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anzi necessario che fra noi il parlare si eserciti, quanto al saper bene pensare è richiesto; il che vuol dire molto e frequente; ma in famiglia, non in accademia: non per farci gli uni agli altri paragone di sottigliezza, di facondia, di erudizione; si per conferire benevolmente, i più attempati ciò che l'esperienza somministri loro di utile; i più giovani per acquistar conoscenza delle proprie forze, provandole; per acquistar abito di chiarezza di ordine di esattezza, di efficacia nel concepire i pensieri, e nel pro durli; per ottenere non superbi e fastidiosi giudizi, non false e pestifere lodi, piuttosto sinceri e amorosi e profittevoli consigli, da amici e fratelli. Nella nostra compagnia prevalgono ora di numéro i giovani; e speriamo certo che nell' avvenire ella s' andrà aumentando di ogni giovane che in questa sfortunata città vorrà e potrà essere qualche cosa di buono. Ora alla fervida e vereconda età giovanile sarà caro e proficuo di provarsi qui ed istruirsi, come in casa propria, lontano da ogni vana e pericolosa ambizione · accademica. Perciò non pensiamo ora al quarto ed ultimo articolo della proposta, che toccava lo stampare. Cerchiamo prima l'essere; l'apparire verrà poi. Tre altri articoli ponevano modi e tempi regolati a letture accademiche. Lasciamo a questi desiderabili esercizi lo spontaneo e il domestico di libere conversazioni; sfuggiamo che il modesto tacere possa mai credersi illodato per le lodi date al parlare però facciamo che il parlare non tenga veruna figura di ambizione.

III.

Oh se il nostro sodalizio volesse dilettarsi nelle ambizioni che a'savi fanno pietà, potremmo senza frode vantarci di lodati ingegni. Lasciamo che sien lodati fuori noi come amici e fratelli godiamo della fama e della gloria che meritarono; desideriamo che possano essere alla patria utili (patria nostra, già s' intende, è l' Italia) quanto gloriosi. Qui in casa la lode e la gara è di chi più aiuti e soccorra la nostra cosa domestica. E quindi concedetemi che poche

parole accennino con quanta compiacenza può considerare ognuno di noi gl'incrementi nostri, e le nostre speranze; speranze non vane: poichè l'affetto, che ha interna e perseverante la cagione del moto, non si stanca a breve corso, come la boria che ab estrinseco è tirata o spinta. Non sono molti giorni che ci trovammo qui raccolti, e udimmo il presidente e il segretario raccomandarci affettuosamente le cose nostre e quelle acconcie parole furono ricevute con tanto amore, accalorarono tante buone volontà, che in breve di molti e buoni libri, assai più che in lungo spazio antecedente, fummo arricchiti e di nobili doni vedemmo autori, non solo soci antichi o non recenti, Vacciago, Soprani Francesco, Bonora, Baistrocchi, Salsi, Bertolini, Pèrego, Ponti, Taverna ; anche i giovani Guastoni e Rovèda nel tempo stesso ci comparvero nuovi compagni e magnifici donatori. Di che noi ci rallegriamo; perchè ragionevolmente è caro trovarsi molti uniti nell' amare un oggetto buono ci lodiamo anche, ma più di amorevoli che di liberali; poichè a vero dire è tutto piacere, senza niuna privazione, dove il donatore facendo godere altrui non dispoglia sè stesso; ed accresce e moltiplica a sè il godimento, uscendo dalla solitudine del godere; la qual forse potrà essere voluttà o burbanza, ma solo di basilischi o feudatari.

IV.

Perciò stimiamo che debba essere approvato da tutti, e partecipato da molti il consiglio che fu preso da parecchi di noi; e merita di avere compimento questa sera. Nella immensa varietà delle opere di Francesco Voltaire ogni gusto può trovare utilissima dilettazione. È scrittore grato a quelli che sanno, è necessario a quelli che abbisognano d'imparare; è buono a quelli che vogliono istruirsi senza fatica; buono a quelli che cercano dalla fatica dello studio (o dell'ozio) ricrearsi. In paese come il nostro pien d'ozio e di noia, è prezioso uno scrittore che invoglia a leggere i più schivi, e allettando ritiene i più fastidiosi. In paese come il nostro, pien d'ignoranza superba e di errori feroci

è prezioso uno scrittore che avanza tutti gli altri nell' abbigliare di grazie la dottrina, nel porre in evidenza il vero e i falsi, e fa opera fortissima e vittoriosa ridendo. In paese tanto povero di libri è prezioso uno scrittore tanto copioso e vario. Ora uno scrittore tanto celebrato, tanto divulgato, del quale è piena l'Europa, manca in Piacenza, manca alla pubblica libreria: ignoro se in alcuna casa stia (come tra noi si costuma) imprigionato, o anzi seppellito. Lo avevamo per fortuna in città : vendibile a bonissimo prezzo; ma non tale che noi potessimo spenderlo senza rompere que' necessari provvedimenti che nell' ultima ragunanza vi furono proposti. Quello che non poteva senza danno il comune, potevano con lievissimo o niun disagio parecchi individui. Però ci convenimmo di fornire ad arbitrio una mediocre moneta. E se maggiore fosse il numero di quelli che possono qui spesso venire, già sarebbe sorpassata, non che adeguata la somma; la quale or si trova forse d'un terzo minore al bisogno. È ben da credere che a molti, i quali amano sinceramente la nostra unione benchè sieno impediti di ornarla e rallegrarla colla loro presenza, dorrebbe che in questa lodevole opera non si trovasse il loro nome. Ai generosi basta per invito l'avviso.

V.

Desideraste che vi fosse rappresentata la forma attuale del nostro regolamento, quale oggi si eseguisce, e quale fu ridotto da varie correzioni o mutazioni o aggiunte; non molte nè gravi, che l'esperienza c'insegnò comode o necessarie, e in diversi tempi nelle ragunate generali furono di comune volontà stabilite. A ciò deputaste i soci Baron Ferrari, Gioia, Dodici, Soprani Francesco, e Giordani. Nella prossima unione vi sarà letto il regolamento, quale risulta per l'emende riassunte dai registri; e quale si converrà di ricopiarsi e tenersi continuo a pubblica vista.

Nota. It socio Guastoni fu ringraziato e lodato delle due proposte; che non si stanziarono

Fu compiuta la sottoscrizione per le opere di Voltaire.

ALLA SOCIETA' DI LETTURA IN PIACENZA

DISCORSO QUARTO

letto pochi giorni di poi.

I.

Miei Signori ed amici. L'incumbenza, che deste a'soci Ferrari il presidente, Gioia, Dodici, Soprani Francesco, e Giordani di rappresentarvi il nostro patto sociale qual si trova ridotto dalle correzioni e dichiarazioni fattevi in diverse radunanze generali, ci è stata di molto agevolata da un' amorevole diligenza del socio Montanari: il quale con minuta e quasi superstiziosa cura da' principii sino a quest'oggi ha conservato fedeli memorie di tutto che appartiene alla nostra società. Degno è però che gli si rendano comuni grazie affettuosamente, che alle noiose fatiche impostegli dalla compagnia si aggiunse, per sua benevolenza, le cure attribuite a' segretari. De' quali i due che vennero succedendo al primo, per molte e gravi occupazioni pubbliche meritavano di essere sollevati nell' incarico della nostra compagnia: il primo 1 che di nobili scuse non può giovarsi, può con verità affermare che all' uffizio, al quale suo malgrado lo astringeste, lo fece inetto non il poco amore, ma una miserabile stanchezza delle cose umane.

Ora vi sarà letto il regolamento quale voi, con poche ma utili mutazioni, lo avete ridotto. Noi lo abbiam fatto di più comodo uso; dividendolo in XIV capi, e distinguendolo con minuta precisione in 21 titoli e 40 articoli;

1 Il Giordani.

e riordinando sotto i titoli e i capi (come sotto a proprie bandiere) gli articoli che andavano separati o confusi. Ma questa lettura che scioglie noi cinque deputati dal debito, pare che non liberi me dalla troppo manifesta aspettazione vostra di avere pur da me un discorso. E nondimeno, quale materia a ciò dal nostro patto sociale? che posso dirvene io di nuovo, d' importante e degno di voi? debbo io discorrervi le ragioni de' patti che ciascuno a tutti promise? queste ragioni vi furono già mostrate e persuase da chi 1 vi parlò nella prima radunanza generale, il giorno 10 di febbraio del 1820: nel qual giorno la nostra compagnia, con quelle condizioni che da ciascuno vennero esaminate, da tutti approvate, fu stabilita. Parimenti ozioso mi sembra il ripetere i motivi che c' indussero a restringere o allargare o dichiarare alcuni articoli: poichè le mutazioni furono operate similmente dalla ragione e volontà comune; e mossero o da difetto che tutti sentirono, o da meglio che tutti sperarono. E per esperienza ci rallegriamo di non esserci ingannati..

Troppo manifesto, e sopra tutti importante è il comodo per avere allungato e non più interrotto il tempo di tenere aperte al comune uso le stanze, dalle dieci del mattino alle dieci della sera. Cortese e comodo l' avere agevolato il visitare le stanze e goderne a' culti forestieri, che brevissima dimora fanno tra noi. Qui mi piace notare che nella città (non infelice per natural situazione, infelicissima per condizioni politiche), la quale tanti viaggiatori vede quasi fuggendo passare, e appena può per pochissimo trattenere qualcuno, vedemmo nella state passata chi per noi solamente si fermasse alquanti giorni, e di noi contento si partisse. A chi non parrebbe quasi ridicolo se alcuno lodasse la introdotta tolleranza degli scacchi ? Ciò non ostante in questa condiscendenza di tutti alla voglia di pochi, senza nocumento della cosa comune, io vedo volentieri un segno non dispregevole di quella fraterna amicizia che ci tiene congiunti: lodo volentieri la temperanza

1 Il Giordani.

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