Page images
PDF
EPUB

voglionsi vedere le strie dello spettro solare nell' esperienza del Fraunhofer); si ottengono spettri molto estesi e solcati di certe bande o strie splendide od oscure, più o meno fine, più o meno ampie. Ora il gaz chiuso in codesti tubi, nell'esperienze del Plucker, era così rarefatto che sarebbe tornato impossibile riconoscerne la presenza, vuoi coll'uso di delicatissime bilance, vuoi col mezzo di reattivi chimici; e tuttavolta il magnifico spettro che ne risultava, non pure davane chiaro indizio, ma bastava eziandio a qualificare perfettamente il gaz, ond' era determinato quello splendido fenomeno. Imperocchè, secondo la diversa natura dei gaz così disposti, aveasi per ciascuno invariabilmente una propria e sempre rispondente apparenza nello spettro, sì quanto ai colori, e si quanto al numero ed alla distribuzione delle bande e strie o colorate o scure. Anzi, nel caso che il gaz fosse composto, poteasi accertare che certi elementi componenti erano tolti di mezzo o per effetto di decomposizione come pei gaz di zolfo, o per la loro composizione con gli elettrodi; di che giova almeno indicare alcuni fra i più rilevanti fenomeni.

Nello spettro dell' idrogeno la luce si concentra principalmente sopra una riga d'un rosso sfolgorante, e verso il suo limite più rifrangibile sopra una riga d'un azzurro verdastro molto intenso, e sopra una terza riga d'un bel violaceo. Nello spettro dell' azoto lo spartimento de' colori è tutto diverso, ma egualmente caratteristico; poichè quindici strie d'un grigio cupo, finissime, equidistanti, appaiono sopra il color rosso che stendesi molto più che il rosso dell' idrogeno, fin nell' arancio e nel giallo. Lo spettro nel gaz ammoniacale, dopo che questo fu decomposto dalla corrente, offre subito un accozzamento o sovrapposizione che voglia dirsi degli spettri dei gaz semplici che vennero così separati, cioè dell'idrogeno e dell' azoto. Bellissimi poi sono quelli dell' iodio, del bromo e del cloro, solcati da righe finissime e condotte con precisione matematica e in modo così loro proprio, che li distingue da quelli prodotti da ogni altro corpo fra gli sperimentati fin qui. Inoltre un certo numero di gaz si combinano più o meno rapidamente con gli elettrodi; e quando la loro combinazione è compiuta, cessa senz' altro di mostrarsi lo spettro ; di che ognuno vede potersi aver argomento di conchiudere che nel tubo chiuso, in cui passa la scarica, succeda in tal case un vuoto quasi perfetto, avendosene indizio dal difetto d'ogni materia ponderabile che possa produrre uno spettro. Quando si fa l'esperimento con ossigeno, la corrente luminosa concentrata sulle prime è d'un bel rosso; ma di mano in mano che l'ossigeno si vien combinando con l'elettrode, questo colore digrada al giallo, poi al verde, all' azzurro, al violaceo, e finisce con isparire affatto. Che se l'ossigeno non è al tutto puro, secondo che l'ossigeno si combina si viene anco manifestando il gaz che vi era commisto come che in tenuissima quantità, rivelandosi con lo spettro suo caratteristico. Così, per esempio, il gaz acido carbonico è decomposto istantaneamente dalla scarica in ossido di carbonio ed in ossigeno; dei quali

elementi il secondo si combina a poco a poco con l'elettrode, svelandosi gradatamente lo spettro proprio dell' ossido di carbonio. Questi soli cenni bastano di per sè a chiarire come la chimica possa valersi di questo spediente per indagare la presenza d'una eziandio se tenuissima quantità d'un dato corpo nei vapori d'un composto. Ma qui vuolsi, per amor di verità, mettere in nota che questa non è scoperta al tutto novissima, dovuta al solo sig. Plucker; poichè fin dal 1850 il sig. A. Moigno, compilatore del Cosmos, nel suo Repertorio d'ottica, Tomo III. pag. 1244, avea già stampato queste precise parole: « Con un poco di pratica si riesce a fare, con l'osservazione delle strie, l'analisi, se non quantitativa, almeno qualitativa delle combinazioni più complesse di metalli svariatissimi »>.

2. Ora è da vedere come di ciò si giovassero i signori Bunsen e Kirchhoff; i quali attribuirono le differenze degli spettri alla diversa natura degli elementi chimici onde sono fornite o sprovvedute codeste varie sorgenti di luce. Nè le loro conghietture colsero in fallo, e gli sperimenti istituiti le confermarono egregiamente.

Imperocchè essi posero in sodo che tutti i sali d'uno istesso metallo, messi in contatto con una fiamma, producono nello spettro delle strie colorate, splendenti, identiche per tinta e posizione; che i sali di metalli diversi producono strie diverse sotto questi due rispetti; e finalmente che quantità, al tutto minime ed impercettibili al senso, d'un metallo bastano per farne apparire nello spettro i caratteri specifici. Il che sembra potersi estendere anche a ciascuno degli elementi già determinati nel presente stato della Chimica. La sensibilità di questo indice analitico è tanta, che supera invero la forza dell' immaginativa. Si divida, per esempio, un chilogramma di sal marino in un milione di parti, e una di queste in altri tre milioni; ciascuna di queste ultime tracce di sal marino basterà per comunicare alla fiamma le proprietà caratteristiche, dalle quali si fa manifesto il sodium che n'è la base.

Per questo modo i signori Bunsen e Kirchhoff riconobbero che alcuni elementi stimati rarissimi, come il lithium, sono per contro molto diffusi nelle materie più comuni; e pel diligente esame di certe fiamme, nel cui spettro scoprirono proprietà che non appartengono a veruno dei metalli conosciuti, divinarono in certa guisa in alcuni prodotti minerali la presenza di due nuovi metalli, di cui nissun altro mezzo d'analisi chimica avrebbe forse potuto dare indizio. E difatto essi poi riuscirono ad isolare, in quantità conveniente per uno studio esatto, codesti due metalli che ebbero nome di Rubidium e Caesium.

3. Applicando ingegnosamente questo modo di analisi allo studio delle varie sorgenti di luce artificiale, si pervenne ad altri risultati generali non meno rilevanti, poichè dimostrano che alcuni caratteri dello spettro dipendono principalmente dallo stato fisico delle particelle incandescenti. Così, quando la sorgente è un corpo solido o liquido, come l'argento fuso,

carbone o il platino infuocato, si ottiene uno spettro perfetto e continuo dall' una all'altra estremità. Per contro se la luce proviene da una fiamma formata o da un gaz incandescente o da metalli ridotti in vapore nel circuito voltaico, lo spettro è quasi sempre interrotto, sicchè in esso i raggi semplici si aggruppano in distinte bande luminose separate da intervalli oscuri. Oltre di che in esso, comunque la fiamma siasi d'una candela, o prodotta dalla combustione del gaz da illuminazione o dall'alcool salato, costantemente apparisce una doppia riga luminosa al limite del giallo e dell' arancio; la quale, per iaverso fenomeno, scorgesi invariabilmente in nero nello stesso luogo dello spettro solare, ed anche in quello della luce elettrica, quando la vivissima dei carboni polari si mescola alla più debole dell'arco voltaico. Insomma ripetuti ed accuratissimi sperimenti fecero vedere che in quasi tutte le sorgenti luminose, in cui interviene un gas incandescente, vi sono sempre due raggi semplici vicinissimi l'uno all'altro, che spiccano in modo singolare per eccesso o per difetto di splendore.

4. Accintosi a spiegare quest'ultimo fatto il sig. Svan, in Scozia, si accertò in prima che tutti i sali di sodium, introdotti nella fiamma dei Aiquidi spiritosi, le dànno quella tinta giallastra e livida che è propria della fiamma dell'alcool salato; poi, riflettendo all'enorme quantità di sal marino, o cloruro di sodium, diffusa nella natura, fu tratto a supporre che la presenza di esso nell'aria bastasse a spiegare la costante apparizione di quella doppia riga nello spettro delle fiamme; e ne diede una dimostrazione molto palpabile, facendo vedere l'influenza d'ogni minima quantità di codesto sale sopra le fiamme. Di fatto se nella fiamma dell'alcool si introduce una laminetta di platino umettata con una soluzione di sal marino diluita fino ad un cinquantamillesimo, li di presente la fiamma dell'alcool prende la tinta gialla che non si decompone dal prisma. Il sodium adunque è indicato da quella doppia riga che scorgesi nello spettro di tutte le fiamme artificiali.

Ma e perchè dunque in certe circostanze, per esempio nello spettro della luce solare o della luce di Drummond, questi due raggi, attriBuiti al sodium, mancano e sono surrogati da strie oscure? Si ammette generalmente l'ipotesi teorica di una correlazione determinata fra i poteri emissivi ed assorbenti delle sostanze gazose; secondo la quale, supponendo che i vapori metallici siano ancor essi dotati d'una cotal virtù elettiva, consegue che il vapore del sodium, interposto sul tragitto d'una kuce composta, deve assorbirne i raggi identici a quelli che esso emette, cioè i gialli. Onde, se codesta luce è intensissima, come quella del Sole, deve empire tutto lo spettro, eccetto i punti occupati dalle strie proprie del sodium, le quali, pel contrasto della minore loro intensità, spiccheranno in nero, ed appariranno come strie oscure.

5. Per chiarirsi della verità di queste deduzioni il sig. Kirchhoff cominciò dal procurarsi gli spettri di diversi metalli alcalini, come il sodium,

il lithium, lo stronthium, mettendo de' loro sali nella pallida fiamma dello scaldatoio a gaz; quindi fece splendere successivamente dietro queste fiamme la viva luce di Drummond (che si ottiene dalla combustione della calce, per esempio, col gitto dei gaz ossigeno ed idrogeno); e vide immediatamente rovesciarsi gli spettri, ossia apparire due strie oscure là precisamente dove prima erano le due luminose e caratteristiche di codesti metalli, risultandone uno spettro, di cui è al tutto maravigliosa l'analogia con quello della luce solare. Ma questo risultato, per sè già rilevante, cresce d'importanza per l'applicazione che se ne fece allo studio sopra la natura dell' atmosfera solare; imperocchè il sole medesimo è appunto (come oggimai si ammette da tutti) un globo incandescente di cui la superficie raggiante è velata da un'atmosfera sensibilmente assorbente. Laonde le condizioni attuate dal Kirchhoff per ottenere il rovesciamento dello spettro, si trovano naturalmente riunite nel sole; e di fatto la doppia riga del sodium apparisce nera nello spettro solare per appunto nel luogo in cui ciò succede nello sperimento testè accennato. Dunque si può fondatamente ammettere che l'atmosfera solare contenga una certa quantità di sodium.

Ma oltre a questa doppia riga, lo spettro solare ne contiene molte altre distribuite nei varii colori; delle quali si può con verosimiglianza supporre una cagione analoga, cioè assorbimento di raggi per interposizione di vapori metallici diversi sparsi nell' atmosfera solare. Il sig. Kirchhoff non si smarrì d'animo all'aspetto delle difficoltà, che potea offerire lo spingere oltre le sue indagini circa la verità di tale ipotesi; la quale richiede che si conoscano gli spettri di tutti i metalli già noti, e che poscia, con osservazione minutissima, si giungano a sceverare, tra le innumerevoli strie dello spettro solare, quelle per appunto che, attesa l'esatta loro posizione e le loro misure, appartengono a tale o tal altro metallo. Per procedere in tali ricerche, il Kirchhoff si valse di mezzi già noti, con cui si può riconoscere a primo aspetto quali sono le strie comuni a due spettri che si confrontano; e con sol questo potè mettere in sodo che tutte le linee luminose, caratteristiche del ferro sperimentato nelle fiamme corrispondono a righe oscure nello spettro solare. Lo stesso accade pel magnesium, pel nikel, pel cromo; al contrario nè l'argento, nè il rame, nè lo zinco, nè l'aluminio, nè il cobalto, nè l'antimonio, i quali, bruciando nelle fiamme dànno spettri molto caratteristici, mostrano veruna linea comune con quelle dello spettro solare. Onde si inferì dal Kirchhoff la presenza dei primi e l'assenza dei secondi di questi metalli nelJ'atmosfera solare. Queste conclusioni non paiono tuttavia sufficientemente provate agli occhi di parecchi valenti fisici e chimici, perchè non abbastanza esplorato sì lo spettro solare, e sì il proprio di ciascun metallo; ma porgono argomento di studii ingegnosi e di ricerche accuratissime, dalle quali non può fallire che non ricavisi molto frutto.

Serie IV, vol. XII.

47

14 Decembre 1861

CRONACA

CONTEMPORANEA

I.

Roma 14 Decembre 1861.

-

[ocr errors]

COSE ITALIANE.

STATI PONTIFICII 1. Ricevimento del nuovo ambasciadore di Francia signor De La Valette 2. Ritorno del Generale Conte De Goyon 3. Risposta dei Vescovi dell'Umbria alla Circolare del sig. Miglietti, ministro piemontese 4. Lettera del Vescovo di Fossombrone allo stesso Ministro; vendetta fiscale e sequestro di questa lettera 5. Risposta collettiva dei Vescovi delle Romagne al Guardasigilli di Torino - 6. Richiamo di S. E. il Card. Vescovo di Jesi per le profanazioni sacrileghe e le oscenità teatrali — 7. Decreto del Card. Vicario sopra l'esercizio dell'arte fotografica 8. Provvedimenti dati dal Santo Padre per la moLondra.

stra d'arti e industria

1. Sul mezzogiorno del giorno 7 Dicembre, Sua Eccellenza il signor Marchese Felice De La Valette ebbe l' onore di presentare, in udienza privata, alla Santità di Nostro Signore Papa Pio IX le lettere sovrane, con che viene accreditato Ambasciatore straordinario e plenipotenziario di S. M. l'Imperatore dei Francesi presso la S. Sede. Sua Beatitudine si è compiaciuta di accoglierlo con ogni benignità e con le formalità che sogliono praticarsi in simili circostanze. Di poi S. E. è passata a complimentare l' Emo e Rmo signor Cardinale Antonelli, Segretario di Stato, dal quale, è stata accolta con tutti i riguardi dovuti all'alta sua Rappresentanza. Il signor De La Valette era giunto in Roma nel giorno 3 di Dicembre.

2. Due giorni prima giunse pure in Roma, reduce da Parigi, S. E. il sig. Generale Conte De Goyon, insignito del titolo di Comandante del Corpo d'esercito d'occupazione in Italia; ed ebbe l'onore d'essere ricevuto in udienza dal Santo Padre.

« PreviousContinue »