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riatamente, e con pacato e tranquillo animo si facesse a ripetere, a me qual prodigio sarebbe, come colui che sin da' suoi verdi anni d'esser già s'affidasse a piena maturità pervenuto. Altri all'incontro della difficultà somma in ogni opera di amena letteratura tanto più convinto, quanto più in là vi si conosca, governerassi altrimenti.

ORAZIO indocile a cangiar linguaggio senza che perda insieme que' suoi vivaci tratti, che lo distinguono, tanti ebbe traduttori, quanti forse niun altro fra latini poeti può vantarne sinora (1). Entrato ancor io in questo aringo, restrignendo quanto ne dissi altra volta, eccomi a render ragione del mio lavoro.

Dell'arte del tradurre non pochi sono stati i maestri e tra gli antichi, e tra' moderni (2). Saggia osservazione un picciol numero di regole in ogni umana disciplina ha raccolte; stemperato amor di singolarità le ha multiplicate; pedanteria le ha convertito in durissime ritorte, che per pregiudizio di autorità, e per troppa pusillanimità da' più fervidi ingegni furon poi rispettate.

Or io giudico in prima in prima richiedersi che l'originale e'l traduttore consuoni

no tra loro, o sia che un'egual tempera moderi'l cuore e l'ingegno di entrambi, onde chi traduce, di si fatta interna disposizion di organi nel sentire e nell' intendere sia fornito, che uniformi a quelle dell' autor suo gli rappresenti le idee, gli desti le sensazioni. Tien quindi il signor d'Alembert che i solenni scrittori da uomini, che lor somigliassero, recar si dovrebbero in altro idioma, da coloro cioè, che potendo e' medesimi aspirare alla lode di originali, pure preferiscano il seguire quelli, a' quali potrebbero andar compagni.

Nè parlo già delle due lingue, di quella, dico, del testo, e di quella della traduzione, le quali ove pienamente non si posseggano, temerità ridicola è il cimentarsi a convertirne le frasi, ed a conservarne lo spirito, che d' ogni opera di gusto è anima e luce.

Pure oh qua' tenacissimi legami stringon colui, che degli accennati presidi sia altronde fornito! Troppa venerazione verso il propio originale in una specie di superstizione assai di sovente degenera, e massime verso gli antichi classici della Grecia e del Lazio (3). E nascendo da venerazion sì fatta

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quella timidezza, e quella fatal diffidenza di se stesso, che fa inciampar nel piano il più intrepido, il più agile atleta; entra egli sotto infausti auspici in sua carriera appena, che già incespica ad ogni passo, invece di divorarla animoso: e per tal modo nello strascinar sue catene ogni vigor consuma, che tempellando sempre e vacillando, il suo cammino finisca stentatamente, languida

mente.

Se ne piace esser sinceri, confessar cì è forza che compresi noi sin da' più teneri anni da un sacro rispetto pe' magnifici nomi di coloro, che più di Teseo e di Romolo grandi rendeltero Roma ed Atene, nell'aprire i classici volumi un ottico vetro par che innanzi agli occhi dello 'ntelletto a parar ci si venga, il quale assai spesso più di quel che si legge, quel che s' immagina, ci fa in essi travedere. L'antico, nè ancor finito dibattimento intorno alla preferenza tra gli antichi e i moderni (4) ben mostra quali e quante stranezze si sieno messe innanzi da chi per gli antichi parteggi. Or va, omiciatto dell' ottocento e con quel tuo triviale idioma, che in bocca alla più rozza přebe risuonar senti, corri pure ad affron

tarti con un divo del secolo di Pericle, di Gerone, e di Augusto, e con una lingua, che non apprendesi altrimenti, se non istrappandone a verbo a verbo la intelligenza da grossissimi calepini ! La vecchia veneranda ruggine colpisce in occhi eruditi più che di qualsivoglia novel metallo la purissima luce. Ma se il tradurre un'opera di amena letteratura, e spezialmente poetica, quasi come una lotta fra' due scrittori delle due lingue deesi risguardare, (5) ed il secondo pria di misurarsi, di dover esser vinto è già certo infra se stesso; che mai potremo sperarne? Il volgarizzator tremante stretto in ceppi e manette, parendogli udirsi rintronare ancora all'orecchio la voce del suo pedagogo, che nelle scuole divinizzava lodando, e straziava interpetrando i latini poeti, e gli oratori, cui quel meschinello alto pronunciava, e poco intendea, si arresterà ad ogni piè sospinto, librando vocabolo con vocabolo, confron-tando, e calcolando sino il numero de' versi e delle linee, onde sua traduzione, in mancanza d'ogni altro, vantar possa merito aritmetico di equazione (6). E traditori più che traduttori non diresti costoro ? Ma quando ancor v' abbia chi così indegni lacci

spezzando, il volo a fianco dell' autor suo adeguar osi animoso; chi dirà mai che l'original poema in alcun luogo pareggiato, ed in taluno sin migliorato rimanga? Più volte ORAZIO, ed in particolar modo nelle satire, e nell' epistola prima del secondo libro, ha questa causa con molta eloquenza e con altrettanto ingegno difeso io me ne appello a lui medesimo (7).

Or premesse queste osservazioni, a qual- · sivoglia traduttor comuni, piacemi ritornar a quelle del signor d'Alembert intorno agli autori in generale, onde ciò, che al mio argomento conviensi, ne possa derivare acconciamente. Ripone il dotto Francese il vario carattere degli autori, qual ne' concetti, qual nello stile, e quale in quelli, ed in questo (8). Quindi è poi che gli scrittori, i quali nel merito de' concetti più che in quello delle parole prevalgano, e minor danno sostengono dall' essere in altre lingue tradotti, e men grave rendesi l'opera del tradurgli. Non così qualora lo stile al pregio dell'argomento prevalga, e principal vanto sia del libro, che a volger si prenda. Di che segue che i poeti molto più che i prosatori resistono agli sforzi di chiunque voglia astrignergli a ripe

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