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vi che sono appunto i diverbj) e le Arie, che song indubitatamente i cantici, o sian monodiae degli antichi. Onde, benchè il semplice canto de' recitativi, ed il figurato delle Arie siano musica entrambi, perchè sono entrambi soggetti a' canoni musicali, dee credersi che Aristotile abbia quì chiamato per eccellenza col nome di musica il canto più artificioso, di cui nou faceano uso i Rapsodi, e che nel passo di sopra addotto egli ha chiaramente distinto col nome di melodia.

Dice che la forza della Tragedia ristretta in più breve spazio fa maggiore impressione, e conseguisce più sollecitamente il suo fine, che quella dell' Epopea dissipata, e divisa in tanto maggiore éstensione; e che, per cotesta sua estensione appunto maggiore, non può conservar così perfettamente la sua unità, come fa la Tragedia. Poichè se l'Epopea restringe la sua imitazione ad una sola azione divien mancante, e breve fuor di misura: e per evitar tal difetto impiegherà tutto il numero de' versi dell' Iliade nel solo Soggetto dell' Edipo, riuscirà il poema languido voto, e nojoso; e se, per riempirlo ricorrerà a varj e distinti Episodj, le azioni subalterne ne altereranno l'unità. Prova di questa verità vuol che sia il potersi trarre da qualunque Poema Epico diversi Soggetti di tragedie ed il trovarsi nell' Iliade medesima, o nef'Odisseo diverse parti, o Episodj, che hanno la convenevole misura in se stessi d' una giusta Azione drammatica benchè dice egli ) non sia perciò punto condanpabile Omero, avendo egli conservato l'unità dell'Azione sua principale, quanto dalla natura dell' Epico Poema è permesso.

Non so perchè abbia quì taciuto Aristotile il merito più grande del Tragico Poeta, cioè quello di soddisfare, scrivendo, all' indispensabile impegno di scordarsi affatto di se medesimo e di non parlar mai col proprio, ma sempre col cuore altrui; arte, che suppone una ben difficile conoscenza, ed una non comune attività a potere assumere a suo talento il carattere, cioè le disposizioni dell' animo d'un personaggio introdotto; arte, che produce il più esquisito di tutti i piaceri, mentre rende visibili le diverse, ne' diversi individui, interne alterazioni degli affetti umani; de' quali a seconda del bisogno in

vestito il Poeta, ne investe l'animo de' suoi spettatori, e seco dolcemente lo trasporta dove gli aggrada: arte magistralmente insegnata da Orazio nella sua Poetica.

Che la sola beltà pregio bastante
D'un Poema non è, senza quel dolce
Incanto seduttor, che in mille affetti
A voglia sua, lo spettator trasporta.

Ed arte infine così al Poeta Tragico necessaria, che negletta dal gran Torquato, lo ha reso nel suo Torrismondo tanto inferiore a se stesso, quanto nell' immortal suo Goffredo è superiore ad ogni altro.

Si decide finalmente, che avendo la Tragedia i vantaggi di cagionare un più vivo, e di lei proprio, sensibilissimo piacere, e di conseguire più certamente, e più sollecitamente il suo fine, e più perfetta indubitatamente dell' Epopea. E qui facendo, come è suo costume, il brevissimo epilogo delle materie, che suppone di aver Jucidamente spiegate, termina Aristotile il suo trattato dell' Arte Poetica.

FINE DELLA POETICA.

DEI CAPITOLI DELLA PRESENTE POETICA.

Cap. I.

II.

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III.

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IV.

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V.

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VI.

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༤༦༦༦༦

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Che la poesia è una delle arti ec. Pag.
Dei diversi oggetti delle imitazioni
Delle diverse maniere ec.
Che la naturale inclinazione ec.
Che cosa sia la Commedia.

Definizione della Tragedia

VII. Qual debba essere ec.

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18

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VIII. Dalla sola unità del nome ec.
IX. Che i propri doveri del poeta ec.
Divisione delle favole ec.

X.

XI.

Della Riconoscenza, e della Peripezła.

XII. Delle parti di Quantità

XIII. Qual debba essere il Protagonista.
XIV. Che il terrore, e la compassione

>> XV. Nomi delle qualità ec.

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»

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» XVI. Ragioni, che hanno indotto ec.
XVII. Che il poeta, nel tessere ec.
XVIII. Nuove divisioni, che fa Aristotle
XIX. Che sosa intende Aristotile ec.
XX. Trattato della gramatica ec.
XXI. Continuazione dell' intrapresa ec.
XXII. L'elocuzione dee esser chiara ec.
XXIII.Regole del Poema Epico ec.
XXIV. Il Poema Epico non fa uso
XXV. Fonti delle difese, ec.

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XXVI.Se sia opera più perfetta ec.

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ec.

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144

146

OSSERVAZIONI

SOPRA TUTTE

LE TRAGEDIE E COMMEDIE GRECHE

METASTASIO Vol. VI.

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