperatura. Da tutto ciò se ne può inferire che il freddo eccessivo, se non estingue la vegetazione, ne minora i prodotti ed impedisce la perfetta maturità nei frutti.

Il soverchio calore è ancor pernicioso specialmente se accompagnato da siccità del terreno. Tende il caldo a dissipare e concentrare i liquidi, dal che se ne arresta la circolazione, ingialliscono e cadono le foglie, si distacca dal tronco la corteccia, si dissecca infine e muore la pianta. Ma il calore benchè eccessivo è meno a temersi se accompagnato da umidità del terreno. La pianta trovandosi pel medesimo soverchiamente eccitata, vegeta rigogliosa e produce molte foglie a danno però sempre dei frutti,

Nè quì è fuor di proposito accennare che la temperatura di un dato luogo varia a seconda della distanza che separa il medesimo dall'equatore. Poichè la quantità di calore assorbita dal suolo è tanto più grande, quanto più i raggi solari cadono a perpendicolo sulla sua superficie, e quanto è più lunga la

durata del giorno. Sotto l'equatore ciò ha luogo, e con tutto il lusso ivi si sviluppano le palme, le felci arboree e le altre piante che per vegetar fra di noi esigono la stufa calda. A partir dalla linea i raggi solari vanno sempre cadendo più obliqui all'orizzonte, la temperatura decresce e sensibile si rende l'ineguaglianza tra i giorni e le notti: le piante monocotiledoni e le altre vengon restituite dalle dicotiledoni, e a seconda che ci avviciniamo ai poli non è più possibile la coltivazione della vite e dell'olivo. La prima matura i suoi frutti tra il 35.o e 50.° grado di latitudine, e al di là del 45.° non è più possibile la coltura dell'altro. Lo stato romano, situato appunto tra il 41.o e 45.° grado di latitudine, trovasi in una posizione, nella quale non solo prosperano a meraviglia la vite e l'olivo, ma le cereali altresì, le tigliose, i legumi ecc., mentre le piante proprie della zona torrida, fuori della medesima, non sono a ritenersi suscettibili d'acclimatazione.

Nè la sola latitudine di un dato luogo influisce sul grado di calore che esso riceve: per non cadere in errore conviene soprattutto aver riguardo alla sua elevazione al di sopra del livello del mare. È un fatto costante, che elevandosi nell'atmosfera la temperatura decresce come dall' equatore ai poli. Un esempio se ne può avere nelle ande di America, che quantunque situate setto la zona torrida, hanno pure la loro cima ricoperta di nevi che mai non si fondono. Il termometro, ascendendo tali montagne, si abbassa di I grado per ogni 195 metri di altezza. Con ciò si spiega come alcune piante, che vivono sotto i tropici, possono vivere eziandio tra di

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