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stizia! Queste ed alte sue eccelse virtù si spandono di continuo, si appalesano al di dentro ed al di fuori della città, nelle vicine e nelle lontane regioni; sicchè d'ogni parte il nome venerato di lui suona grato nell'orecchio dell'onesto cittadino, e si ripete con gioia e con contento. E per te città eterna andrò sempre cantando i versi del Padovano:

>> Mira, il genio dicea, semplice e bella
>> Far di se mostra la virtù di Roma:
>> Roma che della fama ancor già spenta
>> Tutta riempie la capace tromba,
» E' suol di lungo mormorio percuote:
>> Roma di tutte l'arti alta maestra.

NOTE

(1) Veggansi ie Memorie istoriche delle adunanze degli arcadi del Morei, pubblicate in Roma nel 1761. Da queste si raccoglie, che in origine solevano i letterati recarsi in siti deliziosi e solitari a recitare i loro componimenti, Essendosi un dì riuniti nei prati dietro castel s. Angelo in numnero assai maggiore del solito, uno di loro esclamò:,, Egli mi sembra che noi abbiamo oggi rinnovata l'Arcadia.„, Questa parola destò le menti e piacque; sicchè fece coltivare l'idea di statuire un' accademia, che Arcadia si appellasse, e gli accademici venissero denominati pastori arcadi. Nel giorno 5 ottobre 1690 se ne riunirono 14 nel giardino dei PP. di s. Pietro in Montorio, sedente Alessandro VIII. Colà si salutarono arcadi, si apposero i nomi pastorali, scrissero e sottoscrissero un diploma, nel quale nominarono il custode dell' Arcadia, si assegnarono le campagne, si formò il libro detto d'oro. Di là passarono successivamente nella villa del duca di Paganica in s. Pietro in vinculis. 3° Nel bosco del giardino Riari Corsini alla Longara nel 1691. Nel torno di questa epoca morì la pastorella arcade Basilissa, la gloriosa Cristina Alessandra regina di Svezia, la quale, deposto il trono, erasi ritirata in questa Roma, destinata ad essere sempre grande e gloriosa, e sempre ospizio di principi sfortunati. 4° Negli orti Palatini nel 1693, ove fu costruito con molta grazia,

e

e con sedili ricoperti di lauro, un teatro boschereccio, cui si accedeva per quattro vie, ed ove nel mezzo si vedevano delle piante di mirto formanti la siringa di sette canue, insegna dell'adunanza, e da capo l'impresa e le leggi fatte incidere sopra marmo da Carisio principe Antonio, poi duca di Parma. 5. Nel giardino di Elisio duca D. Antonio Maria Salviati nel 1699. 6. Nel giardino di Eutimene principe D. Vincenzo Giustiniani fuori porta Flamminia nel 1705. 7. Nel giardino di Olinto principe D. Francesco Maria Ruspoli sul monte Esquilino nel 1707. 8. Nel giardino Ginnasi sull'Aventino, ove il medesimo principe fabbricò nel 1711 un mangnifico teatro con tre ordini di sedili, ed altro più decoroso per gli eminentissimi cardinali, cui a fronte era situata la statua di Apollo. Quivi per diversi anni tennero gli arcadi le loro adunanze col concorso di molta gente e di personaggi illustri, benchè negli ultimi anni tornati fossero per due volte sull'Esquilino ad onorare Aretalgo papa Innocenzio XIII. 9.° Morto Alnano Papa Clemente XI, fu acclamato al suo luogo, col nome di Arete, il re di Portogallo Don Giovanni V. Questi con reale munificenza donò all'Arcadia quattro mila scudi, coi quali, comprato un luogo sul Gianicolo, fu costruito il Bosco Parrasio che aperto nel 1726 fu gioiosamente frequentato dagli arcadi fino al cadere del passato secolo. Ma le calamità politiche, che a quell' epoca ed in seguito infestarono il bel paese, intimidirono le muse, distolsero la giocondità ed il desiderio del poetare; sicchè il Parrasio, che un di era tanto frequentato, addivenne per gran pezza un nido di ret

tili. Invano però gli sterpi, le erbe ed i rovi crebbero per seppellir i sedili degli arcadi, che sotto il pontificato di Gregorio XVI, per le cure dell' eminentissimo cardinal Tosti, e per l'ingegno dell'architetto Azzurri, sorse il Bosco Parrasio in più bella forma, ed a vita migliore. Mi astengo dal descrivere la sua pianta, l'architettura esterna ed interna del fabbricato, il propileo, la rotonda delle muse, la sala delle stesse, quella di privita recitazione, le stanze per l'archivio, e l'abitazione del custode. Taccio della piacevolezza del sito, dell'amenità della veduta, delle variate forme dei mirti e degli allori, che rendono grato ed ombrifero il bosco, delle fontane che lo avvivano, e delle lapidi ivi poste ad onorata ricordanza degl' illustri arcadi defunti. Mi restringo a dire che desta meraviglia il vedere, come in assai ristretto sito siensi bellamente combinati l'effetto delle cose tutte, e la piacevolezza.

(2) Kant, Geografia fiisica vol. 4, edizione di Milano 1809

(3) Introduzione allo studio delle arti del disegno. Milano presso Vallardi 1821.

(4) I più rinomati tempii della cristianità hanno le seguenti lunghezze in palmi romani; s. Pietro al Vaticano p. 862; s. Paolo in Londra 710; il duomo di Firenze 669; quello di Milano 606; s. Petronio di Bologna 590; s. Paolo in Ostia 522; s. Sofia in Costantinopoli 492.

(5) Opuscoli di Pietro Giordani sulle belle arti. (6) Le ceneri riposano in s. Lorenzo in Damaso, chiesa annessa alla cancelleria, ove furono troncati i giorni allo sventurato ministro.

(7) La virtù di questo principe, come sostenitore liberale delle belle arti e come avvivatore di ogni utile ed onesta industria, è sorprendente. Ne fan fede diversi scritti pubblicati, fra quali quello del Gasparoni col titolo « Le arti riconoscenti ai Torlonia. » Ne attestano gli obelischi di granito rosa divelti dalle cave di Boveno sul Lago Maggiore, e trasportati, a guisa di quei de' Cesari, per via di fiumi e de' mari in Roma, ed indi eretti a monumento de' suoi genitori: Ne attestano i musei, i teatri, le ville, i palazzi, i casini di sua proprietà ed i non pochi ristauri di diversa condizione in varie chiese. Nè ciò è tutto della magnanimità di lui. Le sue intraprese si svolgono tanto sublimemente, che risentono non solo della grandezza di un romano, ma anche della potenza di un Sovrano. Egli ha speso vistose somme, onde fare sterrare gli avanzi del famoso circo, detto da alcuni di Caracalla, da altri di Romolo. A lui deesi in ciò restar grati, se abbiasi oggi l'idea perfetta di ciò che fosse un circo, non che la cognizione del lusso e della magnificenza che vi sfoggiavano gli antichi romani, poichè quello da lui scoverto è l'unico dei circhi non solo di Roma, ma di tutto il mondo che conservi gran parte della sua struttara. Egli sta erogando dei milioni per dare lo scolo alle acque del Fucino, nettando l'emissario che nel 1 secolo dell'era cristiana avea fatto scavare l'imperatore Claudio, e perfezionando altri lavori all'uopo. Questa intrapresa è si grande, e sarà sì utile, che ne piace far voti per la sua sollecita perfezione, dopo di che non potrà non toccare a lui una memorabile pagina nella storia, la quale coroni quella del sire. Per tali eminenti preG.A.T.CLXXI. 15

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