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muoio per voi, poichè muoio per la tutela di santa Chiesa e per la riverenza al vostro Vicario in terra. Oh fateli trionfare de' loro nemici! E con questi sentimenti degli antichi martiri ci spirò come un agnello sgozzato.

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- E il mio caro Guérin, ripigliò Olderico, è morto prima o dopo del buon Picou?

Gli è soltanto due giorni ch'egli è volato in cielo, poichè mori il 30 Ottobre, ed io l'assistetti sino all'ultimo, e reputo alle sue orazioni l'aver potuto trafugarmi; poich' egli è morto proprio come un santo. Egli fu ferito nel fianco, e la palla gli attraversò il polmone; la ferita s'era già ben rinsaldata, ed era in sì buona via di guarire, che Arturo de Chalus, sentendosi aggravare di morte, l'avea pregato di scrivere in nome di lui l'ultimo addio a sua zia, e di portare in Francia il suo baule, che gli verrebbe da Roma con mille cinquecento franchi d' un suo deposito. Ma mentre il Guérin era guarito della piaga esteriore, quella aveagli fatto sacco dentro il polmone, e cominciò a dare in certi sbocchi di sangue ch'egli parea proprio che recesse l'anima.

Pensa quant'egli penasse e in che languori fosse caduto! Ma egli avea tanto spirito e mostrava tanta saldezza di cuore, che noi ne andavamo altamente stupiti. Io era con lui letto a letto, e spesso ragionavamo insieme o di cose di Dio, o delle angustie del Santo Padre, delle tribolazioni della Chiesa, dell'ira de' suoi nemici e delle speranze nella protezione di Maria Immacolata. In questi dolci intertenimenti il richiesi più volte, come mai risoluto si fosse di lasciar la soltana per vestir la divisa di Zuavo? Ed egli mi rispose candidamente, che una voce interna lo chiamava, lo spronava, e quasi lo trascinava alla santa impresa di accorrere in difesa del Papa e morire per si bella cagione.

-Non credere però, amico, mi diceva, ch'io volessi abbandonare lo stato ecclesiastico. Nè anco per sogno. Se Dio mi concede la vita io ritornerò al Seminario di Nantes, rivestirò l'abito talare, e sarò ordinato Suddiacono pel Natale; ma nelle vacanze ho voluto servire Iddio colla spada, come il nostro sant' Emiliano, che con un gruppo di Nantesi assali i Saracini e rimase vittima del suo zelo. Non potresti credere quante rampogne, quante difficoltà, quante

derisioni ho dovuto superare per venire a capo del mio intendimento! Un giorno finalmente alcuni amici, con un certo sorriso di scherno, mi diceano La pelle ti pesa addosso eh? Non vedi che tu vai a una morte sicura? «< Ebbene, risposi, sì ho torto egli è vero; << ma ho torto con sant' Emiliano; non dovea pensar egli che con sì << pochi cristiani, benchè prodi, non avrebbe potuto reggere contro << l'impeto dell'esercito Saracino? Sì, ho torto, ma coi martiri, che << si presentavano spontanei ai loro carnefici; io son lietissimo d'a« ver torto con esso loro. Egli ci vuol sangue per placare la giusta « collera di Dio; ecco il mio sino all'ultima stilla » Gli amici allora si guardarono fiso in volto, tacquero, ed io m'affrettai di porre ad effetto la mia vocazione.

Ma di tutti questi miei divisamenti erano al tutto ignari i miei cari genitori. Che lotta, che strazio di questo mio povero cuore! Era tanto ch' io pregava, che facevo pregare alle anime pie, che moltiplicava le comunioni per ottenere dalla mia dolce avvocata Maria la grazia d'infondere coraggio in petto a mia madre. Ell'è pia, ell'è generosa, ell'è divolissima del Papa, ma è madre. Eravamo già alla vigilia della mia partenza, quand' io entrai risolutamente a lei per aprirle il mio cuore. Io avea terminato di recitare il rosario, e teneva ancora la corona in mano.

Tu mi promettesti pure una corona, disse mia madre, e tu faî lo smemorato... Ma, oh sì, egli è meglio ch'io attenda che tu sia prete, perch'io la vorrei benedetta proprio dal Santo Padre, e allora la potrai avere più agevolmente.

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Io vi prometto, risposi, che non tarderete ad averla.

Di' tu davvero? Ma io ci bramerei altresì qualche reliquia; son degli anni parecchi ch'io mi sento questo gran desiderio: felici quelli che sono vicini a Roma che ne possono avere; ma noi in quest'ultimo scorcio del mondo!

-Datevi pace, mamma; avrete anco le reliquie; e proprio quelle de' santi Apostoli e della Croce santa.

-E come farai tu ad averle? - Questo è il mio segreto, le risposi Ah vuoi tu recarti alle Missioni per convertire i selvaggi? Che! Voi volete una corona benedetta dal Papa non è vero? Ve la manderò presto, non dubitate.

A queste mie parole le balenò un pensiero nella mente, e voltasi a me coll'occhio indagatore delle madri, disse -- Figlio mio, vorrestù forse arrolarti sotto la bandiera di Lamoricière ?

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E perchè no? le risposi. Voi mi diceste pure le molte volte che sareste lietissima d'esser Figlia della Carità per condurvi a bendar le ferite dei soldati del Santo Padre Ella si tacque un momento, e qualche lagrima le cadde dagli occhi; indi miratomi ferma in viso, mi disse - Ci hai tu pensato bene? Si, mamma, le dissi; ho consultato il mio direttore, ho chiesto il consiglio di dotti e pii sacerdoti; ieri con quattro buoni amici feci la comunione all'altare della Madonna per raccomandarle questa mia andata...

Ah, esclamò, perchè non me l'hai tu avvisato, ch'io sarei ve nuta anch'io a ricevere il nostro Signor Gesù Cristo, e pregare per te e pel Papa? Indi mi chiese da capo Figlio mio, hai tu pregato? ci hai ben riflettuto?

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-Ebbene! parti adunque, figliuol mio, se Iddio ti chiama - E non potè impedire di versar qualche lagrima. In quello entrò mio padre, e veduto mamma che s'asciugava in fretta gli occhi, disse Oh, che ha ella adunque tua madre? Non è nulla gli risposi, vi prego di venire nella mia camera. Ivi gli narrar l'avvenuto, e gli chiedeva di lasciarmi partire colla sua benedizione. Allora mio padre mi si gittò fra le braccia e piangendo mi disse-lo non sarò men forte di tua madre; ho perduto un altro figliuolo, se Dio vuole anche questo, eccolo -Ma pensi tu di lasciar la sottana?

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No, papà, gli risposi ; lascerolla soltanto per qualche mese ; ma se Dio mi lascia vivo, verrò a riprenderla Allora mio padre mi condusse a far qualche visita di congedo, e il domani mi fui messo in cammino alla volta di Roma, ove giunsi a mia somma letizia l'otto d'Agosto 1.

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1 Appena arrivato a Roma il Guérin prese lingua per sapere ove e come cercar le reliquie, che tanto desiderava sua madre. Gli fu indicato l'abate Invernizi, che n'è il Custode: e il detto Abate, da noi interrogato, disse; che il Guérin gli si presentò con sì lieto aspetto e grazioso,, che il vederlo e l' amarlo fu tutto una cosa: divenne amico di lui, e lo vedeva alcuna volta e conferivano insieme con somma edificazione e godimento dell'abate Invernizi.

--- Dimmi un po', Olderico, ripigliò il compagno, le nostre madri ¦ Bretone deono pur avere una tempera di fede a tutta prova! Tuo padre, il mio, quello di Guérin piangeano dirottamente alla nostra partenza, dove le nostre madri, dopo quella prima commozione, saldavan l'animo a una costanza oltremirabile. E la tua Giachelina? Anima grande e degna di te! Oh ell'è Bretona di quelle fine, in fede mia buona sai quante volte io pensai a quella mattina che ci venne a salutar sulla via col Duca suo padre?

Avrebbe fatto meglio a non ci venire, disse Olderico ; Dio sa quella scossa quanto le avrà fatto male! o so quanto me ne fece a me. Oh, amico, narrami del nostro Guérin, proruppe Olderico per troncare di tratto un pensiero che l'agitava. La sua vita militare la conosco anch'io al pari e forse più di te, poichè tu sai ch'io, andato a Roma assai prima di lui, gli ripetea in particolare gli esercizii della carabina. Ricordo ancora, ch' egli appena giunto da Civitavecchia ed entrato in quartiere, si fece alla finestra; e come vide nel cortile i novelli che s'esercitavano al maneggio dell'armi, volea scender subito anch'egli, pigliare la carabina e mescolarsi con loro; ma io gli dissi piacevolmente - Signor Guérin, badate che siete ancora in sotlana Il caro de Lanascol andò in cerca di vestiti, e intanto, Alano de Kersabiec diede a Pinsonneau, ch'era venuto insieme con Guérin, un soprabito, che lo capiva due volte. Allorchè Guérin ebbe la divisa de' Zuavi tripudiava di gioia, e scriveva a casa il giorno 19 d'Agosto - Oggi sono soldato! sono crociato! son difensore del Padre di tutti i fedeli! Che felicità il poter consacrare il sangue e la vita per sì bella cagione! - Ed era sempre lieto in mezzo a tante fatiche.

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Mi par di vederlo congiungere a tanta gaiezza quella sua squisita pietà! Sai ch'egli s'accostava in Roma le due e le tre volte la settimana alla santa comunione? Ti rammenti al campo di Terni quando la sera passeggiava soletto, o con alcuni di noi, a recitare il rosario? E quel suo libretto dell'Imitazione di Cristo, che avea sempre fra mano? Ma ciò che ce lo rendea carissimo era quella sua carità inesaustissima; dacchè egli non v'era servigio, in che avesse potuto sollevare i compagni, ove non si porgesse con una alacrità e cortesia che s'attirava i cuori di tutti. In quelle aspre marce per su gli

Apennini, tu sai quanti erano spedati, infraliti, disanimati: ebbene, quello sgriccioletto di Guérin, così piccino e minuto, li rincorava, togliea loro di spalla la carabina, e aggiugneala alla sua. Nol vidi io forse al Ponte alla Trava sino con tre carabine in collo? Io credo che il suo Angelo custode l'aiutasse portarle. E con tanto carico a dosso avea il coraggio di cantare quel suo ritornello:

Eh bien! chrétiens, soyons soldats,

Volons, volons, à la mort, à la gloire,
Celle qui nous mène aux combats,

C'est Notre Dame des Victoires.

Parea ch'egli non avesse mai nè fame, nè sete, nè stanchezza; si sobbarcava alle fazioni pei più deboli; giunto agli alloggiamenti, e toltosi il sacco di spalla, medicava i compagni che aveano i piè scorticati, lavavali col vino, ugneali, ponea il balsamo nelle scorticature; era tutto a tutti; aveva una dolce parola, un conforto di pietà religiosa per ciascuno. Se a qualche poveretto fuggisse nel dolore o nel tedio qualche parola disdicevole, soggiugnea sorridendo - Amico, Thai rubata a Garibaldi? lascia tali parole al dizionario di quei farabutti; noi ne abbiamo di più eleganti E niuno si recava di coteste ammonizioni, poichè l'avevamo tutti in conto del più sincero.e cordiale amico, che fosse nel battaglione.

Alla battaglia di Castelfidardo il vidi io sulle prime fare valentie piene d'ardimento; già nel guadare il Musone, essendo egli piccoletto, l'acqua giugneagli alla cintura; ma giunto al di là, e le ripe essendo alte e ripidissime, le francò inerpicandosi come un picchio, e fu subito sulla spianata; donde mosse come un razzo a far groppo coi primi compagni, e corse con essi verso la magione delle Crocette. Che ne sia poscia avvenuto io nol ti saprei dire, poich' io il perdei di veduta, e combattendo coi bersaglieri Sardi, che faceano alle schioppettate dalle prode del bosco sopra di noi, io fui colpito nel sopracciglio come vedi alla margine, perdetti il sentimento e caddi nel fosso.

Ora adunque continuerotti, riprese l'amico, quanto vidi e quanto poi seppi da lui medesimo allo spedale, ove mi copiai eziandio alcune sue lettere, ch' egli mi porgea perchè le piegassi e sug

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