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PREFAZIONE

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Esporremo brevemente i principî che informano questo lavoro e il metodo seguito nella trattazione.

I popoli nel corso della loro vita politica, passando di età in età, vengono dominati da principî ideali differenti. La coscienza particolare di un popolo in un dato periodo storico non è altro che il principio predominante, ossia l'ideale del fine che si vuol conseguire. Ogni periodo storico certamente ha una particolare quistione da risolvere, intorno alla quale se ne rannodano altre di secondaria importanza; spesso pure tali quistioni non si possono risolvere completamente, ma si trasformano, prendendo diverso aspetto, però nell' essenza son ben le medesime, come ad esempio la così detta quistione sociale. Dal modo adunque come il problema della vita si porge, dalla sua soluzione o trasformazione, dipendono le forme politiche, le istituzioni, l'indirizzo scientifico e morale, il benessere economico, la grandezza d'uno Stato. Tutto questo complesso è il resultato della diversa coscienza popolare che distingue e caratterizza i vari periodi storici.

Le scienze politiche, destinate ad essere come la fiaccola che rischiara il cammino percorso da' popoli per giugnere alla loro finalità, se vogliono davvero che il loro scopo non fallisca, debbono avere un valore d'attualità e d'opportunità; debbono raccogliere in sè e riflettere i principî sommi vagheggiati dalla coscienza popolare, svolgerli e trarne le conseguenze vere, che poscia attuate formeranno le istituzioni politiche dello Stato.

Il contenuto della scienza politica non è altro se non lo svolgimento dei principî regolatori della vita, quali ci vengon porti, per mezzo dell' osservazione e dell' esperienza, dalle condizioni fisiche e morali d'un popolo a differenti età.

Le nazioni europee oggi sentono vivamente il bisogno di ricostituire i loro ordinamenti politici sovra una base liberale, armonizzando la massima possibile libertà dell'individuo con l'autorità viva del potere. Anche quegli Stati che non sono nati da una rivoluzione, trasformano le loro istituzioni, obbedendo all' impulso irresistibile del tempo, poichè ben conoscono che trasformare è conservare ed insieme progredire. La coscienza moderna, manifestatasi energicamente mercè i fatti grandiosi compiuti e che debbono ancora produrre tutte le loro conseguenze, esige l'autonomia e l'indipendenza nazionale, lo Stato costituito umanamente e sottratto alle influenze d'ogni altra potestà di carattere spirituale, il governo accessibile a tutt' i cittadini capaci, la libertà compiuta del cittadino in tutte le sue azioni che non offendono il diritto privato de' terzi e il diritto pubblico dello Stato, l'autorità politica in ultimo forte e potente nella cerchia delle sue attribuzioni. Questi gli ordinamenti che formano lo Stato liberale, queste le istituzioni che corrispondono alla coscienza moderna e che sono atte a soddisfarla pel conseguimento dei suoi fini. La scienza del giure costituzionale, deve riflettere e svolgere questi principi partendo dal concetto dello Stato liberale.

Si dice che ogni popolo si ha il governo che merita e che la libertà a chi non è capace d' intenderla e di fruirla è un male. Amendue massime verissime e che confermano la nostra teoria. La riforma in senso liberale dei sistemi e delle istituzioni non approda a nulla di buono, senza la riforma o il miglioramento degli individui. « Noi poniamo troppa gran fede nei sistemi, dicea Disraeli, e poco pensiamo agli uomini. » La riforma sociale e la riforma politica si completano a vicenda e sono inseparabili; la prima è il fondamento della seconda, e questa può solo far valere la prima disgiungerle equivarrebbe distruggerle. Quando la coscienza politica d'un popolo non è divenuta così potente da richiedere un' istituzione che comtempli un novello bisogno, è se

gno che questo bisogno non esiste o è male interpretato. Allora a che pro introdurre l'istituzione o modificare l'esistente? Quando si acquistano diritti è d'uopo fruirne, e il popolo non ne fruisce se la sua coscienza politica non è al livello della legge che riconosce il diritto. Come è un male che le istituzioni rimangano un passo addietro, quando non corrispondono più agli obbietti che regolano, perchè questi si sono allargati mercè lo sviluppo politico del popolo, cosi è pure un male e peggio quando con le istituzioni intempestive si vogliano regolare bisogni non ancor sentiti o concedere diritti non ancor richiesti. V' è sempre nel– l'uno e nell' altro caso una discordanza tra la legge e il fatto, da cui si genera un' anarchia morale e intellettuale. Non è la legge che deve formare il carattere e la coscienza popolare, ma bensì la coscienza e l'educazione popolare che forma la legge. Non è un paradosso se affermiamo che la libertà immatura è liberticida, uccide sè stessa perchè i popoli non educati a usarne con moderazione e assennatezza ne abusano e precipitano in uno stato deplorevole, il quale si tira sempre dietro di sè la restaurazione d' un freno dispotico solo atto a ristabilir l'ordine sociale.

Almanaccare a priori de' sistemi, delle istituzioni, degli ordinamenti è nulla più che un giuoco di fantasia. L'ideologia astratta, immaginando un principio astratto dello Stato e da questo traendone per via di logica una serie d'illazioni, non attende punto allo stato di fatto, alle condizioni reali, disconosce il valore effettivo e il fondo reale del diritto. É una dottrina povera dalle forme inaridite, mentre l'organismo dello Stato e i suoi diritti non sono un prodotto della fredda logica nè una raccolta di principi speculativi. Questo metodo è sterile nella teoria e pericoloso nella pratica, e ben diceva NAPOLEONE « METAFISICI e gl'IDEALISTI hanno scalzato la Francia dalle fondamenta. »

Perciò nel corso dell'opera senza svagarci dietro i concetti astratti e dottrinarî, considereremo le istituzioni positive, le confronteremo con i principî scientifici, cioè con que' principì che lo studio concreto dell' uomo e della società ci offre, le

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