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logisti l'opposizione tra l'intelligibile e il sensibile, se in alcune lezioni antecedenti non avevi ancora colto pieno e chiaro il concetto di ciò che in logica debba significare il vocabolo atto, quando e' scrive, « realtà vuole atto, te ne chiarisce alla lez. CL: «Del pari certo e indubitato si è, che il segno naturale consiste sempre e riposa nell'atto individuato, nè potrebbe sussistere diversamente. Atto perchè ci fa pensare quello che noi vedendo o sentendo pensiamo; e saria contraddizione il dire che non sia un atto il far pensare, mentre niun'altro modo abbiamo di concepire l'attività nostra e dell'altre cose, fuori quello di concepire che noi ed esse operiamo e facciamo alcun che, sia quel che si vuole; il nome stesso di facoltà, nel quale per noi si comprende ogni maniera di attività al mondo, viene da fare e attesta che il fare è dell'atto; come la facoltà è la virtù medesima considerata nell'espressione e particolare conformazione dell'atto ». E qui finalmente con argomento sintetico conclude maravigliosissimo pronunziato, esservi tra il sensibile de' corpi e il suo intelligibile quella unione, che forma la realtà e assicura oltre la scienza una buona metà dell'uomo contro l'idealismo.

In somma comunque queste lezioni si riguardino, vuoi nelle prove per significazione, vuoi nelle dimostrazioni logiche, vuoi nelle dialettiche, al postutto è forza ripetere delle medesime ciò stesso che il P. Milone ha scritto nella lez. LIX in commendazione de' dialoghi di Platone, e de' 12 libri de Genesi ad litteram di s. Agostino: che cioè « tu devi stupire del mirabile artifizio (ben inteso non disgiunto da natura) che tanta verità seppe cercare

per tante vie oltrechè nell'animo rimane profonda e stabile persuaione, siccome quella che ne' contrari ha sperimentato l'evidenza della verità. » Per tal maniera nelle medesime una rigorosissima analisi precede sempre appaiata ad una verissima sintesi; e tanto stretto legame, e così bella armonia stringe tutte le parti, che per poco in ciascheduna e' ti pare venir chiamato in tuo pensiero a tutte le altre; sicchè ti è forza sentire l'impressione e concepir quasi l'immensità della verità medesima.

E qui non posso tenermi da non stupir forte che siesi da' nostri tenuto nascoso e non curato quel grande teologo e filosofo il cardinal Sigismondo Gerdil: il quale di assai giovane età tanto potente ingegno ebbe e così forte petto da non lasciarsi imporre nè da celebrità, pognamo non meritata, di filosofi, nè dall'andazzo del suo secolo; chè è contra l'opinion de' suoi contemporanei non si rimase dal combattere l'ideologia di Loche, e difendere quella del Malebranche, e professarsi a grande sicuranza discepolo dell'ontologia agostiniana. E tal fatta argomenti recò in mezzo da tener loro valor logico anche nell'avanzare che ha fatto del presente la filosofia: tanto che e' sembra incredibile che uomini maturi e sperti nella scienza le opere di lui o ignorate, o certo non intese abbiano. Chè altrimenti come spiegare che il Nestore de' filosofi Pasquale Galluppi non siesi peritato di scrivere nella sua ideologia cap. 1. §. 6: « L'opera di Loche sull' intendimento umano sarà immortale»? E non sapea egli come dalla filosofia leggerissima di cotesto scrittore confessava Elvezio, in fine di sua vita, di avere per rigor logico inferito

il suo materialismo? Troppa dovette essere la sua fidanza nella perpetuità del psicologismo! Come esser possibile che Paolo Costa, non certo volgare ingegno, con gran fede di ravviare la scienza si accingesse a scrivere un libro assurdo nel suo titolo stesso « Del modo di comporre le idee »? Ed ivi al cap. 12 delle idee astratte con incredibile sicumera venirci dicendo, che « in istretto significato non vi sono idee semplici chi dice idee, dice complessi di reminiscenze: » e che cotesto libro trovasse encomiatori a gran numero? E quanto non fa meraviglia che Giuseppe Colizzi, il quale nel suo Saggio analitico di giurisprudeaza naturale e sociale ricorda spesso del card. Gerdil, e fa uso altresì dei suoi principii ontologici, nel fatto dell' ideologia e delle nostre conoscenze mostra di non averlo pur letto! Egli non si dubita punto di dare la conoscenza ai bruti, scrivendo nel tom. 1 p. 288: « Degli animali privi bensì dell'uso libero e riflesso della ragione, ma capaci di conoscere ciò che può essere necessario alla loro conservazione. >> E che è ciò altro non riflettere e cogliere de' rapporti? - « di più suscettibili di piacere. di passioni e di sentimenti. >> - E tutto questo non è davvantaggio, perchè, non direi mai conoscano, ma sì di fatto si procaccino ciò che fa alla loro conservazione? - Ed ivi stesso al cap. 11 § 13 scrive: « Che le prime idee dell'uomo, quali le trae dagli oggetti esteriori, sieno semplici ed elementari, che la più gran parte di quelle che costituiscono l'oggetto de' suoi raziocini sieno composte, sono verità che non han bisogno di essere dimostrate. >> Per fermo che sono impos

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sibili a dimostrare! - << bensì è necessario dimostrare come giugne l'intelletto a formare queste ultime. . . Di qui l'origine delle idee composte che chiamansi generi. » - Almanco il nostro Galluppi ce le dà per astratte - se non che di tutto questo travaglio che prendesi di comporre le idee grande ragione ve ne reca al capo III: « Le umane cognizioni essendo altrettante cognizioni di rapporti che ci procacciamo mercè il confronto d' idee puramente sensibili... » E qui chi non vede come torni assurdo che le umane cognizioni, le quali pe' psicogisti sono le idee, si debbano formare mediante altre idee, e queste puramente sensibili? Oltrechè il confronto far non potendosi senza idee, si deve supporre fatto quello che è da fare. In somma questi tre soli scrittori, il primo colle idee astratte, come meramente subbiettive, il secondo e il terzo colle composte; e questi consentendotene delle semplici, l'altro negandotele, mostrano quanto mal si convengan fra loro i psicologisti in cosa dove tutti dovrebbono convenire, o certo non tanto sformatamente disconvenire. Senzachè eglino, chi ben guarda, massime i due ultimi, danno manifestamente a conoscere che per idea non altro intendono, giusta la teorica locchiana, che pur l'impressione sensibile fatta sugli organi corporei dagli oggetti esterni. E di vero Loch apertamente confonde la percezione sensitiva coll' intellettiva ove dice: « Ov' io vegga la mia carta che è bianca, e l'inchiostro che è nero. . gusto il pomo che mangio . . . Eppure noi possiamo percepirle tutte distintamente; e tutte in conseguenza sono altrettante idee distinte. » Quanto con

trariamente a Cicerone, il quale accad. VII ci fa intendere com'egli non tenesse per distinte le idee avute per la percezione sensitiva: « In gustu et odoratu, intelligentia, etsi vitiosa, est quaedam tamen. » Oltrechè in questi filosofi che confondono la sensazione coll' idea come potrebbe aver luogo il cernere aliquid animo atque intelligere del medesimo Top. V? Ecco come il psicologismo scompiglia, anzi pure annienta, tutta l'ideologia, e fa traviare anche i non comuni ingegni e menali logicamente al sensismo : fino a rendersi certi, e persuadere altrui, che diensi idee puramente sensibili! E ciò per ostinarsi a negare che non la verità stessa crei il nostro intelletto, e che ci è luce e norma a conoscere quanto conosciamo, e non già quell' idee fattizie, anzi pur fittizie, che tanto non son dessa, quanto si pretendono di creazione nostra. Perchè porre una operazione conoscitiva senza affermazione? perchè non distinguere fin dapprincipio nelle instituzioni l'oggetto proprio dell' intelletto e quello proprio del senso? perchè non far capo dalla verità, a cui la mente umana è naturalmente indirizzata, e se così non fosse dovremmo per mai sempre disperare di scientificamente, cioè a dire con certezza, asseguirla?

Pertanto pongano mente i psicologisti, se non forse il loro sistema, onde si ammette una cognizion sensitiva, si toglie l'astratto non in opposizione al concreto intelligibile, ma al solo concreto sensibile, ed ivi solo ponesi la realtà, e si fonda la scienza nella coscienza individuale, e in niun conto si tiene la tradizione scientifica, non forse, dico, sia stato cagione di tutte le false teoriche che non meno

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